La presente raccolta di dati parte dall'8 Settembre 1943, data dell'armistizio, per giungere al 25 Aprile 1945. I dati sono inerenti alla provincia di Bologna e sono tratti da una ricerca condotta dal Dipartimento di Discipline Storiche dell'Università di Bologna - Storia Contemporanea, che ha interessato l'intera regione e dalla ricerca del dr. Carlo Gentile per il gruppo di ricerca "Guerra ai civili.
Per un Atlante delle stragi naziste in Toscana" dell'università di Pisa, sulla base della documentazione conservata presso gli archivi tedeschi, presso il Public Record Office di Londra e i National Archives di Washington, e sulla base anche della bibliografia sull'argomento.
Le date e gli episodi sono integrati con testimonianze o schede tratte dal Dizionario Biografico "Gli antifascisti, i partigiani e le vittime del fascismo nel bolognese (1919-1945)", a cura di A. Albertazzi, L. Arbizzani, N. S. Onofri. Riteniamo non completa questa raccolta, se qualcuno ha notizie sui fatti descritti o su fatti che non compaiono nella nostra ricerca può contattarci al seguente indirizzo di posta elettronica segreteria.
10
ANZOLA (BO). Tedeschi uccidono 2 donne.
9
BOLOGNA. Via Putti: SS uccidono 1 ebreo.
18
BOLOGNA. In un area a 5 km SW militari della Luftwaffe in un rastrellamento per rappresaglia per l'uccisione di un soldato tedesco arrestano 10 persone.
Dall'8 all'11
PORRETTA TERME (BO). Operazione di rastrellamento sotto il comando dell'Armeeoberkommando 14. Arrestati due banditi (partigiani), probabilmente capi banda; ampio bottino di munizioni, bombe a mano e mine; 2 "ricoveri delle bande" dati alle fiamme.
15
BOLOGNA. Il Militärkommandantur 1012 Bologna per rappresaglia a due attentati dinamitardi multa di Lit. 500.000 e richiede il risarcimento danni al comune di Bologna, anticipa il coprifuoco alle ore 18, offre una taglia di Lit. 100.000 per la cattura dei responsabili.
30
BOLOGNA. Poligono di tiro: fucilati 2 partigiani, arrestati e giudicati sommariamente.
3
BOLOGNA. Pologono di tiro: il partigiano pianorese Giancarlo Romagnoli venne fucilato al Poligono di tiro di Bologna insieme con Adriano Brunelli e Lino Formili. La notizia di queste prime condanne a morte e dell'avvenuta fucilazione fu data dai tedeschi con un manifesto bilingue ("Bekanntmachung - Avviso", del comandante militare della provincia di Bologna e Modena), annunciante cinque esecuzioni capitali (due delle quali relative a partigiani romagnoli, Marx Emiliani e Amerigo Donattini), affisso sui muri nella stessa giornata.
27
BOLOGNA. Poligono di tiro: fascisti fucilano 8 uomini recentemente arrestati e proccessati per rappresaglia a seguito dell'attentato contro il federale Facchini. Sono Alfredo e Romeo Bartolini, Francesco D'Agostino, Alessandro Bianconcini, Ezio Cesarini, Zosimo Marinelli, Cesare Budini e Silvio Bonfigli. Luigi Missoni e Sante Contoli sono condannati a 30 anni.
31
CODRIGNANO (BO). La sera del 31/1/1944, mentre era in corso una festa familiare in una casa di Orsano di Meldola, cinque militi della GNR comandati dal gerarca Primo Brini vi fecero irruzione devastando l'abitazione e malmenando i presenti. Vittorio Garavini venne freddato da un colpo di fucile sparatogli a bruciapelo dai fascisti. Dell'uccisione diede notizia il periodico «La Comune» l’1/3/44.
23
Cortecchio (BO). I fascisti espugnano l'Albergo di Cortecchio. Due partigiani uccisi e due catturati.
1
CERTOSA (BO). Squadra di Roncarelli della Polizia fascista fucila 6 partigiani fra cui una donna. I partigiani sono: Egon Brass, Francesa Edera De Giovanni, Attilio Diolaiti, Enrico Foscardi, Ferdinando Grilli, Ettore Zaniboni.
4
BOLOGNA. Plotone d'esecuzione fucila 1 uomo, Virgilio Fantini, catturato durante un rastrellamento a Boretto di Forlì.
5
BOLOGNA. Fucilate 7 persone.
6
BUDRIE (BO). Fascisti e carabinieri di Persiceto uccidono Alberto Mignardi partigiano del btg Marzocchi della 63a brg Bolero Garibaldi mentre tenta di fuggire.
7
BORGO PANIGALE (BO). Guardie Nazionali Repubblicane torturano e uccidono gettando dalla finestra Umberto Armaroli partigiano militò a Calderara di Reno - quale organizzatore dei primi gruppi partigiani locali - nella 63a brg Bolero Garibaldi. Arrestato il 4/4/44 ed incarcerato nella caserma dei carabinieri di Borgo Panigale (Bologna) fu a lungo torturato. Un'altra versione parla di suicidio: Rimasto senza sorveglianza, si buttò da una finestra e morì sul colpo il 7/4/1944. Riconosciuto partigiano dal 10/9/43 al 7/4/44. Alla sua memorìa fu intitolato un btg della 63a brg Bolero Garibaldi. Gli è stata conferita la medaglia d'argento alla memorìa con la seguente motivazione: «Quale operaio della Sabiem di Bologna esonerato dal servizio militare, sentiva imperioso il bisogno di partecipare alla lotta di liberazione. Organizzava la resistenza in San Giovanni in Persiceto e Calderara di Reno. Coi suoi partigiani occupava l'aeroporto di Borgo Panigale impossessandosi di notevole quantità d'armi e munizioni che consentivano ripetute azioni di guerriglia e di sabotaggio. Al termine di un'azione che aveva procurato notevoli danni al nemico, per vile delazione, veniva catturato. Sopportava con la fierezza dei forti e col silenzio dei martiri indicibili torture. Pur fiaccato nel fisico, trovava la forza di saltare da una finestra, sfracellandosi sul selciato sottostante». Borgo Panigale, 7 aprile 1944.
20
CROCE DEL BIACCO (BO). Fascisti pugnalano a morte Ermanno Galeotti precedentemente ferito. Ermanno Galeotti svolse attività antifascista nell'organizzazione sindacale di fabbrica prima e dopo il 25/7/43. Fu tra i promotori dei gruppi partigiani all'indomani dell'armistizio. Fermato come renitente alla leva dalle autorità della RSI, fu inviato coattivamente a Torino. Di qui fuggì e ritornò a Bologna aggregandosi ai gruppi gappisti. Militò nella 7a brg GAP Gianni Garibaldi. Partecipò a vari ed audaci colpi di mano. Il 20/4/1944,mentre alla guida di un camioncino trasportava armi, cadde in un'imboscata alla Croce del Biacco. Rimasto ferito durante lo scontro con i fascisti, riparò in una buca. Scoperto venne ucciso a pugnalate. Riconosciuto partigiano dal 9/9/43 al 20/4/44. Gli è stata conferita la medaglia d'argento al valor militare alla memoria con la seguente motivazione: «Valoroso partigiano partecipava a numerose azioni sempre distinguendosi per coraggio e sprezzo del pericolo. Di scorta ad un autocarro di munizioni, audacemente reagiva all'imposizione di un posto di blocco nemico che cercava di fermare il trasporto. Richiamando su di sé il fuoco avversario, dava la possibilità al convoglio di proseguire e dopo aver da solo annientato numerosi avversari, cadeva colpito a morte. Fulgido esempio di audacia ed attaccamento al dovere». Bologna 20 aprile 1944. Al suo nome è stata intitolata una strada di Bologna.
22
CASTEL D'AIANO (BO). Quattro persone di Montese sono fucilate davanti alla popolazione per "favoreggiamento di partigiani".
23
ARGELATO (BO). 200 persone manifestano per la pace e contro lo scarso razionamento alimentare. La GNR spara e ferisce tre persone.
29
IMOLA (BO). Guardie Nazionali Repubblicane durante una manifestazione di protesta per il caroviveri in Piazza Repubblica sparando sulla folla colpiscono due partigiane, Maria Zanotti detta Rosa muore subito, Livia Venturini il 13 giugno.
30
RIO FABIANI (BO). Durante un rastrellamento a seguito di una rappresaglia tedesca viene catturato e fucilato sul posto il partigiano pianorese Mario Finelli.
12
Il comando delle SD delle SS annuncia di avere condannato a morte 20 patrioti, ma di averne fucilati 8 il 5 aprile scorso. Sono Aldo Celli, Enzo Corti, Dino Ravaglioli, Giuseppe Caligatti, Stanislao Chercl, Felice Potunech, Nello Bandini, Aldo Ragazzini.
26
Monte Carzolano (BO). Rastrellamento nazifascista 5 partigiani vengono uccisi.
30
CASAGLIA di MONZUNO (BO). I tedeschi bruciano 12 case coloniche.
11
BOLOGNA. Fucilati due partigiani carpigiani perché avevano tentato di collocare un ordigno in un bar fascista di Carpi.
14
BAZZANO (BO). Fascisti uccidono i fratelli Artioli.
24
VEDEGHETO (BO). Tedeschi torturano e trucidano Francesco Calzolari. Militò nella brg Stella rossa Lupo e operò sull'Appennino tosco-emiliano. Catturato, fu impiccato a Vedegheto (Savigno). Riconosciuto partigiano dal marzo 1944 al 24.6.44. Gli è stata conferita la medaglia d'oro alla memoria con la seguente motivazione: «Valoroso combattente, era tra i primi a costituire le formazioni partigiane della sua zona e a partecipare con esse a numerose azioni, distinguendosi per coraggio e sprezzo del pericolo. Nel corso di un sanguinoso combattimento contro superiori forze avversarie, rimasto gravemente ferito, rifiutava ogni soccorso e continuava a fare fuoco con la sua mitragliatrice, fino a quando veniva catturato. Sottoposto alle più atroci torture, rifiutava di rivelare le notizie richiestegli. Con le carni straziate per la ferita precedentemente riportata, con la febbre che lo bruciava, gridava all'avversario l'odio che lo dominava. A tanto eroico comportamento il nemico rispondeva barbaramente trucidandolo ed occultandone le spoglie. Nobile esempio di fierezza e d'amor di Patria». Appennino Bolognese, 8 settembre 1943-24 giugno 1944. Il suo nome è stato dato ad una strada di Marzabotto.
PIAN DI VENOLA (BO). Nazifascisti fucilano quattro persone tra cui il partigiano pianorese Tommaso Grilli per rappresaglia.
26
BOLOGNA. Fucilati quattro partigiani catturati nell'Appennino modenese pochi giorni prima.
27
PERGOLA CAMPEGGIO (BO). I tedeschi, dopo avergli bruciato la casa, fucilano Gino Nanni.
Dal 28 al 31
ZONA: MARZABOTTO, VADO, GRIZZANA, MONTE S. BARBARA DI VADO (Bo): vengono incendiate 43 case coloniche a seguito di una operazione di rastrellamento e rappresaglia sotto il comando del SSPF Oberitalien-Mitte/Flak-Regiment 131 (mot)a cui partecipano 300 uomini dell Luftwaffe, Flughafenbereich 2/VI Bologna; Flak-Regiment 131 (mot); Gendarmerie, GNR; BdS/Aussenkommando Bologna.
1
CRESPELLANO (BO). Fascisti per rappresaglia in seguito all'uccisione del reggente fascista di Crespellano fucilano 2 o 3 uomini di cui uno solo noto: il partigiano Lionello Zini "Nello" prelevato dalla sua abitazione, torturato e poi fucilato. Leonello Zini militò nella 63ª brg Bolero Garibaldi. Il suo nome è stato dato a un btg della 63ª brg.
BOLOGNA. Piazza Nettuno fucilati cinque partigiani modenesi per rappresaglia in seguito all'uccisione di un graduato della Feldgendarmerie.
SAN MARTINO IN PEDRIOLO (BO). Tedeschi uccidono con un colpo di pistola in bocca cinque partigiani o cinque partigiani e un sacerdote per rappresaglia in seguito all'uccisione di un graduato della Feldgendarmerie.
3
PIZZOCALVO (BO). Tedeschi e fascisti prelevano da casa e fucilano otto persone tra cui i pianoresi Giardini. Per approfondimenti si rimanda alla pagina nel sito dedicata all'eccidio.
4
BIAGIONI DI GRANAGLIONE. Tedeschi impiccano due partigiani e fucilano sette uomini.
5
BORGO PANIGALE (BO). Brigate Nere catturano e fucilano Wlater Leoni partigiano della 7a bgt GAP Gianni Garibaldi.
BOLOGNA. Tedeschi fucilano un uomo.
BOLOGNA. Via Santo Stefano fascisti della Polizia ausiliaria fucilano Adelmo Tosi. Militò nella 1ª brg Irma Bandiera Garibaldi, con funzione di ispettore organizzativo di compagnia, e operò a Bologna. Fu catturato dalla polizia ausiliaria in via S. Stefano, angolo via Buttieri, la mattina del 5/7/1944. Portato nella caserma di via Fondazza, fu trovato in possesso di una rivoltella. Riportato in via S. Stefano, dove era stato arrestato, venne fucilato. La notizia della sua morte apparve su «il Resto del Carlino» il 9/7 sotto il titolo «Fucilato sul posto perché trovato armato». Riconosciuto partigiano con il grado di sottotenente dal 2/2/44 al 5/7/44.
6
GRANAGLIONE (BO). Tedeschi catturano e fucilano Armando Taruffi. Armando Taruffi fece parte dei primi gruppi partigiani che operarono nell'alta Valle del Reno e che successivamente confluirono nella brg Toni Matteotti Montagna. Partecipò all'azione contro un distaccamento tedesco di stanza al Molino del Pallone (Granaglione) del 27/6/44 per procurarsi armi e materiale di casermaggio. Venne fucilato dai tedeschi il 6/7/1944 in località Ferretto (Granaglione). Don Aurelio Bernardi, parroco di Granaglione, si recò con un carretto ed un gruppo di parrocchiani per recuperare la salma e dargli sepoltura. Riconosciuto partigiano dall'1/5/44 al 6/7/44.
9
BOLOGNA. Piazza Nettuno fascisti catturano e fucilano Luigi Guerzoni. Luigi Guerzoni militò nella 7a brg GAP Gianni Garibaldi e operò a Bologna. Qui venne fucilato in piazza Nettuno il 9/7/1944. Riconosciuto partigiano dal 15/9/43 al 9/7/44. Notizia della fucilazione fu data da «il Resto del Carlino» in un trafiletto dal titolo «Un vile assassino passato per le armi» indata 11/7/44.
dal 9 all'11
BOLOGNA. Piazza Nettuno fascisti e tedeschi fucilano nove uomini fra partigiani e renitenti.
12
QUARTO INFERIORE (BO). Via Pioppe fascisti fucilano due partigiani.
13
OZZANO (BO). Fascisti prelevano dalla sua abitazione e trucidano l'antifascista Ottavio Grandi per rappresaglia.
14
BOLOGNA. Piazza Nettuno fascisti fucilano cinque partigiani precedentemente incarcerati e torturati. Sono Amato Muzzi, Decimo Muzzi, Guerrino Galletti, Luciano Cervellati, Giovanni Bortolani.
SPAZZATE SASSATELLI (BO). Guardie Nazionali Repubblicane di stanza alle Due Madonne uccidono il partigiano Amedeo Marchi. I militi della brigata nera lo prelevarono dalla sua abitazione a Spazzate Sassatelli, dicendogli di doverlo trasferire a Imola. A poche centinaia di metri dall'abitazione lo uccisero a colpi di mitra. Riconosciuto partigiano dall'1/4/44 al 14/7/44.
15
Le SD fucilano Armando Ghedini, Ivo Pruni, Francesco Giorgi, Giuseppe Stanzani, Silvio Torri, Pietro Maletti, Svenko Versic, Carlo Jussi, Azzo Tomasi.
BOLOGNA. In Piazza del Nettuno sono esposti i cadaveri di 9 cadaveri - 5 dei quali bolognesi - forse fucilati altrove.
16
MONTE ACUTO,LIZZANO (PS/BO). Nove banditi (partigiani) uccisi in una operazione di rastrellamento/pattugliamento eseguita da truppe tedesche del Lehr-Bataillon Gebirgsjäger-Schule Mittenwald sotto il Comandodel LXXV. Armeekorps
BOLOGNA. Via Santa Maggiore fascisti catturano e fucilano il partigiano Enzo Zoni. Enzo Zoni militò nella 7ª brg GAP Gianni Garibaldi e operò a Bologna. Organizzò i primi nuclei armati all'interno del Deposito locomotive di Bologna centrale e promosse e realizzò numerose azioni di sabotaggio. Per celebrare la festa dell'1/5/44 organizzò un falso allarme aereo, per cui fu azionata la sirena e il lavoro sospeso. Catturato dai fascisti, venne fucilato il 17/7/1944 in via S. Maria Maggiore. Riconosciuto partigiano dal 2/12/43 al 17/7/44. Il suo nome è stato dato a una strada di Bologna.
18
BURZANELLA (BO). Nazifascisti uccidono due partigiani.
21
BOLOGNA. In Piazza del Nettuno sono fucilati e lasciati esposti per un giorno i partigiani Romeo Giori, Vincenzo Golinelli e Paride Pasquali.
BOLOGNA. Via Azzo Gardino fascisti catturano e uccidono il partigiano Bassi Floriano. Bassi Floriano approdò agli ideali socialisti negli anni della guerra e all'inizio del 1943 fu arrestato per la sua attività antifascista. Riottenne la libertà dopo il 25/7/43 e partecipò alla vita politica nelle file della FGSI, l'organizzazione giovanile socialista. Dopo l'8/9/43 fece parte del gruppo dirigente della FGSI prima e della brg Matteotti Città poi. Arrestato dai fascisti nel luglio 1944, fu seviziato, ucciso e abbandonato in via Azzogardino il 25/7/1944. Il suo nome è stato dato a un battaglione della brg Matteotti Città e a una sezione del PSI.
22
BOLZO DI GRIZZANA (BO). Tedeschi fucilano undici persone.
PIAN DI SETTA, MONTE SALVARO, VEGGIO, GRIZZANA (BO). Nel corso di una rappresaglia per attacco partigiano tedeschi agli ordini dell'Armeeoberkommando 14 impiccano sul posto 20 sospetti.23
GORGOGNANO (BO). Viene fucilato il partigiano pianorese Ottavio Garganelli.
FAZZOLO DI MARZABOTTO (BO). Tedeschi fucilano e bruciano nove uomini, fra cui due partigiani, per rappresaglia in seguito all'uccisione di due tedeschi.
24
BOLOGNA. Nazifascisti fucilano il partigiano milite delle 7a GAP Gianni Garibaldi Lino Ceranto.
SASSOLEONE (BO). Tedeschi uccidono un civile durante un rastrellamento di lavoratori da deportare attuato per rappresaglia in seguito ad uno scontro con i partigiani.
VENAZZANO (BO). Guardie Nazionali Repubblicane picchiano, seviziano e uccidono due partiiani per rappresaglia in seguito all'uccisione di due militi GNR.
26
BUDRIO - MOLINELLA (BO). Tedeschi fucilano Luigi Bentivogli, civile che collabora con i partigiani. Sospettato di avere acquistato armi, venne arrestato dai tedeschi mentre più intensa era l'azione partigiana nel budriese. Del suo arresto fu fatta menzione in tal modo:
«Comando Germanico di Presidio. AVVISO. Avverto che è stato arrestato un cittadino di questo comune che collaborava con i ribelli acquistando armi. Detto cittadino sarà fucilato per primo se saranno compiuti i seguenti atti di sabotaggio: 1) sabotaggio ai telefoni; 2) sabotaggio ai ponti ed alle vie; 3) sabotaggio contro le trebbiatrici; 4) attentati a mano armata contro le Forze Germaniche ed Italiane in servizio coi Germanici; 5) azione da parte dei ribelli, di qualsiasi genere, nel territorio di mia giurisdizione. Il Comandante Germanico di Presidio. Budrio, 25 luglio 1944».
Venne fucilato al ponte di S. Martino (fra Budrio e Molinella), alle ore 4.30 del 26/7/1944. Sui muri degli abitati fu affisso questo manifesto:
«Comando Tedesco di Presidio. Nel territorio di mia giurisdizione sono stati consumati i seguenti reati: 1° un attentato contro un soldato tedesco da parte dei partigiani. 2° È seguito un attentato contro una macchina agricola. Secondo il proclama del Comando Militare Germanico, in data 21/7/44, sono puniti con la morte gli attentati contro i soldati tedeschi e quindi contro il raggiungimento dei fini della nuova Europa. Oggi 26/7/44 è stato fucilato, per i fatti di cui sopra, un italiano il quale si è reso colpevole di aver aiutato e protetto le bande dei partigiani. Il Comando Tedesco di Presidio. Budrio 26/7/44».
27
MONTE STANCO GRIZZANA (BO). I tedeschi massacrano sei civili.
28
TRASASSO (BO). Località Croci tedeschi fucilano tre uomini fra cui un partigiano catturati in rastrellamento.
1
FUNO DI ARGELATO (BO). La GNR fucila sette persone.
3
BOLOGNA. SD della polizia di sicurezza torturano e uccidono il dirigente del Partito d'Azione Jacchia. Era figlio del massimo esponente della massoneria bolognese, nel periodo prefascista, un avvocato espulso da Trieste, molti anni prima, dal governo austriaco per la sua attività politica irredentista. Alla vigilia della guerra 1915-18 prese parte ai movimenti interventisti che si tennero a Bologna e organizzò il Comitato irredenti per assistere i patrioti profughi da Trento e da Trieste.
La mattina, mentre i manifestanti lasciavano la piazza Malpighi, dove si era svolta la riunione, e percorrevano via Ugo Bassi, diretti verso via Rizzoli, si ebbe uno scontro nel quale alcuni ufficiali spararono e uccisero la bracciante Geltrude Grassi. Nel pomeriggio altri ufficiali, guidati da Zanetti, assalirono la sede della CCdL in via Cavaliera 22 (oggi via Oberdan), contro la quale spararono numerosi colpi di rivoltella. La polizia intervenne e fermò cinque ufficiali, tra i quali Jacchia.
Alla fine del 1920 si iscrisse al secondo Fascio di combattimento di Bologna, guidato da Leandro Arpinati. Diede le dimissioni dopo la bastonatura — e non era la prima — subita il 28/6/24 dal fratello Luigi che da tempo militava in campo antifascista. Il 12/9/24 i fascisti penetrarono nella sede della massoneria in vicolo Bianchetti 4 e sottrassero tutti i simboli e le bandiere. I cimeli furono collocati in una bara, poi abbandonata davanti all'abitazione della famiglia Jacchia, in via d'Azeglio 58, quale monito al padre Eugenio.
Dopo l'aggressione subita dal padre, passò decisamente all'antifascismo. Poiché alla campagna antimassonica dei fascisti si era associato il quotidiano clerico-fascista “L'Avvenire d'Italia”, il 13/10/24 affrontò il direttore Carlo Enrico Bolognesi e lo schiaffeggiò. Il 3/1/25 numerosi fascisti — guidati da Arconovaldo Bonaccorsi e Giuseppe (Peppino) Ambrosi — assalirono e distrussero il suo studio professionale e quelli di altri avvocati antifascisti.
Giunto sul posto, mentre le fiamme stavano divorando i mobili e le pratiche, estrasse la rivoltella e si mise a sparare contro gli squadristi. Questi risposero al fuoco e lo bastonarono ferendolo gravemente a un occhio. Ad un commissario di PS, che lo invitava ad andarsene, disse: «Mi lasci fare. Sono un combattente decorato di quattro medaglie e non ho paura». Fu arrestato e denunciato perché aveva fatto uso della rivoltella. Dopo di allora iniziarono le persecuzioni, anche sul piano professionale. Nel 1927 gli fu negato il certificato di buona condotta politica, essendo antifascista e non iscritto al PNF, per cui venne cancellato dall'elenco dei curatori fallimentari.
Nel 1930 il ministero degli interni non gli concesse il permesso per il conseguimento del brevetto di pilota aeronautico «dati i precedenti politici del richiedente», nonostante avesse superato tutte le prove tecniche. Nel 1937 non fu ammesso all'avanzamento del grado militare sempre perché antifascista. Infine, nel 1939, essendo ebreo, fu radiato dall'albo degli avvocati e procuratori. Fu riammesso qualche tempo dopo, quando la commissione nazionale per la determinazione della razza stabilì che il padre Eugenio «debba considerarsi non appartenente alla razza ebraica».
All'inizio del 1943 aderì al PdA e, con Massenzio Masia, rappresentò questo partito nel Comitato militare del Fronte per la pace e la libertà, il primo organismo unitario dell'antifascismo bolognese. L'8/9/43 si trovava a Roma dove partecipò agli scontri con i tedeschi. Rientrato a Bologna, fu il primo rappresentante del PdA nel CLN bolognese. Ai primi del 1944 lasciò questo incarico politico, per assumerne altri di carattere militare. Con il nome di battaglia «Rossini», ebbe il compito di tenere i collegamenti tra il PdA bolognese e la direzione di Milano.
In seguito fu nominato ispettore delle formazioni militari dello stesso partito per l'Emilia e infine ebbe il comando militare delle forze partigiane del nord Emilia. Il 3/8/44, mentre a Parma presiedeva una riunione del suo comando, fu catturato dai fascisti, dopo avere fatto fuggire i compagni di lotta e cercato di distruggere il materiale compromettente. I fascisti lo consegnarono alle SD tedesche e dopo di allora nulla si è più saputo di lui. I suoi compagni di cella hanno testimoniato che fu ferocemente torturato e che tentò due volte di togliersi la vita. Il suo corpo non fu trovato. Riconosciuto partigiano dall'1/10/43 al 3/8/44.
Alla sua memoria è stata concessa la medaglia d'oro con questa motivazione «Nobile figura di partigiano, fedele all'idea, che fu il credo della sua vita, fu tra i primi ad organizzare i nuclei di Resistenza contro l'oppressione nazi-fascista. Perseguitato per ragioni razziali, ricercato per la sua attività cospirativa e organizzativa, non desistette dall'opera intrapresa con tanto ardore. Nominato Ispettore Militare dell'Emilia, divenne in breve l'animatore del movimento clandestino della Regione, e, senza mai risparmiarsi, sempre rifulse per la forte personalità e per l'indomito coraggio dimostrato durante le frequenti missioni e i sopralluoghi rischiosi per meglio assolvere il suo compito.
Sorpreso dalla polizia mentre presiedeva una riunione del suo Comando, veniva arrestato nel tentativo di distruggere tutto il materiale compromettente, compito che aveva assunto per sé, dopo avere ordinato ai suoi collaboratori di mettersi in salvo. Sottoposto a stringenti interrogatori si confessò unico responsabile e non pronunciò parola che potesse compromettere l'organizzazione. Dopo aver sopportato lunghi giorni di martirio, fu prelevato dal carcere e soppresso.
Fulgido esempio di apostolo della libertà e di eroico sacrificio». Emilia, 8 settembre 1943 - 20 agosto 1944. Sulla facciata dello stabile di via D'Azeglio 58, dove aveva l'abitazione e lo studio professionale, è stata murata una lapide con questa epigrafe «Mario Jacchia /fedele agli ideali del padre / per l'Italia valorosamente combattè / per la libertà sostenne tenace lotta / In questa casa / visse lavorò cospirò / Da essa si dipartì / per offrirsi in olocausto / nella duplice tirannide / straniera e domestica / 1896-1944». Il suo nome è stato dato a una piazza di Bologna.
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LUNINASIO DI MARZABOTTO (BO). Nel corso di una operazione di rastrellamento e rappresaglia per un attacco partigiano, truppe della 29. Panzer-Grenadier-Division passano per le armi sei banditi (partigiani) vengono presi in ostaggio 23 persone (12 uomini e 11 donne), sono date alle fiamme un accampamento di 30 capanne di frasche e alcune case nei pressi dell'accampamento.
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BOLOGNA. Via Piave Brigate Nere fucilano il partigiano Massimiliano Ognibene arrestato il giorno precedente in via Rizzoli dalle Brigate Nere e tradotto nel carcere di S. Giovanni in Monte.
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LAVINO DI SOPRA (BO). Brigate Nere fucilano Mario Turra comandante di compagnia nel btg Zini della 63a brg Bolero Garibaldi catturato in un rastrellamento.
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ARGELATO (BO). Fascisti fucilano otto partigiani per rappresaglia all'attentato alla casa del Fascio. I fucilati sono: Luigi Fariselli, Nello Gamberini, Enrico Landuzzi, Walter Scurzoni, Oreste Vancini e Giorgio Zanotti. In località LARGHE i fratelli Attilio e Luigi Chiarini.
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MONGHIDORO (BO). Nazifascisti uccidono dieci persone fra cui tre partigiani o fucilano quattro partigiani.
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CASTELLUCCIO DI PORRETTA (BO). SS fucilano cinque partigiani.
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MELONCELLO (BO). Fascisti torturano fino alla morte la partigiana Irma Bandiera. Irma Bandiera appartenne alla 7a brg GAP Gianni Garibaldi nella quale svolse la funzione di staffetta e di gappista. Catturata il 7/8/44, fu successivamente torturata per più giorni fino alla morte avvenuta a Bologna il 14/8/1944. Il cadavere fu esposto dai fascisti sulla strada adiacente alla propria abitazione. Riconosciuta partigiana dall'1/10/43 al 14/8/44.
Al suo nome venne intestata l'organizzazione sappista della città di Bologna: 1a brg Irma Bandiera Garibaldi. Gli è stata conferita la medaglia d'oro alla memoria con la seguente motivazione: «Prima fra le donne bolognesi ad impugnare le armi per la lotta nel nome della libertà, si battè sempre con leonino coraggio. Catturata in combattimento dalle SS tedesche, sottoposta a feroci torture non disse una parola che potesse compromettere i compagni. Dopo essere stata accecata, fu barbaramente trucidata sulla pubblica via. Eroina purissima degna delle virtù delle italiche donne, fu faro luminoso per tutti i Patrioti bolognesi nella guerra di Liberazione». Meloncello, 14/8/1944. La federazione bolognese del PCI il 4/9/44 pubblicò un foglio volante nel quale, ricordando il sacrificio della Bandiera, incitò i bolognesi ad intensificare la lotta contro i nazifascisti. Bologna, Argelato, S. Giorgio di Piano, Malalbergo, Molinella e Pianoro le hanno intestata una strada.
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PONTICELLA (BO). Brigate Nere uccidono un civile durante un rastrellamento.
IDICE (BO). Precedentemente catturato dai fascisti a Pianoro viene fucilato a Idice il partigiano Augusto Morini.
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S. PROSPERO (BO). Brigate Nere di Massalombarda uccidono Natale Bolognesi antifascista di Massalombarda sfollato a S. Prospero. Natale Bolognesi il 10/10/21 prese parte a uno scontro con alcuni fascisti, in seguito al quale fu condannato a 18 mesi di carcere per «tentato omicidio». Scontata la pena, venne di nuovo arrestato nel 1927 e condannato a 5 anni di confino per antifascismo. Nel 1939 fu inviato nuovamente al confino ad Andretta (AV) dove restò per 20 mesi. Dopo l’8/9/43 fu ancora arrestato, riuscendo a evadere dal carcere poco dopo.
18
CROCE DEL BIACCO (BO). Tedeschi fucilano tre partigiani, altre versioni vengono uccisi separatamente.
BOLOGNA. Piazza VIII Agosto fascisti fucilano sette partigiani per rappresaglia al ferimento del tenente colonnello Mario Rosmino vice comandante provinciale della GNR. I caduti sono: Delsio Bagni, Anselmo Capellari, Alfredo Cocchi, Gallo Corazza, Cesare Golinelli, Guerrino e Orlando Zucchini.
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BUBANO (BO). Guardie Nazionali Repubblicane della caserma in località Due Madonne catturano, nei pressi di casa Volta sulla via Selice, Europeo Savini, e trovato in possesso di un volantino antifascista lo pestano. Savini fu trasferito prima nel carcere di Imola e poi a S. Lazzaro di Savena. È disperso da quella data. Forse fu ucciso a Ponte del mulino Volta di Bubano (Mordano). Militò nel btg Pianura della brg SAP Imola e operò nell’Imolese.
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PIAN DI VENOLA (BO). Guardie Nazionale Repubblicane catturano e fucilano due partigiani per rappresaglia contro l'uccisione del commissario prefettizio di Marzabotto.
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BOLOGNA. Via Veneziani fascisti impicccano, dopo averlo torturato il partigiano Stenio Polischi. Stenio Polischi fin dagli inizi della lotta di liberazione militò nella brg Stella rossa Lupo con funzione di ispettore organizzativo. Sceso a Bologna per una missione affidatagli, venne coinvolto in un conflitto con alcuni militi fascisti. Fu catturato nel centro di Bologna e impiccato sul posto, in Via Venezian, alle ore 22 del 23/8/1944. Riconosciuto partigiano dall'l/10/43 al 23/8/44. Gli è stata conferita la medaglia d'argento alla memoria, con la seguente motivazione: «Giovane combattente della libertà, si prodigò con entusiasmo sino dagli albori della lotta di liberazione ripetutamente distinguendosi per coraggio, per iniziativa e per decisione. Incaricato di portare un messaggio al comando partigiano di Bologna, venne sorpreso dal nemico. Ingaggiò combattimento ed esaurite le munizioni, prima di cadere in mani nemiche si preoccupò di distruggere il documento affidatogli. Lungamente e tormentosamente interrogato, mantenne contegno esemplare nulla rivelando e nel nome della Patria affrontò da forte il martirio della forca». Al suo nome è stata intitolata una strada di Bologna.
24
SASSO MARCONI (BO). SS impiccano il partigiano Francesco Samoggia "Stampa". Francesco Samoggia militò nella 9ª brg S. Justa e operò a Sasso Marconi. Il 24/8/1944, catturato dai tedeschi, fu trascinato fuori dalla sua abitazione e impiccato ad un mandorlo nel cortile alla presenza dei suoi familiari e di altri abitanti della zona. Poiché il nodo scorsoio non era stato preparato adeguatamente, rimase per 3 ore in agonia finché un soldato tedesco lo pugnalò alla schiena. Il suo corpo rimase esposto per 15 giorni.
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S.AGATA BOLOGNESE (BO). Brigate Nere fucilano tre partigiani precedentemente torturati a Crevalcore.
27
CALDERINO (BO). Brigate Nere fucilano cinque o sei partigiani in rastrellamento.
IMOLA (BO). Via degli Orti nazifascisti nel pomeriggio trascrinano fuori dalla sua abitazione Elsa Ricci Petitoni. Avendo protestato, venne percossa gravemente e, a seguito delle ferite riportate, morì.
28
CRESPELLANO (BO). Nazifascisti uccidono quattro partigiani catturati in un rastrellamento.
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BOLOGNA. Poligono di tiro fascisti fucilano dodici uomini fra partigiani e civili.
2
PONTICELLI IMOLA (BO). Brigate Nere e tedeschi uccidono Silvio Poli.
BETTOLA (BO). Brigate Nere feriscono con colpi di mitra e uccidono a pugnalate il partigiano Giulio Calamosca.
S. PIETRO IN CASALE (BO). Tedeschi fucilano per rappresaglia ul partigiano Giordano Bentivogli. Giordano Bentivogli il 25/4/30 fu arrestato per avere insultato pubblicamente Mussolini. Il 15/5 venne condannato a 7 mesi di reclusione. L'8/5/42 nella sua pratica fu annotato: "E' vigilato". Militò nel btg Tolomelli della 2a brg Paolo Garibaldi e opero a S. Pietro in Casale.
3
BONDANELLO (BO). Nazifascisti uccidono sei partigiani per rappresaglia per la morte di cinque tedeschi in uno scontro.
7
LINARO (BO). Brigate Nere pelevano da casa, torturano e uccidono con arma da fuoco il partigiano Gino Beltrandi.
8
BUDRIO (BO). Fascisti fucilano un uomo.
RIO CONCO DI VIZZANO (BO). SS fucilano quindici uomini, fra partigiani e civili, per rappresaglia per l'uccisione di due ufficiali tedeschi.
9
BOLOGNA. Via della Certosa fascisti fucilano il partigiano appartenente alla 63a brg Bolero Garibaldi con funzioni di capo nucleo di compagnia Arnaldo Lodi.
IMOLA (BO). Viale Dante, riva del Santerno Brigate Nere fucilano due partigiani.
10
MEDICINA (BO). Brigate Nere uccidono un partigiano per rappresaglia contro l'uccisione di un comandante della GNR e un civile viene colpito per sbaglio mentre cercano di sparare ad un'altra persona.
BOLOGNA. Nei pressi di Bologna nel corso di un rastrellamento scontro a fuoco con banditi (partigiani) 40 di essi rimangono sul terreno.
11
ANZOLA (BO). Tedeschi prelevano da casa e fucilano per rappresaglia contro il ferimento di un ufficiale tedesco, davanti la Cooperativa nonostante che l'interprete tedesca della Ducati avesse testimoniato sulla sua innocenza, Marino Schiavina. Marino Schiavina nonostante le pressioni dei fascisti, rifiutò di iscriversi al PNF.
Il 25/7/43 partecipò all'assalto dell'ammasso del grano rimanendo fortemente impressionato dall'uccisione di due donne. Con il trasferimento dello stabilimento della Ducati ad Anzola Emilia, fu assunto come operaio. Dopo l'assalto della caserma dei carabinieri ad Anzola Emilia, agosto 1944, venne fermato e interrogato come sospetto. Riconosciuto partigiano nel btg Tarzan della 7a brg GAP Gianni Garibaldi.
12
BISCIA (BO). Tedeschi e Brigate Nere fucilano dodici partigiani.
14
CASTEL MAGGIORE (BO). Tedeschi fucilano trentatre civili, fra cui ventisette uomini e sei donne.
OSTERIOLA (BO). Ucciso il partigiano Enea Suzzi. Enea Suzzi militò nel btg Pianura della brg SAP Imola e operò nel comune di Imola. Il 14/9/1944 prese parte a una manifestazione politica a Sesto Imolese (Imola), nel corso della quale parlò Ezio Serantoni presidente CLN di Imola. La manifestazione fu dispersa da tedeschi e fascisti con le armi. Fu colpito a morte, mentre altri due partigiani restarono feriti.
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BOLOGNA. Poligono di tiro sono fucilati i partigiani Roverno Marchesini, Irma Pedrielli e Ada Zucchelli.
S. PROSPERO (BO). Brigate Nere (un'altra versione parla di B.N. e tedeschi) prelevano da casa, bastonano e uccidono a colpi di mitra un renitente Rino Geminiani.
LIZZANO (BO).Tedeschi catturano quattro partigiani nella zona della Stufa e portati a Monte Acuto tre di loro (Alberto Giannini di anni 15, Oscar Santini e Augusto Paccagnini) furono fucilati subito al cimitero del paese.
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S.PIETRO IN CASALE (BO). I fascisti in località Valle delle Tombe di Mussumatico fucilano cinque partigiani.
MACCARETOLO (BO). Fascisti di Maccaredolo e Brigate Nere uccidono quattro o cinque partigiani.
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GESSI (BO). Tedeschi fucilano il partigiano Paolino Lanzarini della 63a brg Bolero Garibaldi, rastrellato il giorno prima.
CANTALUPO (BO). Canale della Gambellara tedeschi inseguono e uccidono a colpi di mitra un partigiano per rappresaglia in seguito all'uccisione di un tedesco.
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BOLOGNA. Poligono di tiro fascisti fucilano undici o dodici persone tra cui due sacerdoti.
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BOLOGNA. Via della Certosa fascisti feriscono nel cortile della sua abitazione in via della Certosa 38 il partigiano Dante Orsini che muore a seguito della grave ferita al capo il successivo 24 in ospedale. Dante Orsini il 22/8/32 fu arrestato, con altri 54 antifascisti, e deferito al Tribunale speciale per «organizzazione comunista». Il 15/12/32 fu scarcerato a seguito della concessione dell'amnistia per il decennale fascista. Appena liberato venne richiamato alle armi e nel 1936 inviato in Etiopia. Rientrato in Italia, fu sottoposto a periodici controlli di polizia, l'ultimo dei quali il 12/2/40. Durante la lotta di liberazione militò nella 1ª brg Irma Bandiera Garibaldi con funzione di commissario politico di plotone e operò a Bologna.
CANTALUPO IMOLA (BO). Guardie Nazionali Repubblicane uccidono il civile Antonio Zotti mentre stava lavorando nei campi. Temendo di essere arrestato, si diede alla fuga. I fascisti spararono e l'uccisero colpendolo tre volte al capo.
BOLOGNA. Poligono di tiro fascisti fucilano otto partigiani precedentemente incarcerati e processati sommariamente.
CASTENASO (BO). Tedeschi uccidono con raffica di mitra un ragazzo Giordano Gnudi. «Per la sua giovane età» non fece parte del movimento partigiano. Tuttavia, divenuto «il vivandiere» dei partigiani ospitati nella sua casa colonica, spesso s'intrattenne a parlare con essi, informandosi sull'attività svolta e «custodendo gelosamente il contenuto di tali conversazioni». Il 23/9/1944, i tedeschi dopo uno scontro con i partigiani, incominciarono a sparare sugli abitanti per rappresaglia. Rifugiatosi dietro un albero, venne ucciso da una raffica di mitra sparatagli a bruciapelo. Dopo la Liberazione la sua salma è stata tumulata nel sacrario dei caduti «accanto a quei partigiani nelle cui fila avrebbe voluto militare». Riconosciuto partigiano nella 4a brg Venturoli Garibaldi dal 18/7/44 al 23/9/44.
VIGORSO (BO). Tedeschi uccidono un partigiano Adalberto (Roberto) Mazzanti che durante un combattimento, perse una gamba. Catturato dai tedeschi venne in seguito fucilato davanti al cimitero di Vigorso (Budrio) il 23/9/1944. Nell'atto di morte è stato registrato con il nome di Roberto.
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SASSOLEONE (BO). SS uccidono ventitre persone per rappresaglia in seguito alla morte di due tedeschi (un ufficiale) e al ferimento di un terzo.
BOLOGNA. Via della Battaglia Brigate Nere fucilano un partigiano Alceste Giovannini.
Divenuto comunista, nel 1936-37 svolse attività illegale. Arrestato e carcerato con sentenza del 2/9/38, fu deferito al Tribunale speciale. Con sentenza dell'1/12/38 fu condannato a 4 anni di carcere per costituzione del PCI, appartenenza allo stesso e propaganda assieme ad un consistente gruppo di antifascisti bolognesi. Fu carcerato a Civitavecchia (Roma). Rientrato nella fabbrica Grassigli, dopo avere scontato la pena inflittagli, venne eletto dalle maestranze quale «fiduciario di fabbrica» secondo gli indirizzi dello stesso PCI di penetrazione nell'organizzazione sindacale fascista.
All'indomani della caduta del regime fu tra gli organizzatori delle manifestazioni di esultanza e per la pace che si svolsero nella città di Bologna da parte delle maestranze delle fabbriche. A seguito di una sparatoria contro i lavoratori dell'officina Minganti in procinto di unirsi agli altri manifestanti restò ferito mentre i quotidiani del 29/7/43, pur senza nominarlo, lo dettero per morto. Dopo l'8/9/43 si impegnò nell'organizzazione dei gruppi partigiani che formarono poi la 7a brg GAP Gianni Garibaldi, nelle cui fila operò e della quale divenne anche commissario politico. Venne assassinato il 24/9/1944 dalle brigate nere in via della Battaglia presso il fiume Savena.
Riconosciuto partigiano dal 15/9/43 al 24/9/44. Gli è stata conferita la medaglia d'argento al valor militare alla memoria con la seguente motivazione: «Partigiano ardimentoso compiva numerosi atti di sabotaggio sulle linee di comunicazione avversarie interrompendo il traffico e provocava audacemente l'esplosione e l'incendio di un intero treno di carburante nemico. Con valore senza pari e con supremo sprezzo del pericolo dirigeva l'attacco ad un deposito di materiale di artiglieria e dopo aver eliminato il personale di guardia distruggeva con potenti cariche di esplosivo, ben 36 cannoni anticarro. Catturato durante l'esecuzione di un ardito colpo di mano, contro un Comando tedesco, benché sottoposto a disumane torture, manteneva fiero contegno e finiva massacrato per non tradire i suoi compagni di lotta». Bologna 8 settembre 1943 - 24 settembre 1944. Al suo nome è stata intitolata una strada di Bologna.CASTEL D'AIANO (BO). I tedeschi uccidono in località Labante 10 persone
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LIZZANO IN BELVEDERE (BO). SS comandate da Reder uccidono ventisette civili e bruciano vivi due partigiani per rappresaglia ad un attacco partigiano.
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CASTEL DEL RIO (BO). Tedeschi provenienti dal fronte uccidono undici uomini fra cui sette partigiani.
CAMPIDELLO DI LAMBATE (BO). Tedeschi uccidono sei o sette o otto civili per rappresaglia contro le numerose azioni partigiane.
SUVIANA (BO). Tedeschi fucilano tre partigiani.
SAVIGNANO (BO). Militari dell'Arme-Oberkommando per rappresaglia ad un agguato partigiano contro un autocarro fanno saltare due case e fucilano 15 persone sospette di appartenere alle bande.
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RONCHIDOS (BO). Tedeschi fucilano il partigiano Rossano Marchioni.
Militò nella brg GL Montagna e operò nella zona tra Gaggio Montano e Lizzano in Belvedere. Il 28/9/1944 il suo btg si scontrò con un forte contingente tedesco a Ronchidòs (Gaggio Montano), che si stava attestando su Monte Belvedere, dove doveva essere formata la nuova linea del fronte. Rimasto ferito venne catturato unitamente a Jacques Lapeyrie «Napoleon». Furono seviziati e uccisi. Lo stesso giorno i tedeschi massacrarono per rappresaglia 62 abitanti di Ronchidòs.
Riconosciuto partigiano dal 26/6/44 al 29/9/44. Gli è stata conferita la medaglia d'oro alla memoria con la seguente motivazione: «Fiera figura di patriota, comandante di pattuglia, sorpreso da soverchianti forze avversarie, sosteneva per oltre tre ore l'impari lotta. Terminate le munizioni, si lanciava contro il nemico abbattendo in corpo a corpo due tedeschi. Colpito a morte, immolava la sua giovane vita alla causa della libertà. Fulgido esempio di valor militare e di sprezzo del pericolo». Al suo nome è stata intitolata una strada di Bologna.
MONTE SOLE (BO). Dal 29 settembre al 5 ottobre nazifascisti uccidono 70 persone. Complessivamente i nazifascisti massacrarono 955 abitanti dei tre comuni di Marzabotto, Monzuno e Grizzana.
CA' DI GIORGIO (BO). Uccise quattro persone fra cui tre donne e un uomo.
NELLA ZONA A NORD DI LIZZANO IN BELVEDERE, ACERONE, CA' BERNA, MADONNA DELL'ACERO (BO). Truppe dell'Armeeoberkommando 14 in una azione di rastrellamento uccidono 23 persone.
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LE PIANE (BO). Tedeschi torturano e uccidono il partigano Giovanni Battista Palmieri.
Studente in medicina all'universita di Bologna. Richiamato alle armi nel 1941, frequentò la scuola allievi ufficiali degli alpini di Aosta, dove la vita era talmente monotona che, in una lettera alla madre, arrivò a scrivere "Io invidio di cuore quelli fra noi che hanno il diritto di andare al fronte: almeno loro faranno dei sacrifici forse molto più grandi di questi, ma avranno anche delle soddisfazioni". Fu congedato prima di ricevere i gradi per cui potè riprendere gli studi e dimostrare le sue grandi doti intellettuali.
Tutti i suoi insegnanti gli preconizzarono una brillante carriera professionale. Quando fu nuovamente chiamato alle armi dalla RSI, nella primavera 1944, non si presentò e venne dichiarato disertore. Per le insistenti preghiere della famiglia non potè aggregarsi subito, com'era suo desiderio, a una formazione partigiana. "Gianni, ha scritto il padre, non si sarebbe mai lasciato prendere dai nazisti e neppure dai repubblichini: piuttosto si sarebbe dato alla macchia".
Nella primavera 1944, mentre stava "imboscato" in una casa di campagna nella valle del Lavino, in comune di Monte S. Pietro, dove la sua famiglia era sfollata, per evitare i bombardamenti, ebbe contatti con la brg Stella rossa Lupo e si incontro spesso con Mario Musolesi, il comandante della formazione. All'indomani di uno scontro con i fascisti, nel corso del quale aveva riportato una lieve ferita, lo medicò e il "Lupo" gliene fu sempre grato.
Si sarebbe certamente aggregato a quella formazione, se la famiglia non avesse deciso di tornare a Bologna, per cui si nascose nell'abitazione di un amico di famiglia e quindi nei sotterranei dell'Istituto del radio all'ospedale S. Orsola, del quale suo padre era direttore. Per questo motivo potè seguire da vicino la vicenda che portò alla razzia, da parte dei tedeschi, di metà della dotazione di radio dell'istituto. Dopo la consegna del radio a Mario Bastia il 27/7/44, decise di non seguire il padre a Firenze, ma di restare. Resistendo alle implorazioni del padre, scelse di non partire.
Il 24/7 fu ospitato nell'abitazione di Gino Onofri, alla quale facevano capo le staffette che tenevano il collegamento tra la citta e le brgg GL che operavano sull'Appennino tosco-emiliano. Per l'arresto di una staffetta non potè raggiungere ne la 1a brg GL Montagna, che operava nell'Alta Valle del Reno, ne la 2a brg Jacchia GL, operante nella valle del Sillaro e comandata da Gilberto Remondini, suo compagno di studi. IL 29/7 lascio Bologna con Romeo Giordano diretto a Imola per aggregarsi alla 36a brg Bianconcini Garibaldi nell'Alta Valle del Santerno. Entrò a far parte del servizio sanitario della brg diretto da Giordano, pur partecipando attivamente a tutti i combattimenti che la formazione sostenne nell'estate-autunno.
In uno di questi, verso la metà di settembre, restò ferito a un piede e dovette fare ricorso alle cure di un agricoltore che molti anni prima aveva seguito, ma non concluso gli studi in medicina. Il 15/9 la brg fu divisa in 4 btgg, in vista di quella che si riteneva l'imminente insurrezione partigiana. Alcuni reparti avrebbero dovuto dirigersi verso Imola, altri verso Bologna e altri ancora a sud per andare incontro alle truppe alleate.
Fu aggregato al btg di Guerrino De Giovanni, con destinazione Bologna. Il 27/9, durante una sosta in una casa colonica a Ca' di Guzzo in localita Belvedere (Castel del Rio) il btg, passato il giorno prima sotto il comando di Umberto Gaudenzi, fu circondato da paracadutisti e SS tedeschi. Dopo aver resistito per tutta la notte, infliggendo gravi perdite al nemico, la mattina del 28 i superstiti riuscirono, sia pure a costo di dure perdite, ad aprirsi un varco e a mettersi in salvo. Quando fu invitato a lasciare la posizione e a tentare la sortita, rispose: "Il mio combattimento e qui, fra i miei feriti e io non li abbandono fintanto che ne vedo uno respirare".
Quando i tedeschi riuscirono a penetrare nella casa colonica, quasi completamente smantellata dai mortai, gli fecero curare i loro feriti. Poi lo invitarono a raggiungere il comando della brg per proporre uno scambio: avrebbero risparmiato i civili trovati nella casa, se una ventina di partigiani si fossero consegnati. Si recò in una casa colonica, distante un paio d'ore a piedi, dove sino al giorno prima aveva avuto sede il comando della brg, ma la trovò vuota. Quando torno a Ca' di Guzzo, vide i corpi inanimati dei partigiani feriti e dei civili. Erano stati uccisi con un colpo alla nuca da un maresciallo delle SS. Solo le donne erano state risparmiate.
Il giorno stesso, anche perchè le artiglierie alleate avevano cominciato a battere la posizione, i tedeschi abbandonarono Ca' di Guzzo. Lo portarono con loro, forse per continuare a fargli curare i feriti. Alcuni giorni dopo, quando gli alleati liberarono la zona, il suo cadavere fu trovato in un bosco, in localita Le Piane a pochi chilometri di distanza. Si ritiene che sia stato torturato e ucciso il 30/9/1944. Pochi giorni prima, quando la brg era stata divisa, quasi presagisse la sorte che lo attendeva, aveva sentito l'esigenza di salutare Luciano Bergonzini con il quale aveva stretto una fraterna amicizia consegnandogli questa lettera che resta il suo testamento spirituale.
"Caro Luciano, mi e parsa giusta la decisione del comandante Bob di dividere la Brigata in quattro battaglioni d'assalto e di passare all'offensiva su Bologna e Imola. Penso, però, e la cosa mi addolora, che non tutti ci ritroveremo dopo la battaglia. E' inutile illudersi: sara dura, molto dura e i fatti ci metteranno ancora una volta alla prova. Al di là di queste montagne, si dice, c'e la libertà. Io personalmente ne dubito. Sarebbe meglio dire che vi sara la libertà se noi sapremo esserne i portatori e se riusciremo a trasferire nelle città e in tutto il paese i principi di lealtà e di amicizia che qui abbiamo saputo istituire e difendere.
E poi, te lo dico con tutta franchezza, io ho paura che questa nostra libertà si disperda nei compromessi e nelle lotte politiche non sempre pulite: le notizie che a tal proposito si hanno dal sud mi intristiscono; mi sembra che si rimettano i destini della libertà nelle mani di coloro che al fascismo non hanno opposto che una ben miserevole resistenza! So che tu sei fiducioso ed ottimista. Discutevo di queste cose con Bergami (Alfredo) e anche lui, da bravo comunista, vedeva tutto un avvenire di civiltà e di pulizia: avremmo dovuto riparlarne ancora; ma poi, come tu sai, il mortaio gli ha squarciato la testa proprio alla fine della battaglia della Bastia. Non lo dimenticherò mai.
Ma ora ci sono i problemi dell'immediato domani e converra pensare a quelli. Ritorneremo all'attacco, questo e l'importante. E libereremo la nostra Bologna. In città faremo una festa che non finirà mai e cacceremo via di torno gli attesisti e i vili. Quelli che non hanno preso posizione sono i veri e permanenti nemici della libertà: basterà un niente per farli ridiventare fascisti. So che molti miei amici di ieri saranno fra questi e la cosa mi avvilisce. Il tempo stringe. Anch'io avrò la mia arma: una fiammante rivoltella tedesca che Giorgio, il nostro mitragliere, ha recuperate dopo uno scontro nella strada.
Mi aveva offerto anche un paio di scarpe tedesche quasi nuove, ma io le ho rifiutate. . una questione di gusto: non voglio pestare questa terra con le scarpe tedesche! Preferisco continuare con i miei vecchi, e una volta elegantissimi scarponi di Aosta, anche se ormai fanno acqua di sopra e di sotto. Ci rivedremo? Lo spero tanto. E ora, caro Luciano, ti abbraccio. I primi si sono gia avviati e cantano ancora quell'inno anarchico che a me piace tanto e che so che ti irrita. Addio. Gianni".
Riconosciuto partigiano dal 20/4/44 al 30/9/44. Il suo nome e stato dato a una strada di Bologna e a un plotone di ex partigiani delle brgg 36a e 62a che, dopo il passaggio del fronte, si erano arruolati nel gruppo Legnano. In localita Croda da Lago di Cortina d'Ampezzo gli è stato intestato un rifugio alpino del CAI. L'universita di Bologna gli ha conferito la laurea honoris causa in medicina.
Gli è stata concessa la medaglia d'oro al Valor militare alla memoria con la seguente motivazione: "Studente universitario di medicina, volontariamente si arruolò nella 36a Brigata Garibaldina, assumendo la direzione del servizio sanitario. Durante tre giorni di aspri combattimenti contro soverchianti forze tedesche, si prodigò incessantemente ed amorevolmente per curare i feriti, e quando il proprio reparto riusci a sganciarsi dall'accerchiamento nemico, non volle abbandonare il suo posto e, quale apostolo di conforto, conscio della fine che l'attendeva, restò presso i feriti affidati alla sue cure. Ma il nemico sopraggiunto non rispettò la sublime altezza della sua missione e barbaramente lo trucidò. Esempio fulgido di spirito del dovere e di eroica generosità." Ca' di Guzzo (Romagna), 30 settembre 1944.
MEDICINA (BO). Fascisti di Bologna fucilano dopo giorni di torture il partigiano Licurgo Fava. Con la famiglia di tradizione socialista fu espulso da Portonovo (Medicina). Trasferitosi a Ganzanigo (Medicina), con l'inizio della lotta di liberazione la sua casa divenne base partigiana. Militò nella 5a brg Bonvicini Matteotti e, come commissario di compagnia, partecipò a numerosi combattimenti. Promosse e diresse a Medicina e a Castel Guelfo di Bologna le lotte dei mezzadri per l'applicazione dei patti colonici. Nel 1944 fu tra i diffusori del Patto Colonico. Il 25/9/44 la Feldgendarmerie, circondato il suo podere, trovò un carico di armi pronto per l'invio a Bologna. Bastonato e percosso, fu trasferito a Villa Triste (Medicina) dove fu torturato per quattro giorni. Consegnato alle brigate nere venne fucilato il 30/9/1944 nella piazza antistante la chiesa di S. Mamante a Medicina alla presenza della popolazione costretta ad assistere all'esecuzione. Riconosciuto partigiano dall'1/10/43 al 29/9/44. Gli è stata conferita la medaglia d'oro al valor militare alla memoria con la seguente motivazione: «Sempre primo fra i partigiani nei numerosi combattimenti contro le forze nemiche, catturato con l'inganno veniva sottoposto alle più crudeli torture. Essendogli stato promesso che gli sarebbe stata fatta grazia della vita se avesse dato alcune importanti notizie sulla propria formazione, opponeva il più sereno diniego a fare qualsiasi rivelazione. Condannato alla pena capitale affrontava la morte da eroe». Medicina 29 settembre 1944.
GAGGIO MONTANO (BO). Truppe dell Armee-Oberkommando in un'azione di rastrellamento uccidono 10 persone.
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GAGGIO MONTANO (BO). In località Molinaccio di Sotto i tedeschi fucilano 17 tra partigiani e civili.
CASTEL D'AIANO (BO). In località Pradellino di Casigno 6 persone sono uccise dai tedeschi.
CASALECCHIO (BO). Tedeschi uccidono un uomo catturato durante un rastrellamento.
PRADELLINO DI CASIGNO (BO). Tedeschi fucilano per rappresaglia otto civili (sette donne e un uomo) di cui sette componenti di una sola famiglia.
BARICELLA - MINERBIO (BO). Brigate Nere uccidono il partigiano Talvanne Franceschi. Renitente alla chiamata alle armi della RSI. Militò nel btg Oriente della 4a brg Venturoli Garibaldi. Il suo cadavere fu ritrovato dalla sorella Diana.
2
MALALBERGO - BARICELLA (BO). Fascisti uccidono due partigiani.
RONCASTALDO DI LOIANO (BO). Tedeschi uccidono sette partigiani.
MOLINACCIO DI SILLA (BO). Tedeschi uccidono diciassette persone.
CARVIANO (BO). Tedeschi fucilano un civile per rappresaglia, Enrico Rossi.
CA' DI LAVACCHIO DI MONGHIDORO (BO). Fucilati tre civili.
4
GAGGIO MONTANO (BO). Cragè fucilate due persone moglie e marito. Lui partigiano.
5
BOLOGNA. Via Fioravanti Brigate Nere fucilano il partigiano Enzo Cinelli precedentemente arrestato. Militò nella la brg Irma Bandiera Garibaldi con funzioni di commissario politico. L'1/10/44 fu catturato dalle Brigate Nere in seguito ad una delazione. Rinchiuso nella casa del fascio in via Manzoni, venne fucilato a Bologna, in via Fioravanti, il 5/10/1944.
GESSO DI ZOLA PREDOSA (BO). Riva del Lavino. Brigate Nere di Riale (Zola Predosa) uccidono il partigiano don Mauro Fornasari.
Entrato in seminario nel 1934, terminati gli studi teologici, venne ordinato diacono il 18/6/44. Si iscrisse alla facoltà di scienze naturali dell'università di Bologna. «Con don Mauro Fornasari — ha scritto Bruno Corticelli — ci conoscevamo fin dalla quinta elementare, che insieme avevamo frequentato nel capoluogo di Calderara di Reno, non essendovi la quinta nelle frazioni. Era nata fra noi un'amicizia profonda, tanto che io stesso per poco non lo seguii quando egli scelse la strada del seminario. Furono le necessità economiche immediate della mia famiglia che mi suggerirono di cercarmi altrove un lavoro e anche mio fratello Enzo scelse la stessa strada: lui fece il macellaio ed io il marmista.
Fino ai 17-18 anni eravamo soliti, nel periodo delle vacanze, incontrarci qualche volta presso le nostre abitazioni con lui e con un altro amico fraterno (Raffaele Resta) che il fascismo mandò a morire sul fronte russo. Ci incontrammo altre volte anche nell'estate del 1944 lungo la via Longarola, che di solito percorreva quando già era diacono, per recarsi dalla sua abitazione, in via Fornace di Castel Campeggi, per andare alla Chiesa di Longara. I temi erano gli stessi già trattati in precedenza con Zuppiroli e cioè l'unitarietà del movimento partigiano, la presenza operaia e contadina, il possibile apporto dei cattolici.
Grande fu la mia soddisfazione nel constatare come don Mauro fosse rimasto legato ai problemi della povera gente; per quanto provenisse da famiglia benestante di coltivatori diretti, tante volte aveva diviso quello che portava con sé per la merenda con i compagni di scuola meno fortunati. Ricordo che manifestò subito il suo antifascismo e nel contempo la sua amicizia e stima nei miei confronti che rinnovò quando conobbe le mie idee e anche quando seppe dell'attività partigiana che organizzavo.
Ma di questi suoi sentimenti non tardarono ad accorgersene anche i fascisti locali, anche perché egli, senza alcun timore, manifestava le sue idee in animate discussioni che sosteneva nello stesso ambiente parrocchiale e con i frequentatori della chiesa di Longara. Fascisti locali diedero incarico a quelli di Lavino di Sopra affinchè don Mauro fosse arrestato e alcuni di costoro non avendolo trovato nella chiesa di Longara si portarono di sera alla sua abitazione e lo prelevarono. Giunti però in località Colombarola, nei pressi degli essicatoi, don Mauro riuscì a svincolarsi da quegli aguzzini e a darsi alla fuga attraverso i campi.
Nella corsa egli perse il cappello sacerdotale e il breviario e raggiunse la propria abitazione. Il padre lo invitò allora a non dormire a casa, ma a recarsi nella camera di cui disponeva presso la chiesa, ma egli non volle saperne di lasciare la sua abitazione e anzi andò a coricarsi nella stessa camera col genitore. A notte inoltrata la famiglia Fornasari venne svegliata dalle urla dei fascisti che volevano don Mauro. In un primo tempo don Mauro si rifiutò di rispondere, ma successivamente, forse preoccupato di arrecare conseguenze alla famiglia, si consegnò ai fascisti che, decisi a non farselo sfuggire, lo portarono in località Gesso, sul greto del torrente Lavino, dove lo uccisero con raffiche di mitra.
Questo avvenne la mattina del 5 ottobre 1944». Secondo il racconto fatto da Mauro Fornasari ai familiari dopo la sua fuga, coloro che lo prelevarono erano «accaniti nemici della religione». «Dalle laidezze e bestemmie ben presto scoprì l'inganno e colse il momento per fuggire a quel sequestro». «Quando lo raccolsero senza più parola, per un po' fu creduto vittima dei "ribelli", e le scolte tedesche si mostrarono pronte alla rappresaglia. Tanta, enorme in quei giorni la confusione»
(Mario Lodi).
Venne dichiarato partigiano nella 63a brg Bolero Garibaldi. È «l'unico diacono della Resistenza nella Chiesa che è in Bologna». A Longara una via è stata intestata al suo nome.
BOLOGNA. Via San Vitale fascisti pestano e uccidono, sparandogli, il partigiano Bruno Tosarelli.
Membro dell'organizzazione comunista bolognese attiva nel 1930 (centinaia furono gli arrestati), accusato di ricostituzione del PCI e propaganda sovversiva, con sentenza del 30/6/31 fu prosciolto per non luogo a procedere. Espatriò clandestinamente nel gennaio 1937 per raggiungere la Spagna. Appartenne alla brg Garibaldi. Ebbe il grado di tenente. Fu ferito due volte, a Farlete e sull'Ebro. Lasciò la Spagna nel febbraio 1939. Venne internato nei campi di concentramento francesi di Saint-Cyprien, di Gurs e di Vernet-d'Ariège. Nelle organizzazioni del campo svolse intensa attività politica.
Arrestato in Francia nell'aprile 1941 e tradotto in Italia venne rinviato al Tribunale speciale senza emissione di sentenza istruttoria e condannato, il 13/6, a 15 anni di carcere per l'attività politica svolta a Bologna fino al 1937. Liberato nel luglio 1943, partecipò alla riorganizzazione del PCI.
Dopo l'armistizio contribuì alla formazione delle organizzazioni gappiste e sappiste. Fu commissario della 63a brg Bolero Garibaldi prima, e comandante del 6° raggruppamento sappisti poi. Organizzò e partecipò a numerose e rischiose azione contro i nazifascisti. Di ritorno da una riunione di comandanti in Bologna, il 5/10/1944, riconosciuto da militi fascisti mentre attraversava il centro della città, venne circondato e barbaramente trucidato sul posto.
È stato decorato di medaglia d'oro con la seguente motivazione: «Apostolo della propria idea, già valoroso combattente garibaldino in terra straniera, organizzava i primi nuclei partigiani per la lotta contro l'oppressore della Patria. Commissario politico di una Brigata combatteva vittoriosamente a Monte Vignola, Monte S. Pietro, Monte Capra. Comandante della 6" zona della città di Bologna, faceva sempre ovunque rifulgere le sue belle virtù di uomo di azione, di organizzazione e di trascinatore. Arrestato e seviziato trovava nella morte la liberazione dal martirio che aveva fatto scempio del suo corpo. Fulgido esempio di fede e di eroismo». Bologna 9/9/43 -5/10/ 44. A suo nome è stata intitolata una strada di Bologna. Riconosciuto partigiano dal 9/9/43 al 5/10/44. Il suo nome è stato dato ad una strada di Castenaso.
MONZUNO (BO). In località Lastra di Rioveggio i tedeschi uccidono 16 persone.
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GHIANDOLINO (BO). Tedeschi uccidono due partigiani nell'incendio del fienile dov si trovano, nello scontro precedente l'incendio resta uccisa una partigiana.
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RIALE (BO). Tedeschi uccidono un civile, Giuseppe Rossi, durante un rastrellamento.
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S.GIACOMO DEL MARTIGNONE (BO). Tedeschi e fascisti in rastrellamento uccidono due partigiani.
CERETOLO (BO). SS in azione di rastrellamento uccidono un civile e un antifascista.
SASSO MARCONI (BO). In una operazione di rastrellamento truppe dell'Armeeoberkommando 14/I. Fallschirmkorps si scontrano con una formazione partigiana composta da 40 uomini di cui 12 vengono uccisi e 12 catturati.
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SESTO IMOLESE (BO). Truppe del Feld-Ersatz-Bataillon 305; aliquote dello schwere Granatwerfer-Bataillon 44 sotto il comando del Armeeoberkommando 14/LI. Gebirgs-Armeekorps in una azione di rastrellamento arrestano 269 civili di sesso maschile, due di questi vengono riconosciuti partigiani e fucilati sul posto. Degli arresti 120 vengono inviati all'Arbeitseinsatzstab Bologna per l'avvio in Germania.
CASADIO - FUNO DI ARGELATO (BO). Brigate Nere di Persiceto prelevano da casa e uccidono quattro partigiani.
BOLOGNA. Fucilato il partigiano Gino Serra precedentemente arrestato. Gino Serra prestò servizio militare in aeronautica a Torino dal 12/6/41 all’8/9/43 con il grado di sergente. Dopo l'8/9/43 fu tra i primi organizzatori della lotta armata in S. Giovanni in Persiceto. Fornì di armi molti partigiani dopo averle ricevute da Adriano Spagnoli della locale stazione dei carabinieri. Militò nel btg Marzocchi della 63ª brg Bolero Garibaldi e operò a S. Giovanni in Persiceto. Il 2/9/44 venne arrestato nella caserma dei carabinieri dove si era recato per richiedere il tesserino di libera circolazione. Dopo breve detenzione nel carcere di S. Giovanni in Persiceto fu trasferito a Bologna dove venne fucilato tra il 9 e il 10/9/1944, come da sentenza emessa dal tribunale nel 1959.
RASIGLIO (BO). Ca' di Co' tedeschi fucilano un anziano e le due sue figlie, collaboratori poi riconosciuti partigiani.
PIZZANO (BO). In una operazione di rastrellamento vengono uccisi 20 partigiani in uno scontro a fuoco, 35 persone arrestate e distrutte delle case.
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LAVINO (BO). Tedeschi durante un rastrellamento uccidono Ignazio Augi.
TIGNANO (BO). SS (forse un ufficiale) sparano e spaccano il cranio a un frate Padre Mario Ruggeri precedentemente rastrellato.
Padre Mario Ruggeri nel 1926 entrò nel Marianato carmelitano di Vittorio Veneto (TV) e nel 1933 passò nel Seminario fiorentino per il corso di Teologia. Ordinato sacerdote nel 1936 con il nome di Padre Mario, nel 1942 fu destinato al convento carmelitano di S. Giovanni Battista di Ravenna. Nel 1943 venne operato di un'ulcera gastrica, ma la sua salute non migliorò. Nel 1944 gli fu diagnosticato un tumore maligno allo stomaco e il 22/9/44 ritornò a Scopeto (Sasso Marconi) per un periodo di convalescenza presso la sua famiglia.
La mattina dell'8/10/1944, mentre stava vestendosi per recarsi in parrocchia a celebrare messa, i tedeschi irruppero in casa e, senza neanche dargli il tempo di calzare le scarpe, lo trascinarono nella colonna dei rastrellati fra i quali c'era anche don Pasquale Broccadello. Per la sua cagionevole salute e per la difficoltà di inerpicarsi lungo i sentieri, resi vischiosi da una pioggia torrenziale, aiutato dai compagni di viaggio, riuscì stentatamente a seguire la colonna dei rastrellati.
Passato a guado il torrente Oviletta, alle pendici di Monte Cervo, s'accasciò. Sotto le urla e le minacce degli aguzzini, con uno sforzo sovraumano si rialzò e raggiunse il maresciallo tedesco che, dopo avergli ordinato di fermarsi, lo ferì alla gola con due colpi di rivoltella. Ormai agonizzante, fra i rantoli, invocò l'aiuto di Dio. Don Broccadello, sfidando i tedeschi, gli impartì l'assoluzione e recitò il De Profundis. Il carnefice, chinatosi, gli sparò un colpo alla tempia e gli asportò l'orologio ed il portafoglio sotto gli occhi attoniti dei rastrellati. Il corpo, abbandonato sotto una quercia, venne recuperato dai parrocchiani su indicazione di don Broccadello, e sepolto nel cimitero di Tignano (Sasso Marconi) il 14/10/44.
CASALECCHIO DI RENO (BO). Tedeschi del 16. SS-Panzer-Grenadier-Division "RFSS": SS-Panzer-Abteilung 16 per rappresaglia all'attentato partigiano dell'8 uccidono 13 partigiani precedentemente catturati.
MONTE CERVO (BO). In una operazione di rastrellamento vengono "abbattuti" in combattimento 76 banditi (partigiani) e 1131 persone sospette di connivenza vengono arrestate per essere inviate all'Arbeitseinsatz.
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CODRIGNANO (BO). Monte Poggiopollini tedeschi cannonegiano un podere perchè scambiano un gruppo di civili per partigiani. Un uomo morto e una donna ferita che muore in seguito.
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ZOLA PREDOSA (BO). Tedeschi uccidono un civile Monari Giuseppe Cesaredurante un rastrellamento.
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SABBIUNO DI CASTELMAGGIORE (BO). In una rappresaglia dei tedeschi viene ucciso il partigiano pianore Giovanni Gruppioni assieme ad altre trentadue persone (partigiani, civili, donne).
RIGOSA (BO). Tedeschi uccidono una donna Alma Battistini.
CASTELMAGGIORE (BO). Truppe del BdS Italien/Aussenkommando Bologna, Compagnia d'assalto della Brigata Nera "E. Facchini", reparti GNR ed Esercito repubblicano in una operazione di rastrellamento fucilano 29 persone residenti sospette di connivenza con i ribelli.
IMOLA (BO). In una azione di rastrellamento vengono arrestate 500 persone.
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PONTICELLI (BO). Molino Paroli, tedeschi uccidono il partigiano Battista Martelli. Militò nel btg Montano della brg SAP Imola. La mattina del 15/10/1944 fu incolpato dai tedeschi di sabotaggio perché le mine poste sotto il ponte sovrastante il canale annesso al mulino, furono trovate allagate. Nonostante che cercasse di far comprendere ai tedeschi che l'acqua rigurgitante filtrava anche attraverso le botole chiuse, essi non gli credettero. Trascinatolo fuori dal mulino lo condussero nel retro del fabbricato e lo uccisero.
LORENZATICO (BO). Fucilata (forse dai tedeschi) la partigiana Attilia Rusticelli. Militò nel btg Marzocchi della 63a brg Bolero Garibaldi. Fece parte dei GDD e fu addetta alla distribuzione della stampa clandestina. Nell'ottobre 1944, temendo di essere stata individuata come staffetta, fu temporaneamente trasferita nella base di Zenerigolo (S. Giovanni in Persiceto). Catturata dai tedeschi, venne fucilata il 15/10/1944 nei pressi della casa di via Lorenzatico.
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BOLOGNA. Tedeschi uccidono il partigiano Timoscèmko in un castagneto vicino al fronte.
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SASSO MARCONI (BO). Tedeschi catturano e fucilano il partigiano Franco Danielli. Prestò servizio militare a S. Pietro sul Carso e a Pistoia in fanteria con il grado di sergente dal febbraio 1942 all'8/9/43. Militò nel btg Monaldo della 63 a brg Bolero Garibaldi con funzione di informatore. Fu addetto anche al rifornimento di armi e operò a Monte S. Pietro. Catturato da una pattuglia tedesca, venne fucilato a Sasso Marconi il 17/10/1944.
GESSI DI ZOLA PREDOSA (BO). Tedeschi uccidono il partigiano Natale Mongiorgi durante un rastrellamento.
BOLOGNA. Fucilati undici partigiani.
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BARGELLINO (BO). Tedeschi uccidono il partigiano Antonio Marzocchi in una imboscata.
Antonio Marzocchi prestò servizio militare in aeronautica, con il grado di sottotenente, ad Aviano (UD) e Viterbo, dal 2/2/40 all'8/9/43. Dopo avere militato in una formazione partigiana sul monte Falterona a Forlì, nella primavera 1944 entrò a far parte del btg Sergio della 63a brg Bolero Garibaldi operante tra S. Giovanni in Persiceto, Anzola Emilia e Calderara di Reno.
Prese parte a numerose rischiose azioni, compresa la liberazione del partigiano Rinaldo Veronesi ferito e tenuto prigioniero dai nazifascisti. Ai primi di settembre assunse il comando del btg, dopo la morte del comandante Nerio Nannetti «Sergio». Verso la metà di ottobre 1944 ricevette dal CUMER l'ordine di raggiungere Bologna con il suo btg e di acquartierarsi tra le rovine dell'ex ospedale Maggiore, in via Riva Reno, in previsione di quella che si riteneva l'imminente liberazione di Bologna.
La sera del 17/10, alla testa di un centinaio di uomini, con armi e munizioni, iniziò la marcia di avvicinamento, lungo i binari della linea ferroviaria Bologna-Verona. In località Bargellino di Tavernelle (Calderara di Reno) la colonna cadde in un'imboscata tedesca. Essendo in testa, fu colpito per primo. Il giorno dopo il suo cadavere fu impiccato a un albero del viale di circonvallazione a S. Giovanni in Persiceto e sfregiato dai nazifascisti.
Il suo nome è stato dato a un btg della 63a brg Bolero Garibaldi. Riconosciuto partigiano dall'1/5/44 al 18/10/44. Gli è stata conferita la medaglia di bronzo al valore militare con la seguente motivazione: «Sottotenente dell'Aeronautica Militare, animoso partigiano, partecipava attivamente alla Resistenza, assumendo, nelle locali formazioni, compiti di sagace organizzatore e comandante. Distinguendosi per iniziativa, coraggio ed eccezionale perizia, prendeva parte a numerose e rischiose azioni di guerriglia, conseguendo notevoli risultati operativi. Cadeva nel combattimento della notte tra il 17 e il 18 ottobre 1944, immolando ai suoi ideali la giovane e promettente esistenza». S. Giovanni in Persiceto, 18 luglio -18 ottobre 1944.
IMOLA (BO). Via Lasie Brigate Nere uccidono con un colpo alla nuca due partigiani.
CANTALUPO (BO). Tedeschi per errore durante una esercitazione uccidono un civile Angelo Mirri.
SASSO MARCONI (BO). Parco di villa Ghisilleri SS fucilano 19 civili.
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CASTENASO (BO). In una operazione di operazione di rastrellamento truppe del Feld-Ersatz-Bataillon 305 (Hptm. Hoffmann), Feldgendarmerie-Trupp a 451 sotto il comando del LI. Gebirgs-Armeekorps in uno scontro a fuoco uccidono 10 partigiani, arrestano 193 civili 8 dei quali indentificati come partigiani e fucilati sul posto dei civili rimanenti garn parte viene inviata in Germania.
BADOLO (BO). Nazifascisti catturano e fucilano un civile Sisto Cavazza.
SAN LUCA (BO). Brigate Nere fucilano tre partigiani.
BOLOGNA. Poligono di tiro fascisti fucilano 14 partigiani.
BOLOGNA. Università Brigate Nere fucilano sei partigiani.
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VIGORSO (BO). Tedeschi uccidono otto persone, di cui sette civili (cinque donne e due uomini) e un patigiano.
MONGARDINO (BO). Tedeschi uccidono il partigiano Orlando Venturi. Militò nel btg Monaldo della 63ª brg Bolero Garibaldi con funzione di intendente di btg e operò a Monte S. Pietro. Rastrellato il 17/10/44, fu impiccato a Mongardino (Sasso Marconi) il 21/10/1944. Riconosciuto partigiano con il grado di tenente dal 5/4/44 al 21/10/44.
22
MEDICINA (BO). Tedeschi della Feldgendarmerie fucilano otto patigiani precedentemente catturati e torturati.
BOLOGNA. Porta Lame fascisti fucilano tre partigiani.
BOLOGNA. Porta Mazzini fucilato il partigiano Arvedo Bastia. Militò nella 63a brg Bolero Garibaldi ed operò a Bologna e in provincia.
BOLOGNA. Tedeschi uccidono due partigiani.
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VERGATO (BO). In località Susano i tedeschi fucilano 10 persone.
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CORTICELLA (BO). Via delle Fonti tedeschi uccidono il partigiano Franco Albertini. Militò nel 4° btg Pinardi della la brg Irma Bandiera Garibaldi ed operò a Corticella (Bologna). Responsabile del Fronte della gioventù di Corticella, fu ucciso a bruciapelo da un tedesco il 28/10/1944 in via delle Fonti mentre, con altri compagni, stava compiendo un'azione per il recupero di armi.
BOLOGNA. Via Barbieri fascisti fucilano il partigiano Luciano Proni.
Luciano Proni prestò servizio militare in Albania e in URSS. Fece parte del gruppo dirigente della FGSI di Bologna e fu uno dei promotori della brg Matteotti Città.Il 23/9/43, con Leandro e Vincenzo Monti, recuperò parte delle armi abbandonate nella caserma di via Agucchi che servirono per la brg. Fu uno dei massimi dirigenti della brg sino al luglio 1944 quando, per la delazione di una donna, furono arrestati numerosi militanti della FGSI. Quando le brigate nere si recarono ad arrestarlo, nella sua abitazione in via del Carro 9, riuscì a fuggire fortunosamente in mutande, passando lungo i tetti da un'abitazione all'altra.
Si recò sull'Appennino bolognese, tra Pianoro e Monterenzio, ed entrò a far parte della 62ª brg Camicie rosse Garibaldi. Divenutone il comandante, la guidò con grande coraggio e capacità militare in tutti i combattimenti che la formazione sostenne nell'estate-autunno. Il 26/9/44 fu colpito al polmone sinistro da un colpo di mitra, in uno scontro con i tedeschi in località Casoni di Romagna (Casalfiumanese). Lo salvò Medardo Bottonelli «Sfìlatino». Incurante dei tedeschi che avanzavano, se lo caricò sulle spalle e lo portò in una casa colonica dove ebbe i primi soccorsi.
Dopo essere stato curato prima da un medico di Castel S. Pietro e poi nell'infermeria partigiana di Bologna, in via Duca d'Aosta 77 (oggi via Andrea Costa), ai primi di ottobre riprese la lotta nelle fila della brg Matteotti Città. Pare che avesse avuto da Sante Vincenzi «Mario», uno dei massimi dirigenti del CUMER, l'incarico di attraversare le linee per una missione politico-militare.
Il 28/10/1944, mentre transitava a piedi in via Barbieri (Bologna), fu identificato da una pattuglia di fascisti e ucciso sul posto. Poiché era privo di documenti, e di conseguenza, la famiglia non potè essere avvertita, venne inumato anonimo. Solo nel settembre 1945 la famiglia riconobbe alcuni suoi indumenti conservati in un sacco presso l'istituto di Medicina legale di Bologna.
Riconosciuto partigiano con il grado di maggiore dal 9/9/43 al 28/10/44. Gli è stata conferita la medaglia d'argento alla memoria con la seguente motivazione: «Dopo l'armistizio fu tra i suscitatori e gli animatori della resistenza armata allo invasore tedesco assumendo, nelle file partigiane, incarichi di responsabilità e di comando. Ripetutamente affermatesi per doti di trascinatore e per valoroso personale comportamento, particolarmente si distinse il giorno 8 settembre 1944 nel capitanare, con estrema decisione, un ardimentoso e molto ben riuscito attacco contro il munito presidio di Bisano ed il giorno 28 settembre 1944 nel duro combattimento di Casoni di Romagna dove riportò anche la ferita al petto. Caduto in un'imboscata venne trucidato dopo strenua resistenza». Zona di Bologna, settembre 1943 - ottobre 1944. Il suo nome è stato dato ad una strada di Bologna.
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CORTICELLA (BO). Via delle Fonti tedeschi impiccano tre partigiani precedentemente catturati e torturati.
30
CASTELDOBOLE (BO). SS di Reder uccidono 13 o 15 uomini fra partigiani e civili. Tra i caduti partigiano il pianorese alfredo Galli che venne falcidiato da una raffica di mitraglia sparatagli a bruciapelo sul greto del fiume Reno, mentre cercava rifugio dall'incursione aerea. Il 31 ottobre 1944 alle ore 8 le SS tedesche, ritornate per proseguire nel rastrellamento, trovata la sua salma nella casa, la cosparsero di petrolio e la incendiarono.
2
PRUNAROLO (BO). 3 civili uccisi in un tentativo di fuga, 23 civili sospetti arrestati.
10
BOLOGNA. Via Croce Coperta ucciso il partigiano Carlo Malaguti.
Carlo Malaguti prestò servizio militare negli autieri, a Bologna, dal 1941 al 1943. Militò nella 7a brg GAP Gianni Garibaldi e operò a Castel Maggiore, Castenaso e Bologna. Entrato nel movimento resistenziale, insieme con Arrigo Pioppi accompagnò a Monte Calderaro, dove c'era una base di smistamento di partigiani, molti giovani diretti in montagna. Insieme con il padre fu attivo nell'organizzazione dello sciopero dell'1/3/44. Comandante del btg di Castenaso della 7a brg GAP Gianni Garibaldi, partecipò il 7/11/44 alla battaglia di Porta Lame, attestandosi nella base del macello. Durante la battaglia colse di sorpresa i nazifascisti insieme con il gruppo di Castel Maggiore. Cadde in uno scontro in via Croce Coperta (Corticella - Bologna) il 10/11/1944. Riconosciuto partigiano con il grado di capitano dal 10/10/43 al 10/11/44.
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SASSO MARCONI (BO). Viene fucilato il partigiano pianorese Olindo Costa.
14
BOLOGNA. Via Begatto fascisti o nazifascisti uccidono il partigiano Giovanni Casoni.
Nell'estate 1931, per aver espresso opinioni contrarie al regime, fu aggredito da quattro individui che lo lasciarono privo di conoscenza sul ciglio della strada. Il 10/12/37 fu arrestato a seguito di una perquisizione effettuata nella sua abitazione da alcuni agenti. Dalla questura fu trasferito nelle carceri di S. Giovanni in Monte e da qui in quelle di Castelfranco Emilia (MO) dove rimase per alcuni mesi. Fu scarcerato per mancanza di prove a suo carico. L'anno successivo fu ancora incarcerato per alcuni giorni.
Subito dopo l’8/9/43 il suo laboratorio di odontotecnico divenne base partigiana e luogo di smistamento di armi. Nel luglio 1944 venne arrestato da Renato Tartarotti e rilasciato poco dopo. Riprese il lavoro clandestino fino alla sera del 14/11/1944 quando venne ucciso dai nazifascisti sotto le finestre del suo laboratorio, in via Begatto. Riconosciuto partigiano con funzioni di ispettore di brigata nella 2a brg Paolo Garibaldi dal 10/9/43 al 14/11/44. Al suo nome è stata intitolata una strada di Bologna.
15
MONGARDINO (BO). Tedeschi uccidono il partigiano Vittorio Patrignani precedentemente catturato.
Partecipò alla prima guerra mondiale, nel corso della quale fu decorato con medaglia d'argento al valore militare. Ben voluto e stimato, nonostante fosse di poche parole, manifestò i suoi sentimenti antifascisti con il suo comportamento e prendendosi cura di numerosi partigiani feriti.
Il 2/11/44 i brigatisti neri si recarono nella sua abitazione per arrestarlo, e, non avendolo trovato, la devastarono. Poi, incontratolo mentre era a passeggio con la figlia, lo catturarono e lo portarono a Casa suore di Mongardino (Sasso Marconi). Il 5/11/1944, alla moglie recatasi per il quotidiano colloquio, fu comunicato che era stato trasferìto all'ospedale di Zola Predosa. Nonostante le ricerche condotte, sia a Zola Predosa sia presso le sedi dei vari Kommandantur, non riuscì a ottenere notizie. Due mesi dopo apprese che era stato fucilato dai nazisti mentre si recava in cantina a prelevare legna. Riconosciuto partigiano nella 63ª brg Bolero Garibaldi dal 22/9/43 al 5/11/44.
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BOLOGNA. Nazisti fucilano Don Lanzoni Antonio.
18
BOLOGNA. Poligono di tiro fucilati tre partigiani tra cui Bruno Galeotti. Militò nella 7a brg GAP Gianni Garibaldi e operò a Bologna. Arrestato il 6/10/44 nella sua abitazione a S. Lazzaro di Savena dalle SS tedesche, venne fucilato al poligono di tiro (Bologna) il 18/11/1944.
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BOLOGNA. Via Fossolo fascisti uccidono il partigiano Nino Luccarini. Prestò servizio militare nel genio in Francia. Impegnato nella lotta di liberazione fin dagli inizi promosse e coordinò le prima formazioni partigiane operanti nella zona Budrio - Castenaso. Comandò il btg Pasquali della 4 a brg Venturoli Garibaldi dalla sua costituzione, guidando le SAP della zona S. Vitale. Il 20/9/44, catturato da 5 militi della GNR, approfittando «di un attimo di distrazione dei fascisti», strappò loro un fucile, ne ferì tre e si mise in salvo. Nuovamente catturato in via Fossolo, venne poi ucciso il 22/11/1944. Riconosciuto partigiano dall'1/11/43 al 22/11/44. Il suo nome è stato dato a un giardino di Bologna.
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BOLOGNA. Brigate Nere uccidono con colpi di pistola alla nuca due antifascisti e due partigiani.
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MEDICINA (BO). Tedeschi uccidono un civile Ettore Zuffa nei pressi della sua abitazione, per avere difeso la figlia da un militare che la voleva violentare.
29
FIORENTINA (BO). Brigate Nere di Bologna e Medicina uccidono due civili vicini al movimento partigiano durante un rastrellamento.
5
BOLOGNA. Via Borgonuovo fascisti feriscono un partigiano Ferruccio Magnani, muore all'ospedale in seguito alle ferite lo stesso giorno.
Ferruccio Magnani negli anni della dittatura fu uno dei principali dirigenti del suo partito, per incarico del quale svolse un'intensa attività politica all'interno dei sindacati fascisti. Nel 1937 venne arrestato e subì 40 giorni di carcere prima di essere dimesso perché nulla era emerso a suo carico. Fu nuovamente arrestato nel gennaio 1938, con una cinquantina di antifascisti bolognesi, e deferito al Tribunale speciale per «organizzazione comunista». Nel rapporto della polizia si legge che «Sfruttava, ai fini della propaganda comunista, il metodo così detto dell’attività legale, cercava, cioè, di dilatare i malumori per la disoccupazione, di far sorgere discussioni e reazioni apparentemente leciti, di esercitare azione disgregativa e di sfruttare tutto quanto sotto l'aspetto apparentemente legale potesse servire ai fini di partito».
Il 26/11/38 fu condannato a 8 anni di carcere per costituzione del PCI, appartenenza allo stesso e propaganda. Ebbe anche 3 anni di libertà vigilata. Scontò la pena nelle carceri di Bologna, Roma, Civitavecchia (Roma) e Spoleto (PG). Durante la lunga detenzione acquistò e lesse numerosi libri di storia. Il 31/7/39 fu denunciato nuovamente al Tribunale speciale, ma il procedimento non ebbe seguito. Tornò libero nell'agosto 1943 e rientrò a Bologna.
Subito dopo l'inizio della lotta di liberazione organizzò squadre armate in città. Nella primavera 1944 fu tra i promotori degli scioperi che si tennero nelle aziende meccaniche di Castel Maggiore e nella zona Saffi (Bologna). Nell'estate 1944 fu incaricato dal CUMER di assumere la funzione di commissario politico della brg Stella rossa Lupo, con Agostino Ottani come vice.
Nonostante l'ostilità che Mario Musolesi — il comandante della brg — aveva sempre mostrato nei confronti dei commissari politici nominati dal CUMER, alcuni dei quali erano stati rifiutati, riuscì a conquistarsi la stima dei partigiani della formazione. In settembre venne retrocesso a vice commissario. Nella seconda metà di ottobre lasciò la brg avendo ricevuto dal CUMER l'ordine di aggregarsi ai reparti della 63a brg Bolero Garibaldi che, dalla collina, dovevano spostarsi verso Bologna per partecipare a quella che si riteneva l'imminente insurrezione per la liberazione della città.
All'inizio di novembre fu nominato vice commissario politico della 7a brg GAP Gianni Garibaldi e il 7/11 prese parte alla battaglia di Porta Lame. Il 5/12/1944, mentre transitava in via Borgonuovo, fu riconosciuto da alcuni fascisti e ferito. Trasportato all'ospedale S. Orsola vi decedeva lo stesso giorno per ferite al torace e all'addome. La notizia della sua morte — e quella di Giovanni Martini, avvenuta in quei giorni - fu data da un volantino del comando della 7a brg GAP Gianni Garibaldi in data 27/12/44. Vi si legge tra l'altro:
«Lottò tenacemente negli anni più duri della reazione fascista; condannato dal famigerato tribunale speciale sopportò con fermezza parecchi anni di galera fascista e ne uscì più ferrato, più temprato, più irremovibile nel proposito di combattere fino alla distruzione del fascismo e dell'hitlerismo. Si distinse prima nelle formazioni garibaldine partigiane; passato poi alla nostra 7a brg GAP vi apportò il contributo della sua preparazione, del suo spirito combattivo, della sua fede nei destini della Patria». Il suo nome fu dato alla 6a brg di città e a un btg della la brg Irma Bandiera Garibaldi. Riconosciuto partigiano, con il grado di tenente colonnello, dal 10/9/43 al 5/12/44. Il suo nome è stato dato a una strada di Bologna.
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PIOVEGO DI SOTTO (BO). Tedeschi uccidono un renitente Oliviero Collina.
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S. GIORGIO DI PIANO (BO). Brigate Nere comandate da Pifferi fucilano nove militi GNR disertori di uno partigiano.
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BOLOGNA. Poligono di tiro fucilati 14 partigiani.
CORTICELLA (BO). Brigate Nere comandate da Pifferi arrestano e fucilano tre partigiani.
CHIUSA DI CAVICCHIO (BO). Tedeschi uccidono 13 civili di cui sei donne, cinque uomini, una bambina e un bambino.
Dal 14 al 23
SABBIUNO DI PADERNO (BO). SS fucilano partigiani e civili precedentemente rastrellati e incarcerate. Identificate 58 vittime tra le quali il partigiano pianorese Fossi Ermes "Aquilone".
BOLOGNA. Facoltà di ingegneria muore in seguito a tortur da parte di fascisti il partigiano Bruno Pasquali, viene inscenata una fucilazione.
Pasquali Bruno iscritto al PCI dal 1935. Nel dicembre 1938 fu arrestato, con altri 77 militanti antifascisti, perchè accusato di «organizzazione comunista». Deferito al Tribunale speciale il l6/6/39, il 27/7 fu condannato a 5 anni di carcere per «associazione e propaganda sovversiva». Chiese la grazia, ma la sua domanda venne respinta. Il 22/12/41 fu rimesso in libertà.
Il 17/6/43 nella sua pratica fu annotato: «Viene vigilato». Dopo l'8/9/43 fu tra i primi organizzatori dei gruppi armati cittadini con Giordano Walter Busi, Luigi Gaiani, Vittorio Gombi, Walter Nerozzi, Remigio Venturoli e altri. Nell'ottobre si recò a Guiglia (MO) e diede vita, con altri, a una formazione partigiana chiamata «Pisacane». Il gruppo svolse una modesta attività militare e venne sciolto quasi subito, perchè privo di un'adeguata organizzazione e di collegamenti con i CLN di Bologna e Modena.
Tornato a Bologna, prese parte a numerosi attentati contro le sedi tedesche e locali pubblici frequentati dai nazifascisti. Il 26/1/44, con Ermanno Galeotti e Venturoli, giustiziò il federale fascista Eugenio Facchini nella sede della mensa universitaria in via Zamboni 29. Mentre si stava allontanando in bicicletta lungo la via del Guasto, fu raggiunto a una spalla da un colpo di rivoltella sparato dal vice federale Walter Boninsegni. Riportò una ferita non grave dalla quale guarì senza farsi ricoverare in ospedale.
Qualche mese dopo si spostò nel Ferrarese ed entrò a far parte della 35ª brg Rizzieri Garibaldi. Il 7/6/44, per una delazione, fu arrestato a Pontelagoscuro (FE) dove si era recato per incontrarsi con alcune reclute. Della sua detenzione ha scritto un lungo rapporto, conservato nell'archivio del PCI e pubblicato nel 1970, con il titolo «Fuga dalle grinfie dei fascisti», nel «Quaderno n. 9-10 de "La Lotta"».
Fu portato in aperta campagna e subì una finta fucilazione. Dopo molti maltrattamenti lo portarono a Bologna in auto. Nei pressi della località Corticella l'auto si fermò, perchè era stata suonata la sirena dell'allarme aereo, e i fascisti che lo scortavano ne approfittarono per inscenare una nuova fucilazione. Poichè anche questa volta non disse i nomi delle persone con le quali avrebbe dovuto incontrarsi nè quelli dei dirigenti della brg, i fascisti gli applicarono al braccio destro un giornale imbevuto di benzina e gli diedero fuoco. Resistette al dolore e quando fu suonato il cessato allarme i fascisti lo portarono nella caserma di via Magarotti (oggi via dei Bersaglieri).
Dopo duri maltrattamenti, ha scritto Pasquali, un tenente della GNR «propose di attaccarmi ad una catena coi piedi e di mettermi giù per il pozzo. Non si discusse e si passò ai fatti. Non so quanto tempo rimasi in quella posizione; so solo che ebbi l'impressione che i polmoni mi scoppiassero. Tirato su fui sdraiato di nuovo sulla barella con la testa dentro ad una bacinella piena d'acqua e si fece il turno a gettarmi acqua su tutto il corpo. Suppongo che fossero già le 17 circa quando passò di lì il dottore che fu chiamato ed interpellato per occuparsi del mio stato di salute. Questi mi si appressò e messomi lo stetoscopio per qualche secondo sul petto, ordinò immediatamente di andare a prendere una iniezione di morfina e di alzarmi.
Io avevo quasi perso la percezione di tutto ciò che succedeva attorno a me. Fattami la puntura mi riebbi di nuovo. Sempre il dottore ordinò di avvolgermi in un paio di coperte e di portarmi a riposare. Mi si portò infatti dentro una specie di porcile e mi si sdraiò sulla paglia. Ebbi l'impressione di sdraiarmi su un letto di piume».
Nei giorni seguenti fu a lungo torturato, mentre le ustioni al braccio avevano cominciato a infettarsi. Per sottrarsi alla violenza si mise a ridere e a fare gesti strani come se fosse impazzito. Quando il medico constatò le gravi condizioni delle ustioni, ordinò che fosse trasferìto nell'infermeria del carcere di S. Giovanni in Monte (Bologna), dove ricevette le prime cure.
Per evitare di guarire e di essere riportato nella caserma della GNR, Pasquali, come si legge nel suo scritto, fece sulla ferita «una spalmata di Antipiol, medicamento questo che, oltre ad agire come assorbente di pus, tende anche a disgregare i tessuti. Il risultato non si fece attendere perchè verso le tre del mattino, alzandomi per andare a urinare, fatti pochi passi, mi accorsi che il sangue usciva a fiotti dalla fascia». Per evitare che morisse dissanguato fu trasferìto all'ospedale S. Orsola dove i medici, vista la gravità della situazione, decisero, poi ci ripensarono, di amputargli il braccio.
Fu curato e quando ritenne di avere recuperato le forze, evase nella notte tra il 10 e l'll/7, grazie all'aiuto di alcuni infermieri che avevano appoggiato, non visti dai militi di guardia, una scala a pioli alla finestra. Trovò rifugio nell'abitazione di una infermiera e qui fu curato dal dott. Fabio Fabbi. In seguito fu trasferito in un altro appartamento, fuori porta D'Azeglio, dove fu curato dal prof. Giovanni Giuseppe Palmieri.
Nel dopoguerra Palmieri ha scritto: «Ascoltato il racconto (delle torture subìte), lo visitai e trovai le orribili piaghe, ma soprattutto trovai un corpo che pareva fatto soltanto di pelle e d'ossa e diafano, come fosse di cera». Impiegò più di un mese per guarire completamente e recuperare le forze. Si aggregò a un btg della 1ª brg Irma Bandiera Garibaldi e riprese 1'attività di guerriglia in citta. Il 14/11/44, mentre si trovava in una base della brg, in via Mazzini 70, fu catturato dai fascisti — a seguito di una delazione — con altri partigiani, tra i quali Busi. Fu a lungo torturato nei locali della facoltà di Ingegneria a porta Saragozza, ma nulla si conosce dei suoi ultimi giorni di vita. Presumibilmente fu ucciso il 18/11/1944. Riconosciuto partigiano nella 63ª brg Bolero Garibaldi dal 9/9/43 al 14/12/44.
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BOLOGNA. Fascisti fucilano un uomo.
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S.ANNA (BO). Brigate Nere comandate da Pifferi caturano e uccidono un partigiano Renato Serenari.
Subito dopo l'inizio della lotta di liberazione la sua casa colonica venne trasformata in una base della 7ª brg GAP Gianni Garibaldi, nella quale fu sistemata anche una tipografia clandestina. All'inizio del 1944 si recò nel Bellunese e militò nel dist Fergnani della brg Nannetti. Rientrato a Bologna nell'aprile, entrò a far parte della 7ª brg GAP Gianni Garibaldi con funzione di vice commissario politico e poi di capo di SM. Operò in città per tutta l'estate e nell'autunno il suo gruppo si trasferì nella Valle dei Bocchi a Castel Maggiore. A seguito di una delazione, il 15/12/1944 fu catturato con altri partigiani e ucciso con un colpo alla nuca in località S. Anna (Castel Maggiore).
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CASTENASO (BO). Brigate Nere comandate da Pifferi uccidono due partigiani precedentemente catturati.
MEDICINA (BO). Militare tedesco uccide un civile Albertino Raffaelli.
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IMOLA (BO). Carcere della Rocca muore in seguito a torture da parte delle Brigate Nere il partigiano Celso Silimbani.
Militò nel btg Rocco Marabini della brg SAP Imola. Nel settembre 1943 nel giardino della sua casa con l'aiuto di Celso Marabini e del figlio Antonio provvide a seppellire armi che vennero distribuite al movimento partigiano. Il deposito rimase celato fino al dicembre 1944 quando le brigate nere, insospettitesi per la continuata frequentazione di partigiani e noti antifascisti, il 19/12/44 operarono una perquisizione nella sua casa ed in altre abitazioni scoprendo il nascondiglio.
Arrestato con il figlio, Adolfo Boschi, Amilcare Rossi e Rocco Marabini, e tradotto nella sede della brigata nera, subì percosse e minacce. Trasferito nel carcere della Rocca, subì sevizie e maltrattamenti tali che il 26/12/1944, tra atroci spasimi, morì tra le braccia del figlio. Riconosciuto partigiano con il grado di sottotenente dall'1/5/44 al 26/12/44. Gli è stata conferita la medaglia di bronzo alla memoria con la seguente motivazione: «Fervente patriota, dedicava tutto se stesso alla lotta di liberazione, assumendo anche il rischioso compito della custodia e della distribuzione delle armi ai partigiani. Catturato insieme al figlio, subiva, alla presenza di questi, atroci torture fino al sacrificio supremo, affrontato in nome della libertà della Patria». Imola, maggio 1944-26 dicembre 1944.
3
ANZOLA (BO). ucciso il giornalista Giovanni Brizzolara.
Anche se antifascista - in gioventù aveva militato nel PRI - lavorò a "il Resto del Carlino" durante la dittatura, pur senza essere assunto. Intervenne alla riunione del 15/9/43 dei redattori, convocata d'ordine del comando tedesco, dopo la chiusura del giornale, in segno di protesta contro l'invasione. Dopo l'esposizione del programma di lavoro - fatta da Giorgio Pini, designato direttore - «dichiara che non è più disposto a vendere la propria penna a chicchessia e che avrebbe preferito vivere di pane e acqua». Restò perché Pini garantì a lui e ad altri, che avrebbe fatto «loro scudo con la propria persona» (U. Bellocchi, il Resto del Carlino, p.156).
Licenziato nell'aprile, perché non iscritto al PFR, fu riassunto in settembre. Poiché il prof. Vico Parini scrisse indignato a Pini di avere saputo che al quotidiano lavorava «un eminente antifascista», fu nuovamente licenziato. Dopo avere cercato invano un lavoro, venne ricoverato nel sanatorio di Montecatone (Imola). Alla fine del 1944, quando il sanatorio fu sgomberato, tornò a bussare alla porta del giornale, la cui redazione si trovava a Lavino (Anzola Emilia) e inviò un telegramma a Pini per chiedere di essere assunto. Cosa sia avvenuto non si sa, ma la mattina del 3/1/1945 fu trovato morto lungo la via Emilia, vicino alla sede del giornale. Era stato ucciso con un'arma da fuoco. I fascisti - anche se la notizia non fu pubblicata - tentarono di accreditare la tesi che fosse stato ucciso dai partigiani. Pini, in lettere private, ha escluso che sia stato ucciso dai partigiani.
BOLOGNA. Brigate Nere catturano e fucilano il partigiano Otello Spadoni. Il corpo è trascinato in Piazza Nettuno ma è ucciso per strada. Otello Spadoni subito dopo l'inizio della guerra di liberazione, fece parte dei primi gruppi armati che si costituirono nella zona di Pontevecchio (Bologna) e partecipò a numerose azioni.
Nel marzo 1944 si trasferì nella valle del Piave, in provincia di Belluno, e combattè in una brg della div Nannetti. Ammalatosi, rientrò a Bologna. Dopo la guarigione entrò a far parte della squadra Temporale della 7a brg GAP Gianni Garibaldi con funzione di capo nucleo. Prese parte a tutte le azioni della formazione nell'autunno-inverno 1944. Il 3/1/1945, mentre transitava lungo via d'Azeglio, con altri due partigiani, dopo avere compiuto un'azione, venne fermato dalla spia Lidia Golinelli «Vienna» e indicato alle brigate nere che la accompagnavano. Catturato e trascinato in piazza Nettuno, venne fucilato davanti a palazzo d'Accursio, in quello che i fascisti avevano battezzato «Il posto di ristoro dei partigiani».
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MONTE MAGGIORE (BO). Tedeschi uccidono un civile Francesco Turrini.
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BOLOGNA. Vicolo Alemagna fascisti catturano e uccidono a colpi di rivoltella il partigiano Aldo Ognibene. Subito dopo l'inizio della lotta di liberazione fu uno dei primi organizzatori di squadre armate a Bologna. Trasferitosi nella primavera sull'Appennino tosco-emiliano, militò nella 62ª brg Camicie rosse Garibaldi e quindi nella 66ª brg Jacchia Garibaldi. Nell'estate fu inviato del CUMER a Monte Sole per assumere la funzione di commissario politico di un btg della brg Stella rossa Lupo. Prese parte a numerose azioni militari compreso l'assalto contro la caserma della GNR a Savigno.
Il 15/10/44, dopo l'eccidio di Marzabotto, rientrò a Bologna con numerosi partigiani della brg Stella rossa Lupo, con i quali fu aggregato alla 7ª brg GAP Gianni Garibaldi. Divenne commissario politico del dist acquartierato tra le rovine dell'ex ospedale Maggiore, in via Riva Reno (dove oggi sorge il Palazzo dello Sport), in previsione di quella che si riteneva l'imminente insurrezione di Bologna. Il 7/11/44 prese parte alla battaglia di Porta Lame. Il 5/1/1945, mentre si trovava in una sala cinematografica in via Rizzoli, venne catturato dai fascisti su segnalazione della spia Lidia Golinelli, «Vienna». Fu portato in via S. Stefano, angolo vicolo Alemagna, e ucciso a colpi di rivoltella. Riconosciuto partigiano dal 12/9/43 al 5/1/45. Al suo nome è stata intitolata una strada di Bologna.
6
MONTE MAGGIORE (BO). Tedeschi uccidono un civile Paolo Conti.
9
PIEVE S.ANDREA (BO). Soldato tedesco maneggiando il moschetto inavvertitamente uccide un bambino Antonio Gramantieri.
11
TORRETTA (BO). Catturato e fucilato il partigiano Gualtiero Grazia. Subito dopo l’8/9/43 entrò a far parte dei gruppi partigiani operanti a Castel Maggiore. Militò nella 7a brg GAP Gianni Garibaldi. Comandò il dist di Castel Maggiore, compito assunto poi da Franco Franchini. Il 3/9/44 insieme con Beltrando Pancaldi partecipò all'occupazione di Castel Maggiore. Venne fucilato alla Torretta (Bologna) l'11/1/1945.
14
COLLI DI PADERNO (BO). Il partigiano pianorese Cevenini Dino viene fucilato dopo essere stato incarcerato dal 14 dicembre 1944.
21
CASA VEZZOLA (BO). SS per rappresaglia in seguito all'uccisione di un commilitone prelevano dalla loro abitazione e uccidono due partigiani.
23
IMOLA (BO). Brigate Nere e tedeschi in una incursione per arrestare partigiani uccidono il partigiano Leo Billi mentre fugge.
27
MACCARETOLO (BO). Brigate Nere torturano e uccidono con un colpo di pistola alla nuca il partigiano Oreste Frabetti. Dirigente della locale sezione del PCI, subito dopo l' 8/9/43 entrò nel movimento resistenziale. Militò nel btg Tampellini della 2a brg Paolo Garibaldi e operò nella zona. Arrestato dalla Gestapo, fu trucidato a Maccaretolo (S. Pietro in Casale) il 27/1/1945.
28
IMOLA (BO). Carcere della Rocca muore per le torture da parte delle Brigate Nere il partigiano Giosuè Bombardini. Arrestato a seguito della scoperta dell'organizzazione comunista imolese, con sentenza del 13/6/27 fu prosciolto per non luogo a procedere. La sentenza investì 276 antifascisti, 19 dei quali furono rinviati al Tribunale speciale, mentre gli altri 257 furono prosciolti perché le prove a loro carico erano limitate agli anni antecedenti le leggi eccezionali. Militò nella 36ª brg Bianconcini Garibaldi e operò a Imola.
10
SAN RUFFILLO. Fino al 16 marzo i tedeschi fucilano 94 persone fra cui 29 giovani di Castelfranco, e il pianorese Sergio Casalini.
12
IMOLA (BO). Tedeschi fucilano un uomo.
2
SAN RUFFILLO (BO). Fucilati sette modenesi prelevati dalle carceri bolognesi.
10
BOLOGNA. Fondo La Rossa Brigate Nere uccidono con un colpo d'arma da fuoco alla testa otto partigiani precedentemente catturati e incarcerati.
17
MEDICINA (BO). Tedeschi uccidno un civile Riccardo Rangoni. La sera del 17/3/1945 guidava un autocarro da Castelguelfo di Bologna a Medicina a bordo del quale c'erano anche Alfonso Alvoni e Ilario Brusa. In via Molino all'altezza del civico 29 due militari tedeschi chiesero di salire a bordo. I tre rifiutarono sia perché il camion era sovraccarico sia perché una gomma era in avaria. Appena ripartiti, i soldati incominciarono a sparare. Sportosi per controllare i danni, fu colpito da un proiettile che gli frantumò il cranio. Nel corso della sparatoria Brusa rimase ferito. Il pretore di Imola ordinò la sepoltura di Rangoni nel cimitero mentre il comando Piazza della Crocetta arrestò i due militari autori del misfatto.
18
S.ANTONIO. Tdeschi uccidono un civile Sebastiano Montanari.
23
BOLOGNA. Via Falegnami Brigate Nere abbandonano i corpi di due partigiani torturati e seviziati per due giorni.
24
IMOLA (BO). Via Cavour Brigate Nere in rastrellamento uccidono il partigiano Armando Ruscello. Militò nel dist imolese della 7a brg GAP Gianni Garibaldi, con funzione di vice comandante di btg e operò a Imola. Fu catturato e fucilato a Imola il 24/3/1945. Il suo nome e quello del fratello Rino, caduto nella Resistenza, sono stati dati al dist imolese della 7a brg GAP Gianni Garibaldi. Riconosciuto partigiano dal 9/9/43 al 24/3/45. Gli è stata conferita la medaglia d'argento alla memoria con la seguente motivazione: «Entrava tra i primi a far parte del movimento clandestino partecipando a numerose azioni, sempre distinguendosi. La morte del fratello, caduto in combattimento, anziché fiaccarlo nello spirito, rinvigoriva la sua volontà di lotta. Attaccato da forze preponderanti su delazione, febbricitante si batteva strenuamente finché, colpito a morte, cadeva per la libertà della Patria». EmiliaRomagna, 8 settembre 1943-24 marzo 1945.
29
IMOLA (BO). Via provinciale Montanara tedeschi uccidono un civile Rivalta Domenico che si oppone a una perquisizione.
1
MUSSUMMATICO (BO). Brigate Nere e tedeschi uccidno un civile.
BOLOGNA. Ucciso il partigiano Dari Giovanni.
7
BOLOGNA. Via Saliceto fascisti uccidono il partigiano Ermete Polischi. Militò nel btg Pinardi della la brg Irma Bandiera Garibaldi con funzione di ispettore di brg, e operò a Bologna. Il 7/4/45, mentre con un altro partigiano partecipava a un'azione per disarmare un soldato tedesco, in via Saliceto, venne ferito da alcuni militi fascisti. Ricoverato in gravi condizioni in un ospedale militare a Granarolo Emilia, morì l'8/4/1945.
In via del Borgo viene fucilato il partigiano pianorese Graziano Ercolesi.
IMOLA (BO). Via Garibaldi fascisti sparano ad un civile Massari Gregorio che muore in seguito alle frite due giorni dopo.
9
AMOLA (Monte San Pietro - BO). Tedeschi uccidono il partigiano "Marino".
11
IMOLA (BO). Via Zello tedeschi uccidono un civile Gaspara Morara.
12
IMOLA (BO). Pozzo dello stabilimento Becca Brigate Nere uccidono dopo torture e sevizie sedici partigiani alcuni forse sono ancora vivi quando fanno crollare sui loro corpi la parte superiore del pozzo dove sono gettati.
S. AGATA BOLOGNAES (BO). Ucciso il partigiano Vittorio Broglia. Partecipò nell'ottobre 1943 alle prime riunioni tenutesi nella cantina di Ferdinando Cassina per la costituzione di un comitato antifascista clandestino locale. Militò nel btg Marzocchi della 63a brg Bolero Garibaldi ed operò a S. Agata Bolognese dove cadde.
BUBANO (BO). Tedeschi in ritirata uccidono la partigiana Cesira Pasquali a casa sua. Militò nella brg SAP Imola e operò nella bassa imolese. Il 12/4/1945 i tedeschi in fuga irruppero nella sua casa per razziare viveri e bestiame. Insieme con il marito Pio Minardi e il figlio Pio lottò e riuscìrono a mettere in fuga i tedeschi. Mentre il marito e il figlio si nascosero temendo rappresaglie, lei preferì restare a custodire la casa, ritenendo che nessuno le avrebbe fatto del male. I tedeschi ritornati, dopo aver saccheggiato la casa, la uccisero. La causa ufficiale del suo decesso è stata attribuita al bombardamento aereo che ebbe luogo nello stesso giorno.
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SELLUSTRA (BO). Tedeschi in ritirata sparano uccidendola Angela Mirri che si oppone ad una requisizione.
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ORTODONICO (BO). Tedeschi in ritirata uccidono due donne in un rifugio.
IMOLA (BO). Via Emilia tedeschi uccidono sparandogli il partigiano Anacleto Cavina. Durante il regime, fu perseguitato, incarcerato e confinato. Nel 1925, licenziato dalle ferrovie dello stato, fu costretto ad emigrare in Francia. Arrestato all'inizio del 1935 «per attività antifascista in Italia e all'estero», l'11/5/35 venne condannato a cinque anni di confino che scontò interamente. Durante la lotta di liberazione militò nella 7a brg GAP Gianni Garibaldi. Venne ucciso in combattimento contro i tedeschi in fuga il 14/4/1945, mentre i primi avamposti dell' 8a armata entravano in Imola. Riconosciuto partigiano dall'1/10/43 al 14/4/45. Gli è stata conferita la medaglia d'argento al valor militare con la seguente motivazione: «Fervente patriota, entrava fra i primi nelle locali formazioni partigiane e prendeva parte a numerose azioni, distinguendosi per le sue spiccate qualità di audace combattente. Ricevuto l'incarico di attaccare con la sua squadra il nemico in ripiegamento, trovatosi improvvisamente di fronte tre avversari, non esitava ad accettare il combattimento da solo. Inceppatasi la sua pistola, afferrava rabbiosamente la canna del fucile del più vicino nemico per disarmarlo. Nel coraggioso gesto perdeva la vita». Emilia-Romagna, 8 settembre 1943 - 14 aprile 1945.
IMOLA (BO). Casanteria Fornace tedeschi derubano e uccidono un civile Dante Cenesi.
SELLUSTRA (BO). Tedeschi in ritirata uccidono Concetta Marocchi che si oppone ad una requisizione.
ORTODONICO (BO). Tedeschi in ritirata uccidono un civile Contoli Ugo che si oppone ad una requisizione.
IMOLA (BO). Tedeschi in ritirata uccidono Virginia Rivola che chiede di essere pagata per una requisizione.
SESTO IMOLESE (BO). Tedeschi sparando uccidono Alberta Marabini.
SASSO MORELLI (BO). Tedeschi in ritirata strangolano Lucia Mongardi nella propria abitazione a Sasso Morelli per aver protestato con un gruppo di soldati tedeschi i quali, dopo essersi ubriacati, stavano distruggendo i suoi mobili. Per simulare l'omicidio, i tedeschi cercarono di incendiare la casa, tentativo sventato dall'arrivo delle truppe alleate che costrinse i tedeschi alla fuga.
POGGIOLO DI IMOLA (BO). Tedeschi uccidono don Marco Luigi Pelliconi. Parroco di Poggiolo, una chiesetta posta a sinistra del Santerno, a pochi passi da Imola, nell'inverno 1944 ebbe la canonica occupata dai tedeschi che gli consumarono tutti i viveri e gli asportarono anche le supellettili. «Prete colto e intelligente, introverso che per risparmiare vestiva una tonaca verde e consunta e un cappello sfilecciato più da bravo che da prete», si ribellò contre le razzie dei tedeschi, soprattutto quando venivano prelevati viveri già insufficienti per i suoi parrocchiani. Per questi suoi atteggiamenti i tedeschi lo giudicarono «pastore niente buono». Il 14/4/1945 i tedeschi si recarono a Torano per vendicarsi. Prelevatelo dalla canonica con un prestesto, lo trascinarono vicino alla fattoria Ca' Nova e, dopo averlo spogliato e schiaffeggiato e sospinto a calci, lo trucidarono. Il suo cadavere fu ritrovato il 19/4/45 nel canile della villa Mambrini. Il suo corpo presentava ferite da pugnale e falcidiato da una raffica di mitraglia.
SPAZZATE SASSATELLI (BO). Tedeschi in ritirata uccidono due partigiani.
BETTOLA - CASTELGUELFO (BO). Tedeschi in ritirata sparano alla schiena uccidendoli due uomini di cui uno partigiano.
15
GASPARA (BO). Tedeschi per rappresaglia in seguito alla morte di due soldati tedeschi uccidono due partigani.
CROCETTA (BO). Tedeschi in ritirata uccidono Bruno Dal Rio.
MEDICINA (BO). Ucciso un uomo.
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MEDICINA (BO). Tedeschi in ritirata uccidono tre civile di cui una donna.
18
BOLOGNA. Poligono di tiro fucilati cinque o sei partigiani.
19
CASTEL MAGGIORE (BO). Tedeschi catturano e fucilano tre partigiani in seguito ad uno scontro.
20
PRATI DI CAPRARA (BO). Brigate Nere torturano e uccidono due partigiani.
21
S. GIORGIO DI PIANO (BO). Ufficiale tedesco pugnala il partigiano Ernesto Melotti. Dalla primavera del 1944 collaborò con i nuclei di partigiani locali. La sera del 21/4/1945 venne pugnalato da un ufficiale tedesco mentre tentava di strappare alla nuora — divenuta l'amante dell'ufficiale e col quale si apprestava su di un calesse a fuggire verso il nord — il nipotino, il cui padre era prigioniero di guerra. All'indomani — il 22 aprile — la madre accorse verso il capoluogo per vederne la salma e venne colpita dalle schegge di una granata sparata dai tedeschi contro le avanguardie delle truppe americane giunte nel luogo; ricoverata all'ospedale di Bentivoglio, decedette il giorno successivo.
CASONI (BO). Uccisi tre partigiani.
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S. GIORGIO DI PIANO (BO). Tedeschi in ritirata uccidono otto civili fra cui cinque donne, una bambina, due uomini per razziare e per rappresaglia contro l'uccisione di un tedesco.
S. GIORGIO DI PIANO (BO). Campagna circostante tedeschi in ritirata uccidono due persone e feriscono a morte una donna che muore due giorni dopo.