Nessuno paga il conto per la “mattanza” del 2001 nella scuola Diaz di Genova. Sono stati assolti i vertici della polizia per le violenze del 21 luglio 2001, durante il G8 di Genova, all’interno della scuola Diaz di Genova. Nessuna condanna, dunque, per i dirigenti che firmarono il verbale di perquisizione: Giovanni Luperi, attuale capo del Dipartimento di analisi dell’Aisi (ex Sisde), nel 2001 vice direttore dell’Ucigos, Francesco Gratteri, attuale capo dell’Anticrimine, all’epoca dei fatti direttore dello Sco, e Gilberto Calderozzi, oggi capo dello Sco. Dei 29 imputati, 16 sono stati assolti e 13 condannati . Il tribunale di Genova ha deciso di emettere 13 condanne, esclusivamente nei confronti dei responsabili delle violenze all’interno della scuola e ha inflitto pene per complessivi 35 anni e sette mesi, di cui 32 anni e sei mesi condonati.
L’accusa aveva chiesto condanne per un totale di oltre 108 anni. Per la vicenda delle molotov introdotte all’interno della scuola, Pietro Troiani è stato condannato a tre anni e Michele Burgio a due anni e 6 mesi: ambedue imputati di calunnia, falso ideologico e violazione della legge sulle armi. Infine Luigi Fazio è stato condannato a un mese di reclusione. Alla lettura della sentenza, dopo 11 ore di camera di consiglio, si è levato il grido “Vergogna, vergogna!” dai settori del pubblico che affollava l’aula.
Forse è la sentenza peggiore, la più sfacciata, arrogante ed ingiusta che mai sia stata pronunciata da un tribunale italiano della Repubblica. Non si era mai vista una cosa del genere: graziati gli autori e i registi di una pagina tra le più infami della storia della polizia italiana, da quando è caduto il fascismo . Solo la condanna di Vincenzo Canterini, condannato a 4 anni e 3 mesi: ma solo perché erano state raccolte troppe prove della sua partecipazione diretta al pestaggio dei ragazzi della Diaz.
Gli altri responsabili di quell’orrore, definito da un dirigente stesso della polizia come «macelleria messicana», sono stati dichiarati non colpevoli. Che senso ha questa sentenza? Non c’era il minimo dubbio che il reato fosse avvenuto, eppure i giudici hanno preso queste gravi decisioni. A nulla è servita l’esclusiva video inchiesta della Bbc che inchiodava gli imputati più alti in grado alle proprie responsabilità e confermava senza dubbi la messa in atto di un’azione pianificata nei dettagli: la creazione fraudolenta di prove giustificanti la brutale irruzione.
Quelle Molotov venivano infatti da Corso Italia ritrovate nel pomeriggio del 21 luglio, almeno sette ore prima del sequestro al primo piano della Diaz. Le stesse che nel codice penale sono considerate arma da guerra e servono per sopperire alla mancanza di elementi per sancire gli innumerevoli fermi e arresti. Le stesse che spariranno dagli archivi del tribunale senza alcuna spiegazione.
Nei fotogrammi del cosiddetto “viaggio delle molotov” si distinguono nitidamente tutti i responsabili di comando: Francesco Grattieri, allora capo della Sco, il Servizio Centrale Operativo, poi promosso capo dell’Anticrimine; Giovanni Luperi, nel 2001 vice-capo dell’Ucigos, il reparto operazioni speciali, poi promosso capo del dipartimento analisi dei servizi segreti; Spartaco Mortola, capo della Digos di Genova, oggi vice questore vicario di Torino.
Provate ora a fare finta che nulla sia successo. Provate a non indignarvi e rifugiarvi nella vostra quotidianità di cittadini senza diritti. Provate a pensare che in fondo sono altri che hanno preso calci e manganellate, altri sono stati messi sotto processo per reati mai commessi, altri hanno subito vergognose violenze alle proprie libertà personali. Provate a cancellare dai vostri pensieri i manganelli impazziti, che per dieci, cento, mille volte hanno infierito su corpi inermi a terra, poi massacrati fino a far schizzare il sangue su pareti e finestre: tutto il mondo ha visto quelle foto.
Provate a cambiare canale, mentre al telegiornale dicono distrattamente che i capi, i mandanti esecutori, sono stati assolti. Provate a fare tutto questo e avrete perso l’ultima goccia di vitalità democratica.
15 Novembre 2008
Dopo gli esposti del deputato Pdl Garagnani, il Pubblico Ministero Luigi Persico, titolare dei fascicoli sulle occupazioni nelle scuole bolognesi, si è sentito in dovere di incaricare la Digos di svolgere accertamenti.
A tutti i Presidi delle scuole superiori bolognesi, è arrivata una lettera in cui si chiede i nomi dei membri dei consigli d’istituto, l’elenco, le date, gli orari delle iniziative, l’indicazione dei nomi degli alunni, dei genitori e dei docenti partecipanti, il contenuto degli striscioni, gli eventuali danni.
La schedatura di massa fa parte di un piano preciso per criminalizzare il movimento d’opposizione nato nelle scuole e nelle università, contro le politiche devastanti del ministro Gelmini e del governo di destra a cui lei appartiene.
L’A.n.p.i. di Pianoro plaude e sostiene il Coordinamento degli insegnanti delle scuole superiori di Bologna e i Cub-scuola, che denunciano le intimidazioni e l’opera di delazione ai danni della mobilitazione, che accomuna insegnanti, genitori e studenti, contro i tentativi di smantellare la scuola pubblica statale.
L’A.n.p.i. di Pianoro condanna le ignobili parole dell’ ex-Presidente della Repubblica F.Cossiga, spudorata confessione del suo operato quando fu ministro dell’interno, ennesima provocazione e vera e propria incitazione alla violenza e a scontri di piazza: è veramente incredibile che nessuna forza politica senta l’esigenza di chiederne l’estromissione dal Parlamento.
L’A.n.p.i. chiede poi, ai sinceri democratici, una continua vigilanza sui rigurgiti fascisti in atto: soltanto a Roma abbiamo visto le cinghiate e le bastonate tricolori di Piazza Navona, sotto lo sguardo bonario delle forze dell’ordine e l’assalto fascista alla sede della Rai, dove le stesse sono giunte a spedizione terminata.
Questo si aggiunge alle decine e decine di agguati, pestaggi e violenze ai danni di giovani antifascisti, giovani donne, omosessuali, emigrati, che da troppo tempo rimangono impunite, sconosciute, nascoste.
L’A.n.p.i. di Pianoro chiama tutti all’attenzione e alla cautela, ma invita altresì i sinceri democratici a non lasciare soli i giovani coraggiosi studenti dell’Onda, davanti ai rischi delle provocazioni fasciste: la storia non si ripete mai uguale a sé stessa, ma molto spesso si assomiglia.
Dopo soli tre mesi di governo delle destre, l´Italia è cambiata: in peggio.
Quello che si intuisce è la volontà di schiacciare la parte più debole dei cittadini.
Quello che si legge nei giornali (di proprietà o fiancheggiatori del governo), nei fondi dei giornalisti servili e di quelli paraculi, è l’allarme, la paura e in molti casi l´odio.
Propagano la paura dei diversi, dei miserabili, dei senza nulla.
Mentre loro sono gli uguali : sempre più ricchi, più arroganti, più potenti e prepotenti.
In campagna elettorale hanno promesso sicurezza, ma ora tagliano i fondi alla Polizia, ai Carabinieri, alla Finanza.
In campagna elettorale hanno promesso di abbassare le tasse e invece ora dicono che non si può più fare.
In campagna elettorale hanno promesso più salute per tutti e ora tagliano i fondi per la sanità pubblica: chi non ha soldi, può anche rassegnarsi a soffrire o a morire.
In campagna elettorale hanno promesso più cultura per tutti e ora tagliano i fondi per l’università, la ricerca e la scuola pubblica ( e si sta già lavorando al progetto di trasformare le scuole statali in fondazioni in modo da avere finanziamenti non statali per il funzionamento della scuola e trasformando i Dirigenti Scolastici in manager a scapito della didattica e una scuola che si trova in una regione “ricca” avrà sicuramente più risorse dai privati di una scuola in una regione “povera”): chi non ha soldi si rassegni a restare ignorante e miserabile.
Stanno criminalizzando i lavoratori statali, regionali, comunali, così da rifiutargli le firme sui contratti di lavoro e calargli lo stipendio, già misero e colpito dall’inflazione.
Hanno tolto l’Ici, mettendo in crisi tutti i Comuni d’Italia, costringendoli a tagliare sui servizi sociali: i più deboli, i più poveri, i più infelici saranno i primi a soffrirne.
Adesso vogliono tagliare le pensioni sociali a tutti coloro che hanno più di 65 anni e con meno di 10 anni di contributi … vecchie casalinghe, vecchi lavoratori, con una vita di lavoro precario o in nero, immigrati rientrati in Italia per la vecchiaia, percepiscono ogni mese ben 395,54 euro: dall’anno prossimo potrebbero passare i pomeriggi a frugare nei cestini o raccogliere gli scarti dei mercati rionali.
Il governo di Tremonti e Berlusconi risparmierà ogni anno circa 300 milioni di euro (300.648.400) : i vecchi possono morire di fame.
Intanto ci sono i 300 milioni regalati all’Alitalia, i 329 milioni (ad oggi…) di multa della Comunità Europea per la Rete 4 (di Berlusconi) abusiva, le ricche pensioni ai parlamentari, subito e per sempre, dopo soli due anni e mezzo di Parlamento.
Intanto hanno preteso ed imposto l’immunità per il loro capo, Berlusconi (stop a tutti i suoi processi), per Fini (Camera), Schifani (Senato) e per il Presidente Napolitano.
Adesso sono pronti per ri-allargare l’immunità parlamentare a tutti i deputati e a tutti i senatori : alla faccia di “Tangentopoli”, “Mani Pulite” e di tutto il popolo, che aveva preteso di toglierla.
Sono già pronti a togliere anche la libertà di stampa, con la legge contro le intercettazioni, che prevede le mani legate ai Magistrati e la galera per i giornalisti disobbedienti.
E infine, a giorni, riempiranno le strade di soldati in assetto di guerra, sempre con la scusa dell’emergenza sicurezza : quando in autunno farà molto caldo e le piazze si riempiranno di lavoratori sfruttati, di lavoratori precari, di giovani disoccupati, di vecchi disperati, il governo delle destre sarà pronto ad usarli per il bene comune.
Con il governo di sua proprietà, Silvio Berlusconi ha varato l’ennesima legge-vergogna della sua nuova avventura da presidente del consiglio.
I magistrati avranno pochissime possibilità di intercettare (e dunque di provare reati) con la soglia dei reati sopra ai 10 anni.
I giornalisti non avranno nessuna possibilità di pubblicare le intercettazioni (e dunque di farle conoscere ai cittadini).
Così il problema della legalità sarà risolto: non sapremo più nulla di truffe come “Calciopoli”, non sapremo più nulla di “furbetti del quartierino”, non sapremo più nulla di Parmalat e di reati finanziari, non sapremo più nulla delle “cliniche degli orrori” (l’ultima recente inchiesta è nata per truffa, reato ora sotto la soglia dei 10 anni, voluta da Berlusconi e dal vero ministro della giustizia, il suo avvocato Ghedini).
Non si potrà intercettare neppure per scoprire i rapitori di un bambino (sequestro di persona: pena 8 anni, quindi sotto i 10 anni).
Un’altra legge-vergogna che è anche una legge-vendetta: contro i magistrati che hanno sentito più volte la voce di Berlusconi, che non era intercettato, ma parlava con amici intercettati (Saccà, solo per esempio). Una legge preventiva : così Berlusconi evita di cadere di nuovo nella rete di nuove indagini in futuro.
Un’altra legge “ad personam”, la più clamorosa delle leggi ad personam, perché fatta su misura non di una persona sola, ma dell'intera casta dei politici e degli imprenditori, che potranno continuare a delinquere senza alcun fastidio, nemmeno di leggere sui giornali le proprie conversazioni.
Il Consiglio d'Europa, nato per tutelare i diritti umani, ha sancito che per quanto riguarda i politici e gli amministratori pubblici, l’invocata e pretesa privacy ha meno valore, perche' deve prevalere sempre il diritto del cittadino ad essere informato".
I magistrati e i giornalisti che hanno intenzione di resistere, dovranno preparare l'obiezione di coscienza: ordinare e pubblicare intercettazioni contro la censura di regime, anche a costo di andare in galera.
Questa è vera emergenza democratica : paralizzata la magistratura, imbavagliata l’informazione, minacciati i diritti dei lavoratori e per finire l’esercito per le strade.
Altro che nuovi rapporti tra maggioranza e opposizione: le destre costruiscono un regime e dal “governo ombra” non giunge neppure l'ombra di una vera opposizione. Com’è possibile che in Parlamento soltanto un veemente Di Pietro reagisca al più pericoloso e incredibile attacco alla democrazia, alla libertà e alla giustizia.
Com’è possibile che da sinistra non giungano altro che timorosi e fastidiosi balbettii?! Nell’imbarazzante silenzio dei media, soltanto le deboli e coraggiose voci dell’Unità, del Manifesto e di Liberazione tentano di resistere e scuotere un Paese distratto e incosciente.
Bisogna reagire e resistere a tutto questo e l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia c’è: c’è sempre stata.
Il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, ha proposto di intitolare una strada a Giorgio Almirante, fondatore del M.s.i., redattore della rivista antiebrea “la difesa della razza”, tenente della Guardia Nazionale della repubblica fascista di Salò, documentato "capo di gabinetto", autore di un manifesto che intimava "Alle ore 24 del 25 Maggio scade il termine stabilito per la presentazione ai posti militari e di Polizia Italiani e Tedeschi, degli sbandati ed appartenenti a bande. (…) Tutti coloro che non si saranno presentati saranno considerati fuori legge e passati per le armi mediante fucilazione nella schiena”.
Succede questo… e mi sembra semplicemente incredibile.
E allora penso alle umiliazioni e alle violenze subite dalla mia famiglia, per non aver mai voluto la tessera del partito nazionale fascista. Penso a un cugino del nonno, rimasto storpio tutta la vita, per le bastonate fasciste.
Penso a una cuginetta, morta dopo una spedizione punitiva fascista dentro alla casa dove viveva la mia famiglia di mezzadri, gente semplice ma dignitosa, coraggiosa, antifascista.
Penso a mio nonno, orgoglioso contadino socialista, a mio padre, operaio comunista e Partigiano a diciottanni.
Penso a tanti giovani amici di mio padre, suoi compagni nella Resistenza ai nazisti e ai fascisti, caduti per ottenere la Libertà per tutti, anche per quelli che si nascondevano, anche per quelli che stavano dall’altra parte. Penso alla piazza in cui sono cresciuto, dedicata a duecento antifascisti assassinati, fucilati dai nazisti e gettati in buche di bombe d’aereo, duecento giovani che avevano avuto il coraggio di ribellarsi e la colpa di sognare la Libertà.
Stanno uccidendo per la seconda volta chi è caduto per quel sogno. Stanno tradendo la memoria Resistente e la storia della Liberazione. Tutto questo mi provoca un dolore profondo, sempre più difficile da spiegare, da raccontare, da condividere.
Ma mi ferisce ancora di più il silenzio di chi dovrebbe difendere quella memoria e quella storia, grazie alla quale è nato libero e può fare politica. Il silenzio incredibile di chi dovrebbe ergersi indignato, davanti alle offese e al revisionismo : ma non lo fa e resta in silenzio.
I Partigiani erano giovani diversi tra loro: c’erano socialisti, comunisti, azionisti, popolari, liberali… c’era gente senza partito, anarchici … ma lottarono assieme per la Liberazione del nostro Paese.
Alcuni di loro sono ancora vivi, vecchi eroi tristi di un mondo scomparso e vittime del mondo nuovo, che li dimentica, che li tradisce e li offende, ogni giorno di più.
Penso che tutto questo, sia semplicemente incredibile.
Oggi siamo a festeggiare il 25 aprile : sono passati 63 anni dalla fine della guerra e della dittatura fascista.
Cosa rimane di quella esperienza che ha segnato una generazione di giovani?
Un’Italia che dimentica ..! Da qualche anno, in questa piazza, ogni 25 aprile, lanciamo un grido di allarme sul ritorno dichiarato del fascismo.
Questa nazione che dovrebbe avere nel suo dna l’antifascismo, ha cancellato nel corso di una generazione, il ricordo dell’impegno di tante persone che combatterono nelle file Partigiane e dei civili, che perirono nelle stragi nazifasciste e voglio ricordare due nostre concittadine Lazzarini Augusta di nove anni, Lorenzini Nerina di quindici anni uccise a Marzabotto.
Il pericolo denunciato negli ultimi anni di vita dalla nostra indimenticabile Diana Sabbi, oggi è realtà.
Nell’ultima campagna elettorale, non pochi sono stati i candidati che hanno pubblicamente detto di essere fascisti e poche sono le voci di indignazione che abbiamo sentito.
Abbiamo visto nelle schede elettorali simboli di partiti che secondo la Costituzione non dovrebbero nemmeno esistere e mi riferisco sia alla Destra di Storace sia al partito di Roberto Fiore Forza Nuova.
Un partito che non nasconde le sue simpatie per il nazismo e il fascismo, che ha la forza di vietare la proiezione di un film documentario “Nazirock” sulla destra giovanile. Questo è avvenuto a Roma e a Milano il 3 Aprile scorso.
Forza Nuova nel suo programma elettorale sollecita l'abolizione delle leggi ritenute liberticide conosciute come Scelba e Mancino, che dice espressione normative di una cultura dominante che tirannicamente impediscono pensiero ed azione, volti alla difesa della nostra storia nonché del patrimonio religioso e culturale del nostro paese.
Si sta cercando in ogni modo di dimenticare, la storia, gli eventi di quanto accadde in Italia dal 1922 al 1945 ed in nome di una pacificazione si cerca di mettere sullo stesso piano chi ha combattuto con gli alleati e chi ha combattuto con la Repubblica Sociale Italiana.
A Milano recentemente il sindaco ha cercato di far passare la costruzione di un ossario in memoria dei combattenti unendo i resti dei partigiani con i resti delle camicie nere, ma fortunatamente a livello locale le associazioni come l’ANPI e l’ANED (Associazione Nazionale Ex Deportati) sono riusciti a far rientrare la proposta.
E non ultima l’uscita del senatore Dell’Utri che dichiara apertamente di volere riscrivere i testi di storia per la scuola eliminando la parte dedicata alla resistenza.
No senatore Dell’Utri non dobbiamo toglier la Resistenza dai testi scolastici dobbiamo approfondire invece quello che fu il fascismo in Italia, i danni che provocò, la persecuzione degli avversari politici eliminati fisicamente , o mandati al confino.
Delle guerre di aggressione fatte in nome della casa Savoia, dei crimini di guerra che noi italiani abbiamo commesso, in Etiopia, in Albania, in Grecia, in Jugoslavia.
Fare conoscere alle giovani generazioni le leggi razziali del 1938 - quest’anno ricorre il 70° anniversario - che tolsero i diritti civili agli ebrei italiani e grazie a quelle leggi furono perseguitati e depredati dei loro beni. Voglio ricordare che la piccola comuntà ebraica ebbe 10.000 internati nei campi di sterminio e di questi solo 640 tornarono a guerra finita.
Il fascismo non è morto: è vivo e vegeto!! Le aggressioni squadriste sono tornate numerose, da qualche anno a questa parte.
Aggressioni a giovani di sinistra e a extracomunitari, assalti ai centri sociali, a campi nomadi e anche a sedi istituzionali, come quelle dell’ ANPI e ANED.
Nel 2007 furono 80 le aggressioni documentate e nel 2008 sono già 32.
Per questi motivi, per difendere le conquiste della democrazia, il 25 APRILE anniversario della Liberazione, non assume il valore di una ricorrenza formale o di semplice celebrazione della Memoria.
Nel ricordo dei Caduti, ci rivolgiamo ai giovani, ai democratici, agli antifascisti, per una mobilitazione straordinaria in tutto il Paese.
Il 25 aprile è oggi, e deve essere sempre, una data più viva che mai, in grado di unire tutti gli italiani attorno ai valori della democrazia.
Per questo ci sentiamo orgogliosi di scandire ancora, forte e chiara, la nostra parola d’ordine: ORA E SEMPRE RESISTENZA.
A nome dell’ ANPI di Pianoro sono a ringraziarvi per essere tutti qui presenti con sentita partecipazione e proprio nel giorno in cui a Roma il nostro Sindaco Simonetta Saliera a cui va il nostro saluto, riceve dal Capo dello Stato Giorgio Napolitano la Medaglia d’Oro al Merito Civile quale riconoscimento dei patimenti sofferti dalla nostra Comunità durante gli eventi tragici del secondo conflitto mondiale.
Per delineare però meglio il quadro che allora tutta la nazione visse e con particolare riferimento alle battaglie della Resistenza e ai rischi che oggi corriamo, rispetto al tentativo reiterato di revisionare in senso reazionario, quella grandiosa epopea di libertà, do’ lettura del documento unitario scritto per la data odierna dalle organizzazioni dell’antifascismo, sindacali e partiti democratici :
DIFENDIAMO I VALORI DI LIBERTA’ E GIUSTIZIA, SOLIDARIETA’ E PACE CHE HANNO ANIMATO LA LOTTA DI LIBERAZIONE E SUI QUALI SI FONDA LA COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA.
Quando i primi partigiani scelsero la via della lotta e salirono sulle montagne per combattere il nazifascismo, rischiarono e spesso offrirono la loro vita per affermare i principi stessi sui quali costruire la convivenza civile: la libertà, l’uguaglianza, la giustizia, la democrazia.
Il prezzo pagato fu altissimo: decine di migliaia di partigiani uccisi, feroci rappresaglie contro la popolazione civile che sosteneva il movimento di Liberazione, oltre 40 mila tra cittadini e lavoratori deportati nei campi di concentramento, eccidi, come a Cefalonia, di soldati che rifiutarono di consegnarsi ai tedeschi, 600 mila internati in Germania, 87 mila militari caduti nella Guerra di Liberazione.
Da quella lotta che vide combattere fianco a fianco uomini e donne, operai e intellettuali, contadini e liberi professionisti di diversa fede politica e religiosa, nacque la nostra COSTITUZIONE.
Una Costituzione ancora attuale e vitale, fra le più avanzate tra quelle esistenti, non a caso difesa dalla stragrande maggioranza dei cittadini italiani nel referendum del giugno 2006 quando si cercò di snaturarne la sostanza e i valori.
Ma a sessant’anni dal 1° Gennaio 1948, da quando essa entrò in vigore, l’Italia sta correndo nuovi pericoli. Emergono sempre più i rischi per la tenuta del sistema democratico, come evidenti si manifestano le difficoltà per il suo indispensabile rinnovamento.
Permangono, d’altro canto, i tentativi di sminuire e infangare la storia della Resistenza, cercando di equiparare i “ repubblichini “, sostenitori dei nazisti, ai partigiani e ai combattenti degli eserciti alleati. Un modo per intaccare le ragioni fondanti della nostra Repubblica.
Per questi motivi, per difendere nuovamente le conquiste della democrazia, il 25 APRILE anniversario della Liberazione assume il valore di una ricorrenza non formale.
Nel ricordo dei caduti ci rivolgiamo ai giovani, ai democratici, agli antifascisti, per una mobilitazione straordinaria in tutto il Paese.
IL 25 APRILE E’ OGGI UNA DATA PIU’ VIVA CHE MAI, IN GRADO DI UNIRE TUTTI GLI ITALIANI ATTORNO AI VALORI DELLA DEMOCRAZIA.
Confederazione Italiana fra le Associazioni Combattentistiche e Partigiane.
Fondazione Corpo Volontari della Libertà ( CVL )
ANPI-FIAP-FIVL-ANPPIA-ANED-ANEI-ANFIM
PD-PRC-SDI-PdCI-SD-Verdi-Italia dei Valori-MRE
CGIL-CISL-UIL-ARCI-ACLI-Centro Puecher ( Medaglia d’Oro al Valor Militare )
Comitato Permanente Antifascista contro il Terrorismo per la Difesa dell’Ordine Repubblicano.
Ma i movimenti di Liberazione e di Resistenza al nazifascismo furono un fenomeno Europeo di vasta portata. Non a caso oggi, davanti ai nostri monumenti ai Partigiani abbiamo letto la lettera di Guy Moquet, partigiano ed eroe nazionale della resistenza francese. Lettera che per volontà del Presidente Sarkozy è stata letta in tutte le scuole secondarie di Francia il 22 ottobre 2007, nel sessantaseiesimo anniversario della sua fucilazione ad opera dei nazisti invasori.
Con questo vogliamo sottolineare che in Francia nessuno si azzarda di equiparare i Partigiani ai collaborazionisti della Repubblica di Vichy, di proporre quindi il peggiore dei revisionismi: mettere sullo stesso piano le vittime coi loro carnefici. Ma questo è oggi il rischio in Italia, dove addirittura in questi giorni è stata vietata ad una banda di paese, non qui da noi, di suonare “Bella Ciao".
Sia chiara una cosa però, noi continueremo a cantarla “Bella Ciao" e festeggeremo sempre il 25 Aprile, anche nel 2040, quando molti di noi non ci saranno più , perché questa data è un giorno di festa della Libertà, è un giorno di festa per il futuro delle giovani generazioni, a cui va ricordato che la democrazia e la libertà si conquistano tutti i giorni e non bisogna mai abbassare la guardia contro il totalitarismo e le menzogne sulla storia.
Ed è proprio nel sessantesimo della Costituzione che chiamo a testimone Piero Calamandrei per ricordare che la democrazia non può però essere un fatto formale, per sostanziarsi essa ha bisogno di atti concreti di giustizia sociale ed economica. Nel suo oramai famoso, ma purtroppo inascoltato da quelli che possono, discorso sulla Costituzione agli studenti milanesi il 26 Gennaio 1955 egli tra l’altro disse:
“…..E’ una Costituzione che apre le vie verso l’avvenire, non voglio dire rivoluzionaria, perché nel linguaggio comune s’intende qualcosa che sovverte violentemente; ma è una Costituzione rinnovatrice, progressiva, che mira alla trasformazione di questa Società, in cui può accadere che, anche quando ci sono le libertà giuridiche e politiche, siano rese inutili, dalle disuguaglianze economiche e dalla impossibilità, per molti cittadini, di essere persone e di accorgersi che dentro di loro c’è una fiamma spirituale che, se fosse sviluppata in un regime di perequazione economica, potrebbe anch’essa contribuire al progresso della Società. Quindi polemica contro il presente, in cui viviamo e impegno a fare quanto è in noi per trasformare questa situazione presente."
Parole di 53 anni fa e invece sembra siano state scritte ieri. La Costituzione la si onora veramente, applicandola e non tradendola con le cerimonie a cui non si fa seguire l’azione della sua realizzazione. La retorica resistenzialista e costituzionalista sono i migliori alleati del revisionismo reazionario.
In queste settimane che abbiamo dedicato alla ristampa del nostro libro “La Resistenza per le vie di Pianoro" di cui farne dono anche al Capo dello Stato, abbiamo incontrato nuovamente i volti e le storie dei nostri partigiani e partigiane caduti a cui sono intitolate alcune strade, piazze, della nostra comunità. Sono i volti ventenni di Cevenini, Gabrielli, Fossi, solo per citarne qualcuno.
Sono i nostri martiri tra i troppi e numerosi partigiani che si fecero avanti perché volevano una esistenza di uomini e donne liberi, volevano vivere del loro lavoro ma nella pace, senza opprimere altri popoli, sognavano alcuni il socialismo, altri una società più cristiana e giusta, ma tutti volevano un forte cambiamento di vita delle masse popolari fino ad allora oppresse e dileggiate.
Volevano partecipare alla edificazione di una nuova società fuori da ogni irrigimentazione e totalitarismo, volevano la Libertà per ogni essere umano!
Ed è pensando a loro che penso ai bambini che questa mattina hanno cantato in Piazza dei Martiri , a quelli che si esibiranno fra poco. Il loro futuro interroga il passato e solo con la consapevolezza di sé stessi e della propria storia ci può essere una speranza di cambiamento.
Vada dunque il nostro particolare ringraziamento agli insegnanti di musica della Scuola Media Statale "V. Neri": Laura Sarti e Michelangelo Pellegrino per la passione e l’impegno che hanno profuso per rendere possibile, in questa straordinaria giornata, il coinvolgimente degli studenti e delle loro famiglie. Hanno messo la loro competenza tecnica al servizio di un ideale alto, senza chiedere null’altro e sono stati l’esempio migliore per i loro studenti, hanno educato alla consapevolezza di sé.
E’ proprio il caso di dirlo con le parole di Carlo Levi: “il futuro ha un cuore antico” ed io aggiungo che ha l’anima e il volto pulito di questi ragazzi.
di Atos Benaglia Segretario Sez. BONAFEDE - PIANORO
L'Italia della Resistenza, ieri come oggi, è quella che combatte il fascismo, sempre e comunque, senza compromessi, sia essa in camicia nera o verde oppure in doppiopetto.
L'Italia della Resistenza è quella che, nel 1943 come oggi, sa tracciare una netta linea di separazione fra i 300.000 Partigiani, uomini e donne, che dettero vita alla Resistenza, scegliendo la via del sacrificio, dell'onore e quanti invece scelsero quella del disonore e della complicità coi nazisti: quelli che aderirono allo stato fantoccio dei tedeschi, bruciando, saccheggiando, torturando, uccidendo i Resistenti e il popolo che li sosteneva, per conto dei vecchi e dei nuovi padroni, nell'inutile tentativo di paralizzarne l'iniziativa e la rivolta.
Ma l'Italia della Resistenza è anche quella che lotta ancora contro i padroni, quelli di prima e quelli di adesso, avendo ben chiaro che le forze produttive sono sempre i lavoratori, e che le imprese non sono certo enti benefici oppure associazioni "no profit". Ed è anche quella che resiste ancora alla parte oscura della Chiesa : quella Chiesa che non lotta contro la miseria, ma contro i poveri, non contro l'ignoranza, ma contro gli ignoranti, i miserabili e gli ultimi.
Non dobbiamo più negare, almeno a noi stessi, che siamo davanti ad una vera e propria emergenza : bande di giovani criminali, con bandiere nere, teschi, fasci littori, croci celtiche e svastiche, proprio come tanti anni fa, stanno compiendo aggressioni e intimidazioni a giovani e militanti di sinistra, attentati a case del popolo e centri sociali, sfregi a lapidi e monumenti Resistenti.
Ultime aggressioni del 2008:
Per reagire davvero a questo, allo sfregio alla Costituzione, alla crisi della Democrazia e della Memoria storica in un Paese dove sempre di più fascismo e Antifascismo vengono confusi, in un'oscena mistura fatta di revisionismo storico e di altrettanto storico opportunismo, è necessario smettere immediatamente di minimizzare e sottovalutare l'enorme e impressionante numero di provocazioni, violenze, aggressioni e attentati messi in atto dalle organizzazioni neofasciste e neonaziste.
Forza nuova, Fronte Nazionale, Fiamma tricolore, Azione sociale, come le organizzazioni studentesche Lotta Studentesca e Blocco Studentesco, sono dichiaratamente fascisti, se ne fanno un vanto e sono quindi da considerare costituzionalmente fuorilegge e fatte sciogliere.
Avanziamo quindi, come A.n.p.i. di Pianoro, la richiesta di costruire una mozione, che si trasformi in iniziativa politica permanente, di scioglimento di tutte le organizzazioni che si ispirino al fascismo, al nazismo, al razzismo.
Perché la Memoria dell'Italia della Resistenza, non può essere soltanto quella storica, di cui peraltro lo Stato italiano ha sempre impedito la piena conoscenza, costringendo generazioni di studenti ad ignorare la storia del nostro paese, fermando gli studi di storia sostanzialmente al primo conflitto mondiale.
La memoria dell'Italia della Resistenza, deve essere memoria militante.
La memoria dell' Italia che non dimentica, che non vuole dimenticare, per non rischiare, già da oggi, da adesso, di dover rivivere quel passato.
Ci sforziamo anche noi di ripetere, con Alcide Cervi: " che i nostri morti ispirino i vivi", di pensare come lui che "dopo un raccolto ne viene sempre un altro" e che dopo i figli ci sono sempre i nipoti, per ricominciare tutto da capo un'altra volta, senza cedere allo scoramento.
Ma il tempo della società antifascista, della solidarietà antifascista, delle grandi conquiste democratiche e sociali sembra terminare.
Le grandi forze politiche del P.c.i. e del P.s.i. che, assieme a Giustizia e Libertà, furono il cuore e la testa della Resistenza , sono scomparse, sciolte in decine di rivoli e imitazioni , perdendo per strada persino gli aggettivi che chiaramente li identificavano, ripiegando su aggettivi come "progressista", "riformista", ''democratico": comprensibilmente meno impegnativi, in tempi di abiure e revisionismi.
Fin dove si spingerà l'opportunismo di quei dirigenti politici, ipocriti e opportunisti, che si sono uniti all'applauso per il rientro in Italia dei Savoia, che si sono inchinati silenti alla retorica delle foibe, tacendo sui massacri perpetrati dai fascisti in terra slava, che poco o nulla hanno reagito e stanno reagendo all'ondata revisionista e negazionista che continua ad equiparare i combattenti Partigiani ai volontari repubblichini di Salò e a mescolare la memoria Resistente alla criminale esperienza fascista …?!
Ma un' Italia della Resistenza esiste ancora : è impegnata in un processo di rinnovamento e di ricostruzione, ma senza imbarazzo per i vecchi simboli e neppure per gli aggettivi, perché non si recidono mai le radici.
Ancora affida la sua identità alla solidarietà e alla lotta, al fianco di lavoratori, donne, giovani, minoranze etniche e sessuali, nazionalità oppresse, sempre al fianco dei deboli e di quanti, nella scala di valori delle classi dominanti, sono considerati gli ultimi.
Noi oggi chiamiamo a celebrare l'attualità della Resistenza, non a vantaggio di cause di parte o di giuochi di potere, ma per spingere le generazioni che ci seguiranno a fare delle scelte, a compiere gesti umanitari, sociali e politici, perché il cuore della Resistenza non cessi mai di battere.
Chiamiamo quindi i partiti, i movimenti, le associazioni, i sindacati, le istituzioni, che ancora onorano l'eredità della Resistenza, a superare gli egoismi, i settarismi e a occuparsi seriamente delle ingiustizie e dei conflitti sociali, a definire insieme un nuovo "programma di Resistenza" per il nostro secolo, nella consapevolezza che il fascismo si nutre sempre del razzismo, dell'intolleranza e della guerra : che a loro volta si nutrono delle ingiustizie sociali, della miseria e della fame.
La Resistenza è un modo di vivere tutti i giorni : sono i nostri comportamenti quotidiani, sono i nostri piccoli e grandi esempi. Non dobbiamo, non possiamo, non vogliamo arrenderci adesso : lo dobbiamo al sacrificio dei caduti e dei compagni che non ci sono più, ma che ci hanno lasciato il loro testimone.
Ma lo dobbiamo soprattutto alle nuove generazioni di questo secolo grave e incerto, precario e nuovamente pericoloso.
Chi cercasse di capire, se per esempio fosse un viaggiatore vero come Chatwin o un giornalista corrispondente sul campo come Terzani, oppure Ettore Mo, che cosa sia divenuto questo nostro Paese , caso mai dopo molto tempo che non lo vede, farebbe molta fatica a comprendere le modalità del nostro ragionare, dei nostri modi di comunicare agli altri le nostre intenzioni, i nostri convincimenti, le nostre aspettative, le nostre certezze, i nostri dubbi, finanche le nostre ansie e paure.
E sapete perché ? Perché questi stati dell'animo umano , che presiedono a qualunque formazione sociale, prima ancora che alla strutturazione storicizzata di qualunque agglomerato civile, è come se da noi fossero scomparsi o meglio avessero subito un processo di volatilizzazione di massa.
Da tempo è in atto un processo di annullamento sistematico del pensiero creativo in tutti i campi, che trae origine, a mio modo di vedere, dallo svuotamento dei contenuti culturali che ha caratterizzato, negli ultimi 35 anni, il sistema educativo e formativo italiano, da cui nuove classi dirigenti dovevano sorgere, dopo il tentativo negli anni '70 di concretizzare gran parte dei diritti costituzionali con leggi riformiste di ampie vedute programmatiche e strategiche. Si pensi alla legge sui regimi dei suoli , alla riforma della sanità con la creazione del Sistema Sanitario Nazionale, a quella sul divorzio, l'aborto, etc… La stessa timida riforma scolastica dei decreti delegati aveva indotto più di uno a salutare quella coma la stagione nuova della società italiana, una primavera un po' tardiva rispetto ad altre parti d'Europa, ma pur sempre primavera.
Le cose sappiamo bene come sono andate a finire: il movimento operaio e dei lavoratori, il movimento per i diritti civili, furono fermati con la stagione delle bombe fasciste sui treni, nelle piazze, nelle stazioni: le stragi di stato, gli anni di piombo e contemporaneamente l'offensiva eversiva della mafia. Insanguinarono il Paese gli omicidi del capo della mobile di Palermo Boris Giuliano, dei commissari Ninni Cassarà e Peppe Montana, dei giudici Cesare Terranova , Rocco Chinnici e Gaetano Costa, del prefetto di Palermo Carlo Alberto Dalla Chiesa, del deputato nazionale e segretario regionale del Partito Comunista Pio La Torre e poi di altri giudici ancora, come Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Antonino Scopelliti, Rosario Livatino e di tanti, troppi, ragazzi delle forze di Polizia e dei Carabinieri di scorta e non, e ancora del presidente della regione siciliana Pier Santi Mattarella e del funzionario Giovanni Bonsignore.
Il naufragio del settore chiave di una società industriale e post-contadina, del sistema scolastico e formativo, che doveva unificare il Paese ma non omologarlo, rappresenta il naufragio di una strategia della rielaborazione della identità nazionale (Storica, Culturale e Politica) e si trova all'origine della destrutturazione identitaria del Paese stesso. Ciò ha prodotto poi forme autonome di elaborazione, ma nella separatezza totale e ha creato le condizioni dell'avverarsi dei vari disastri, puntualmente ""certificati " dai centri studi nazionali come il Censis, da istituzioni come la Banca D'Italia, dal Presidente della Corte di Conti (l'allarme per la dilagante, peggio di prima, corruzione).
Ma per davvero pensavamo che decenni di trasformismo, di sclerosi istituzionale e politica, di non ricambio generazionale, di stagnazione degli investimenti pubblici e privati strategici (energia, sanità pubblica, ambiente, trasporti, nuove tecnologie), di finte e truffaldine privatizzazioni (la scandalosa vicenda Telecom insegna ma evidentemente non troppo), non lasciassero il segno? Ed era possibile pensare che la perversa saldatura fra politica e affari non producesse l'ingresso delle mafie nella vita delle istituzioni?
L'avvento di Berlusconi (Tessera P2 1816) e del berlusconismo è stato il fatale approdo di un progetto, mai domato, delle classi dirigenti borghesi italiane, insofferenti storicamente delle regole in generale e particolarmente di quelle nate con l'avvento della Costituzione Repubblicana Antifascista.
E non è un caso che per questa via si stia tentando oggi di riscrivere quelle regole (oltre a tutto applicate solo in minima parte), muovendo un attacco alla laicità delle istituzioni, alla libertà delle donne e a quella sessuale in generale, con una violenza inusitata e con le complicità vaticane che annullano, in un solo colpo, quella grandiosa aspettativa a valenza planetaria che fu il Concilio Vaticano II di Papa Giovanni XXIII ed il papato di Paolo VI.
La deresponsabilizzazione delle forze politiche, associate in forma di partito, ha portato ad una occupazione abusiva ed incostituzionale del potere, tale da rendere quasi irreversibile il processo di bonifica e di pulizia morale che occorrerebbe, per una riscrittura, col Paese, delle regole fondamentali di una democrazia che, per essere tale, deve rimuovere tutti gli ostacoli accumulati in questi decenni sulla via della democrazia partecipativa , di quella economica e dei diritti civili per tutti.
I Partiti fanno e disfano, sbagliano, e a pagare è sempre un corpo sociale frastagliato ed indebolito, nel quale l'assenza di un vincolo di solidarietà con le fasce più deboli ed esposte, porta queste ultime ai margini della vita civile e sociale, con la loro definitiva esclusione dalla rappresentanza delle proprie istanze e la certezza della loro solitudine nella povertà anche materiale. ( Si leggano bene gli ultimi rapporti sulla povertà in Italia elaborati dall'ISTAT.
Emergono dati vergognosi: nel 2001 circa 2 milioni e 663 mila famiglie, pari al 12% delle famiglie residenti, vivono in povertà relativa, per un totale di 7 milioni e 828 mila individui ( il 13,6% dell'intera popolazione) e la maggioranza di questa persone, il 66% delle famiglie, sono del sud.
Questo dato tremendo straccia nei fatti l'Art 3 della costituzione.
Il proliferare di tanti "Quarti Stati" che voce non hanno, è la cartina di tornasole di un processo antidemocratico e di politiche antipopolari, volute e cercate con arroganza e spavalderia dal ceto politico corrotto, uscito vittorioso da tangentopoli, che si è unito alle nuove classi dirigenti dell'industria e della finanza, classi dirigenti, ben inteso, che vivono di rendite parassitarie sia nel pubblico come nel privato e che si sono reciprocamente favorite al di fuori di ogni doveroso controllo pubblico. (Relazione della Banca d'Italia: c'è un 10% di famiglie italiane che detiene quasi il 45% della ricchezza nazionale).
Si è costruito, illecito dopo illecito, un sistema di potere con più " ponti di comando " ma ben unificati nella logica spartitoria e ben attenti a non smagliare rispetto alla griglia di selezione che vuole fuori dai partiti, e quindi dalle decisioni politiche, le voci controcorrente, i dissenzienti, i non omologati, coloro che pensano, (cittadini che invece ne avrebbero tutti i diritti) e che vuole fuori dall'economia le giovani generazioni e le donne.
Per costoro, al massimo, si profila una esistenza da precario all'infinito, con buona pace del sistema pensionistico che, senza un allargamento della base occupazionale stabile e qualificata, sarà all'infinito sottoposto a " Riforme " al ribasso per il mondo del lavoro e di quello dipendente in particolare.
E' in atto una guerra strisciante di classe, che si fa forte della mancanza di attori politici e sindacali forti, rappresentativi e radicati nel tessuto economico, con qualche lodevole eccezione come la Fiom, e che ha come primo esito l'assenza nel Parlamento nazionale della sua naturale rappresentanza Costituzionale e cioè quell'insieme vasto e plurale del mondo del lavoro di oggi, dominato pure dalla frammentazione e segmentato, ma dal quale non sono scomparse le figure tradizionali degli operai alla catena di montaggio o degli altiforni o dell'edilizia e dell'agricoltura.
Ci sono volute le tragedie delle morti sul lavoro (richiamo alla Thyssen Krupp) che quotidianamente falcidiano vite di lavoratori e gettano nella disperazione le loro famiglie, per accorgersi che questo mondo è vivo, ma non ha voce e se tenta di alzarla c'è sempre pronto qualcuno a negargliela.
Il naufragio di tutte le trattative sulla sicurezza, cioè gli investimenti, i soldi , che poi materialmente, al di là delle chiacchiere, le aziende devono fare, la dice lunga sul fatto che il dualismo capitale/lavoro sia scomparso. La lotta di classe e le relative discriminazioni antisindacali, sono tutt'altro che scomparse: imperversano e trionfano, con la coda dei ricatti occupazionali e le richieste sempre in aumento di " sgravi " sulle aziende, senza concedere che poco o nulla sul piano degli aumenti retributivi reali, per il recupero del potere di acquisto di pensionati e lavoratori.
Se tutto questo è vero, sorge spontanea la domanda: La Costituzione di cui si parla in pompa magna nel 60° della sua entrata in vigore è ancora attuale, è ancora vigente? Oppure in sua vece, nel più perfetto spirito trasformista, qui la si celebra come si fa per un pezzo da museo e là la si tradisce ad ogni piè sospinto, ricordandosene solo quando fa comodo alle varie parti in farsa dei nostri saltimbanchi della politica?
La Costituzione è ancora un vero programma di governo per ridare speranza a questo Paese e mentre si possono progettare, con animo pulito ed onestà intellettuale, alcuni possibili cambiamenti, ci poniamo però con la stessa determinazione l'imperativo di applicarla?
Chiediamo troppo ? Forse sì, se a dover gestire questo processo sono le stesse persone e le stesse classi dirigenti che ci hanno condotto al disastro e allora l'imperativo è azzerare, fare pulizia, chiedere davvero nuove regole per rappresentare gli interessi legittimi, questi sì, di chi lavora a tutti i livelli e produce ricchezza vera, misurabile.
Ma perché insisto tanto sul tema della dignità del lavoro e della sua centralità che è poi così ben espressa nelle sue articolazioni nella Costituzione. L'attuale collasso del sistema politico/partitico, di questo ambiguo ed ingannevole bipolarismo non nasce anche dal disconoscimento del valore Lavoro come una via maestra di civiltà economica e sociale, che avrebbe dovuto introiettare l'avanzamento della tecnica in chiave di qualità e di strategia del miglioramento sociale continuo delle masse popolari?
E questo decadimento della politica asservata ad una economia dominata dalla finanza, ha sicuramente prodotto il ristagno dell'apparato produttivo industriale e dei servizi e quindi non si è stabilizzato né è avanzato il rapporto occupazionale nei settori tradizionali primari col bel risultato di non creare dei volani di investimenti nei settori emergenti bisognosi di interventi, sì di natura finanziaria ma frutto dell'accumulo di una ricchezza reale e non speculativa.
E' mia opinione che si deve ripartire da una concezione del vivere civile basato sulla integrità della dignità del lavoro, ecco perché occorre riproporre un patto di cittadinanza che non sia propagandistico come si vede in questi giorni di mefitica campagna elettorale, ma che abbia il respiro ,oserei dire , di un nuovo rinascimento.
Credo, cari compagni partigiani e compagni antifascisti, che proprio la qualità morale della nostra organizzazione debba porsi seriamente il problema di una politica quotidiana della memoria attiva e non retorica, senza deleghe e promuovere iniziative sulla legalità costituzionale e farsi promotrice di iniziative popolari per portare disegni di legge in parlamento sull' insegnamento della storia della Resistenza Italiana ed Europea e della Costituzioni, come materie fisse, indipendenti dai piani di studi, con adeguati sostegni finanziari, per ogni tipo di Istituzione scolastica.
La nostra organizzazione ha le carte in regola per poter contribuire a partecipare in modo nuovo ed originale, forte della sua nobile storia, al processo di rigenerazione culturale e morale di cui ha bisogno l'Italia, per contribuire anche per questa via a ridisegnare percorsi di pace e di politica internazionale più autonoma e poter tendere la mano ai popoli bisognosi abbandonando logiche militariste di cui continuiamo a vedere i nefasti risultati.
Impegniamo l'ANPI in una attività di vigilanza costituzionale organizzata, senza delegare più nulla ai partiti, assumendoci l'onere di indicare delle soluzioni ai tanti problemi interni ed internazionali con l'ottica della Storia vissuta, per fare rivivere la Resistenza e quellospirito nelle menti e nei cuori delle giovani generazioni. Il futuro, diceva Carlo Levi, ha un cuore antico.
Pianoro, 6 febbraio 2008
L’ANPI di Pianoro giudica in modo estremamente negativo l’esito a cui è pervenuta la crisi di governo con lo scioglimento delle camere, la indizione delle elezioni politiche anticipate e lo spostamento conseguente del referendum sulla legge elettorale.
Constatiamo con rabbia e sgomento che le trame della mafia politica, dominanti nel parlamento della repubblica, non hanno avuto adeguato contrasto e oggi cantano vittoria.
Il 6/febbraio/2008 dovrà essere ricordato come un giorno dell’infamia e pertanto un giorno funesto per la democrazia, per la nostra amata Patria, risorta grazie alla lotta di Liberazione dalla barbarie nazifascista.
L’assoluta mancanza di rispetto per il bene della Nazione e delle regole, tipiche di questa destra illiberale, clericale e fascista, si è saldata all’impegno di chi ha operato per non fare svolgere il referendum per il cambiamento della legge elettorale e di chi ha cercato di evitare a tutti i costi che il Parlamento votasse una legge elettorale più democratica.
Tutti gli appelli alla ragionevolezza, compreso il nostro, sono caduti nel vuoto ed ora un inevitabile baratro si apre innanzi a noi.
Facciamo appello a tutti i cittadini democratici per organizzare manifestazioni in tutte le città d’Italia, affinchè si sappia che il principio di scelta e di rappresentanza del popolo è stato e sarà ancora calpestato: qualunque esito abbiano queste elezioni, il popolo italiano è stato nuovamente espropriato dalla sua esclusiva titolarità a scegliersi direttamente i propri rappresentanti.
Denunciamo con forza che andare al voto con questa legge è ovviamente una “porcata”, è contrario ai principi costituzionali e rivela l’ipocrisia e la doppiezza di chi si ricorda della Costituzione solo quando gli torna comodo.
La Lega, A.n. e Forza Italia hanno minacciato di scendere in piazza se non si fossero sciolte le camere: noi ricordiamo a questi inqualificabili squadristi fascistoidi, ancorché mediocri e parolai, che il capo dello Stato avrebbe potuto sciogliere, come da Costituzione, soltanto il Senato e che soltanto il suo alto senso di responsabilità verso il Popolo e la Nazione gli hanno impedito di intraprendere questa strada, che sarebbe comunque stata nel solco della piena e legittima legalità costituzionale.
Questi barbari e indegni occupanti degli scranni parlamentari si sono assunti responsabilità gigantesche, sia verso la tenuta del tessuto democratico, sia verso la dialettica tra le forze politiche e sociali, minando alla base la partecipazione di tutti i cittadini alla vita sociale, politica ed economica della nazione.
In questo quadro di desolazione, si profila nuovamente l’avventurismo maramaldo di Berlusconi, forte della sua creatura piduista e delle sue alleanze mafiose che danni incredibili hanno inferto al Paese e certo di poter continuare, come e peggio di prima, a fare strame della giustizia, della verità, dell’autonomia dei giudici, portando in parlamento chi è stato condannato in sede penale per reati gravissimi, come ad esempio Cuffaro, ex presidente della regione siciliana o Dell’Utri, l’ideatore di Forza Italia, condanato a 9 anni per mafia.
Dobbiamo assolutamente provare a impedirlo, chiamando a raccolta tutti i democratici, nel nome della giustizia, della partecipazione e dell’antifascismo, discutendo con tutte le donne e gli uomini di buona volontà e di forte coscienza democratica, perché si vigili assieme e attentamente, su quella che, ancora una volta, non sarà una normale campagna elettorale.
Vanno altresì analizzate le ragioni di questa crisi, che hanno anche radici profonde nell’azione mediocre del governo Prodi: dovremo richiamare le forze di quella che fu l’Unione, a rinnovare almeno un patto di non aggressione e tentare ovunque alleanze strategiche che affrontino il merito della crisi sociale ed economica che attanaglia il Paese, molto bene descritte dal rapporto Censis e dalla Banca d’Italia.
Il popolo italiano attende e si merita soluzioni concrete.
Sarebbe irresponsabile non tentare una qualche unità d’intenti, seppure minimale, anche in presenza di differenti e sostanziali opinioni sull’agire.
Le difficoltà di questi due anni scarsi di governo, sono anche il frutto di egoismi personali e miopie politiche: non aver saputo rinunciare, ognuno per la sua parte, a pezzi di proprie culture politiche a favore di una costante e proficua mediazione nelle azioni di governo.
L’ A.N.P.I., parte attiva nel convinto sostegno al programma dell’Unione, vive in questi momenti sentimenti di rabbia, frustrazione e delusione, come crediamo gran parte del popolo del centro sinistra: sono sentimenti così profondi che temiamo possano indurre molti cittadini a non recarsi alle urne.
Se campagna elettorale dovrà dunque essere, che sia di proposte concrete, che riprendano sia le esperienze positive condotte, che le strade unitarie percorse, per risalire la china di una incredibile deriva etica, morale e culturale, per ridare speranza e futuro a questo nostro Paese, che ci ostiniamo a pensare che non meriti di rivedere al potere la vergognosa banda del “caimano” Berlusconi.
Le forze del centro sinistra non possono permettersi di andare divise allo scontro con le destre e devono combattere di nuovo fianco a fianco questa nuova battaglia elettorale: devono farlo ricominciando ad ascoltare, con umiltà e modestia, i propri elettori, ad ascoltare davvero la voce del popolo sovrano.