Abbiamo appreso con dolore e profonda tristezza della scomparsa di Giorgio Bocca, morto il 25 dicembre 2011, dopo una breve malattia, all’età di 91 anni.
E’ stato uno dei più grandi giornalisti italiani e questo di per sé gli riserva un posto rilevante nella Storia e nella Memoria del Paese.
E’ morto un Giornalista vero e già questa è una notizia da ricordare, nell’Italia di oggi.
Il Giorgio Bocca giornalista ha dato dignità ad una professione fin troppo asservita e silente verso i potenti di turno.
Ma noi antifascisti abbiamo amato e ameremo sempre ricordare il Comandante Partigiano Giorgio Bocca.
Nel 1943 decide di aderire, nella clandestinità, al Partito d'azione, seguendo l’esempio dell'amico Benedetto Dalmastro e di Tancredi “Duccio” Galimberti. Ufficiale alpino, alla firma dell'armistizio dell’8 settembre, dopo aver raccolto le armi abbandonate nelle caserme di Cuneo, raggiunge con Dalmastro e un gruppo di compagni, le vicine montagne.
Da subito al comando della formazione operante in Valle Maira, nella primavera del 1944 Bocca é inviato a stabilire le basi della Brigata Giustizia e Libertà "Rolando Besana" in Valle Varaita e ne diviene il Comandante. Nei primi giorni del 1945 Bocca è nominato Comandante della decima divisione Langhe delle formazioni "Giustizia e Libertà".
Torna quindi in Val Maira, divenendo Commissario politico della seconda Divisione "Giustizia e Libertà". Per la sua attività Partigiana, Giorgio Bocca ricevette la Medaglia d’Argento al valor militare.
Dal dopoguerra in poi, la sua voce libera e la sua figura retta si sono erte a baluardo degli Ideali e della Memoria della Resistenza, contro qualsiasi tentativo di vile revisionismo, sempre coerente a quella sua fondamentale scelta di campo per la Libertà e la Democrazia, maturata durante la Lotta di Liberazione.
Ricordarne il passato giovanile nei Guf (gruppi universitari fascisti) è un esercizio squallido di sciacallaggio: nascere negli anni ’20 e crescere in quell’Italia non permetteva di vedere molto lontano e tanti tra gli eroici giovani che salirono in montagna dopo l’8 settembre, cresciuti tra “sabati fascisti” e “libro e moschetto”, avevano potuto vedere nel fascismo l’unica ideologia all’orizzonte: rivedere le proprie opinioni, maturare un senso di ribellione al sistema e scegliere la dura lotta Partigiana, rischiare la vita per abbattere il criminale e perverso regime fascista, fu segno di grande coraggio, radicalità e coerenza morale.
Amato da molti, odiato da tanti: quegli stessi che ora scriveranno finti elogi, facendo passare l’impegno e la passione civile di Giorgio Bocca per faziosità simile alla loro. Certamente aveva dei difetti, tra i quali la ruvidità, l’eccessiva franchezza e la mancanza di diplomazia, che lo portarono a crearsi inevitabili avversioni e inimicizie. Ma Giorgio Bocca è stato sempre un Partigiano: prima in montagna e poi sulla macchina da scrivere, sempre dalla parte della giustizia e della libertà.
Per questo è stato invidiato e detestato dai “pennivendoli” più compromessi con il sistema, quelli che hanno accesso ai media, quelli bramosi di potere: tutto quel mondo d’ipocrisia che soffoca l’Italia.
I suoi “colleghi” che invecchiano malamente, le anime vili, i sorridenti infidi, i farisei conformisti, ora gli concederanno qualche riconoscimento “peloso” postumo, soltanto perché la sua voce stentorea e la sua critica intransigente non si potranno più levare.
Se avessimo altri dieci Giorgio Bocca, il giornalismo sarebbe Giornalismo e l’Italia sarebbe un’altra Italia: quel Paese che Duccio Galimberti e i suoi compagni della “Repubblica Partigiana” della Val d’Ossola speravano di costruire, anche a costo della propria vita.
A noi il Comandante Giorgio Bocca mancherà davvero, con tutto il cuore.
Vogliamo segnalare il libro che uscirà l'11 gennaio 2012 per Feltrinelli: "Grazie no. 7 idee che non dobbiamo più accettare" , il suo testamento ideale e ricordarlo con le sue parole in un articolo pubblicato su L’Espresso dove teneva la sua rubrica settimanale.
di Giorgio Bocca
La tragedia della Repubblichina si ripete nella commedia all'italiana del
tirare a campare. Che supera i problemi ignorandoli, preferendo la deriva di
una caduta ai livelli minimi dei valori civili.
(15 gennaio 2010)
Quando scrissi la storia della Repubblica di Mussolini, la repubblichina di Salò, il capitolo più italiano, il più ambiguo non il più drammatico, fu quello della socializzazione, che negli intenti del dittatore sconfitto e morituro doveva essere la sua vendetta, la sua eredità velenosa, la 'bomba nell'armadio' lasciata in eredità al capitalismo traditore che l'aveva abbandonato al suo destino. Il più italiano perché in quella prova suprema di rischio e di ipocrisia i socializzatori fascisti e i padroni del vapore diedero il peggio italico di sé. Il peggio di un finto socialismo che prometteva agli italiani di far parte della direzione di un'economia distrutta e di condividere degli utili inesistenti, e di un capitalismo che per socializzazione intendeva la via di scampo dalla nave che stava affondando.
Ultimo esempio in quella tragedia vera che fu la guerra delle astuzie trasformiste degli italiani. Astuzie che nel sessantesimo anno della Repubblica democratica si ripetono in quel fenomeno politico tipicamente italiano, quasi incomprensibile dagli stranieri, che va sotto il nome di 'inciucio'. Che cosa è questo 'inciucio'? E' la specialità italica per cui gli oppositori di un governo cercano fin che dura di non rinunciare ai suoi favori. O per essere più chiari: di partecipare finché si può ai suoi vantaggi e agli utili che per noi sono connessi al potere politico, riassunti dal vecchio senatore Agnelli, il fondatore della Fiat, nella celebre sentenza: "La Fiat è per principio governativa".
Gli ultimi giorni della repubblica di Salò furono il capolavoro del trasformismo italiano, il capolavoro di un fascismo morente che prometteva ciò che non aveva, l'industria e la classe operaia, a un capitalismo che fingeva di accettare una riforma impossibile offerta da una dittatura morente in cambio di salvacondotti nella resa finale dei conti.
'L'inciucio' di moda oggi fra gli oppositori di Berlusconi e la sua democrazia autoritaria si svolge in condizioni diversissime, senza occupazione straniera, senza guerra civile all'ultimo sangue, ma pur sempre riconoscibile come specialità nostrana, come modo nostro di compiere la politica.
Intanto nessuna delle parti, quella al governo e quella all'opposizione, riconosce le sue responsabilità, le sue colpe e i suoi errori. Tutte confidano in una sorta di istinto di sopravvivenza. La prima si spartisce il grosso del bottino, la seconda prende le distanze dall'unica spontanea manifestazione popolare e giovanile che chiede le dimissioni del governo, il fascismo sdoganato da Berlusconi e tornato al potere si defila con Gianfranco Fini dall'autoritarismo berlusconiano in attesa di succedergli, e il berlusconismo cerca di sopravvivere con il populismo e con la propaganda.
La tragedia di Salò si ripete nella commedia all'italiana dell''inciucio', nel tira a campare che supera i problemi ignorandoli, che ignora come 'pallosi', come noiosi, come 'jellatori' i problemi seri, preferendo la deriva di una continua caduta ai livelli minimi dei valori civili, di una rovina dei beni fondamentali dal paesaggio alle città, dal patrimonio artistico alla scuola. Convinti che l'italica furbizia, l'italico 'stellone' ci salveranno ancora una volta.
Segreteria A.n.p.i. di Pianoro (Bo)
L’A.n.p.i. di Pianoro esprime profondo turbamento, tristezza e collera per quanto è avvenuto a Firenze e rivolge i sentimenti di solidarietà dei suoi iscritti alla comunità senegalese colpita da ferocia assassina.
Gli episodi che hanno insanguinato le vie di Firenze sono terribili, hanno sconvolto la normale convivenza civile di una città aperta e civile e si iscrivono in un fenomeno ben più grave della follia di un singolo : un'ideologia caratterizzata dalla malvagità e dalla crudeltà verso il diverso.
L’A.n.p.i. si impegnerà, come sempre ha fatto, per impedire il pericoloso ritorno di un passato oscuro e criminale, di una cultura fatta d’intolleranza, di odio e di razzismo, sentimenti che non possono avere cittadinanza in un Paese democratico.
Segreteria A.n.p.i. di Pianoro (Bo)
Care compagne e cari compagni,
vi ringrazio per aver risposto con slancio e sentimento al nostro invito.
In occasioni come queste, da sempre, mi piace ripetere un concetto che ormai somiglia a un mantra : il tempo che dedichiamo agli Ideali e alle passioni politiche è prezioso e lo prendiamo in prestito alle nostre vite, sperando che, giorno dopo giorno, ci venga reso sotto forma di soddisfazioni morali, etiche e anche affettive.
E’ il trasporto Ideale verso la Memoria Storica della Resistenza, è il rispetto e la gratitudine verso quei giovani che ormai 70 anni fa scelsero di sacrificare la loro giovinezza per lottare per la Libertà di tutti, per dare un futuro degno di essere vissuto ai loro figli e ai figli dei loro figli, che ci porta a sostenere con forza l’A.n.p.i. e ciò che da sempre rappresenta : la casa di tutti gli Antifascisti e la difesa estrema della Costituzione, nata dalla Resistenza, dai loro sacrifici nella Lotta di Liberazione.
Proprio per questi motivi, per il ricordo di quei sacrifici, questa riunione straordinaria del Comitato Direttivo della sezione di Pianoro risulta amara e dolorosa.
D’altronde questa riunione era doverosa ed essenziale, sollecitata anche dalla Segreteria Provinciale di Bologna e in particolare dal Segretario Provinciale Ermenegildo Bugni, che abbiamo il piacere di avere con noi oggi e che presiederà e concluderà la nostra riunione.
Questa riunione è amara perché è stata convocata soprattutto per mettervi al corrente degli sviluppi della difficile situazione venutasi a creare all’interno della sezione dall’inizio dell’anno.
Riteniamo che il riassunto dei fatti che seguirà, pur noioso e fastidioso, sia necessario e ineludibile, per mettere al corrente chi ancora non lo è.
Su richiesta, le copie dei documenti prodotti, delle mail intercorse, dei numeri de “La Bufera”, saranno messe a disposizione dei membri del direttivo.
Questa riunione chiuderà una pagina triste e ne aprirà, ne siamo sicuri, tante altre serene, positive e appassionate, come tutte quelle che abbiamo vissuto negli anni precedenti, al servizio di quegli Ideali condivisi che ci hanno portato ad essere qua oggi, tutti assieme, a onorare la nostra militanza nell’A.n.p.i.
Quegli Ideali che ci hanno portato ad essere punto di riferimento di 179 iscritti, tra i quali ci siamo pregiati di annoverare Elio Veltri, Bebo Storti, Giulietto Chiesa e Achille Occhetto e anche tanti compagni di Bologna, legati alla sezione di Pianoro da una rete di amicizia, di affetti e di idem sentire.
Ma veniamo ai fatti.
Dall’inizio dell’anno, il comportamento di alcuni membri del Direttivo aveva prima costituito argomento di forte polemica politica, interna ed esterna alla sezione, poi causa di divisioni interne e lacerazioni profonde, assieme al risentimento e alle critiche di molti iscritti, che chiedevano conto delle posizioni politiche oltranziste assunte dall’A.n.p.i. di Pianoro in alcune iniziative pubbliche e conto dei continui attacchi alle forze politiche democratiche a noi più vicine e con cui più collaboriamo sul territorio e a cui sono iscritti decine di compagni della nostra sezione, attacchi contenuti negli articoli pubblicati nei tre primi numeri del periodico “La Bufera”, che sotto il titolo portava scritto, a chiare lettere:
Stampato in proprio
A.N.P.I. Pianoro
sezione Franco Bonafede
labufera.anpipianoro@gmail.com
Questo presupponeva che tutta la sezione e tutto il suo Direttivo fossero non solo a conoscenza della rivista e del contenuto degli articoli pubblicati, ma che si fosse provveduto a discuterne la linea e i contenuti stessi : questo non successe mai, come mai dopo il congresso di ottobre 2010, fu convocato una riunione del Direttivo dal Responsabile Organizzativo, carica non richiesta espressamente dallo Statuto, ma cui era stata affidata da anni la responsabilità delle convocazioni stesse.
Ma si era arrivati al punto che ormai tutto veniva gestito dal Responsabile Organizzativo e da altri due iscritti, che si limitavano a informarci delle loro iniziative a cose fatte e a chiedere il nostro contributo soltanto attraverso l’invio di articoli per il periodico la Bufera : una partecipazione ovvia ed inevitabile, ma da loro ben evidentemente mal sopportata.
A quel punto, come Segretario della sezione, avrei forse dovuto intervenire più energicamente, ma chi mi conosce sa bene che è da sempre mia abitudine provare a risolvere i problemi col dialogo e con la condivisione : ricordai loro la natura associativa e unitaria dell’A.n.p.i. e feci notare che le loro iniziative andavano invece in senso contrario, facendoci assomigliare sempre meno a una sezione A.n.p.i. e sempre di più ad un circolo di Potere Operaio.
Non ottenni alcun risultato e anzi le intenzioni settarie divennero palesi con l’apertura dell’indirizzo di posta elettronica labufera.anpipianoro@gmail.com ; quello era un indirizzo diverso da quello usato ufficialmente dalla sezione, non collegato né al Sito ufficiale della nostra sezione, né al Blog : quella stessa posta era poi gestita soltanto da loro, quindi nè io come Segretario, né Paolo Corazza come Responsabile della Comunicazione della sezione, potevamo accedervi.
Le ripetute ulteriori richieste di chiarimento non sortivano nessun effetto, tranne un breve scontro verbale prima del 25 aprile.
Dopo le celebrazioni del 25 aprile e dopo una ennesima serie di lamentele di iscritti, dopo le dimissioni del Presidente Gianni Tellaroli, poi rientrate e successivamente reiterate, come Segretario della sezione, assieme ai compagni della Segreteria Paolo Corazza e Silvia Ferraro e al Presidente stesso, decidemmo di rompere gli ultimi indugi emotivi e quindi si arrivò all’invio alla Segreteria Provinciale del documento del 13 Maggio, firmato da 23 iscritti, di cui molti tra di voi e consegnato nelle mani dei compagni Bugni, Amadei e Michelini.
Dal 26 Aprile i tre iscritti in questione sono letteralmente scomparsi dalla sezione : dopo una avvelenata, prolissa e sterile risposta al nostro documento, non hanno più dato nessun tipo di attività alla sezione, né alle iniziative pubbliche, né al tesseramento, né al rapporto col Provinciale.
L’ 11 settembre la Segreteria dell’A.n.p.i. di Pianoro accettava le dimissioni del Responsabile Organizzativo con riferimento alla e-mail datata 26 Aprile 2011 (mi pare di aver dato abbastanza tempo al compagno…) dove esprimeva l’intenzione di dimettersi e in considerazione del totale disinteresse verso le iniziative prese dalla Sezione : tesseramento, battaglia referendaria acqua-nucleare, organizzazione della giornata delle Volontà Associate, presenza organizzata alle celebrazioni del 2 agosto, presenza allo stand A.n.p.i. interno alla festa dell’Unità di Bologna, raccolta di firme per il mantenimento delle festività laiche.
Il 15 settembre abbiamo provveduto ad allargare il Direttivo, con l’approvazione del Presidente Vicario Gianluigi Amadei e recapitando la lista del nuovo Direttivo ai compagni Bugni, Segretario provinciale e Michelini, Presidente regionale.
E’ inutile dirvi che tutto questo ci ha creato dei grossi problemi organizzativi e un grande sforzo di volontà, oltre a una grande tristezza, politica e personale, soprattutto per me e Paolo Corazza : dopo oltre 10 anni di lavoro comune e appassionato per l’A.n.p.i. di Pianoro, un compagno valido, per anni veramente prezioso, ma soprattutto un amico, un fratello, mescolando le sue vicissitudini personali ai suoi dilemmi politici, era arrivato a trattarci come estranei , quando non come veri e propri avversari.
Fortunatamente abbiamo avuto al nostro fianco, da subito, le compagne Silvia Ferraro, Simona Roncarati e Filomena Crispino, i compagni Giovanni Macri Masi e Lorenzo Battisti : li voglio veramente ringraziare per aver sostenuto assieme a noi l’attività della sezione.
Voglio ringraziare anche le compagne Marisa Negrini e Carla Nerozzi, il compagno Sarti e i tutti i compagni che ci hanno dato, come sempre, aiuto con il tesseramento e l’affissione delle bandierine.
Dopo questo noioso, quanto purtroppo ineludibile riassunto sulla crisi della sezione, vorrei ribadire proprio qui e proprio oggi, un concetto che mi è assolutamente caro e al quale mi sono sostanzialmente attenuto per tutta la mia attività politica : da sempre aborro l’aggressività e gli scontri tra compagni, da sempre non sopporto di litigare con dei compagni, da sempre cerco ciò che unisce, privilegiandolo a ciò che divide.
Proprio per questo, non vi nascondo che le vicissitudini patite dalla nostra sezione mi hanno creato malessere, dispiacere e stress… la sezione ha corso il rischio di essere snaturata e di assomigliare più a una sezione di partito che a una dell’A.n.p.i. : stava diventando un circolo che, anziché aprirsi all’apporto dei nuovi iscritti, applicava loro l’esame del sangue per verificare quanto fosse rosso e di fatto li escludeva.
Nei documenti ufficiali nazionali dell’ A.n.p.i. , come ci ricorda di sovente il compagno Bugni, c’è scritto che l’A.n.p.i. è una Associazione che tutela la memoria storica e i Valori democratici della Lotta di Liberazione, che con tanto sacrificio e sangue furono scritti sulla Costituzione della Repubblica Italiana.
Il compito dell’A.n.p.i. è difendere quella Costituzione, fare in modo che sia rispettata ed applicata e trasmettere tale prezioso patrimonio alle giovani generazioni.
Nei documenti ufficiali si legge chiaramente che l’A.n.p.i. non è un partito politico e non si deve comportare come tale : questo non significa che l’A.n.p.i. non intenda prendere posizione nelle scelte e nelle battaglie politiche , ma significa che intende attenersi al suo ruolo naturale di punto di riferimento per tutti i democratici e gli antifascisti che dichiarino di rispettare la Costituzione e gli Ideali della Resistenza.
Probabilmente sta terminando un’era, ma non siamo ancora in grado di sapere se sarà finita per sempre oppure ci si possa ancora aspettare qualcosa di buono per il futuro.
Sappiamo soltanto che nei momenti di maggior confusione, di crisi, di recessione, bisogna ancora di più sostenere la Costituzione e difendere la Democrazia.
L’A.n.p.i. in questi anni ha dovuto prendere posizione più volte, in difesa dell’una e dell’altra e anche questa volta sarà in prima fila, adempiendo alla sua missione.
E questa volta la situazione è grave.
Il feroce potere della finanza e delle banche sta destabilizzando l’intero pianeta , in palese contrasto con le esigenze di giustizia e solidarietà espresse dal nostro sistema Costituzionale.
Vedremo adottare dal “governo dei tecnici” provvedimenti di emergenza che non ci piaceranno e contiamo di vedere i partiti che rispettano la Costituzione, difenderne gli articoli principali, in particolare l’art. 41 : quello sul valore del lavoro, sul diritto al lavoro, sull’etica del lavoro, sui diritti fondamentali della persona rispetto agli interessi di pochi privilegiati.
Non sarà facile, perché è una battaglia da vincere non solo in Italia, ma anche in Europa e in tutto il mondo.
E allora l’A.n.p.i. come sempre contribuirà e farà la sua parte, sulla base dei Valori ereditati dalla Resistenza: contiamo di avere molti soggetti politici e sociali con cui rapportarci e con cui cercare quella stessa unità di intenti che riuscì a trovare il CLN, quella ricerca di tutto ciò che può unire e non di ciò che invece riesce solo a dividere.
Un compito impegnativo per l’A.n.p.i. , che dovrà svolgere con attenzione e coerenza, restando se stessa, ma cogliendo la richiesta di cambiamento che giunge da tutto il mondo, assieme a chi accetta gli Ideali a cui ci ispiriamo, assieme a chi ripudia la guerra e la violenza, nella convinzione di poter ancora rendere il nostro Paese più democratico, più solidale e più giusto.
Anche la nostra sezione farà la sua parte : lo dobbiamo a noi stessi e ai nostri iscritti, lo dobbiamo alla memoria dei Partigiani caduti e a quella degli indimenticabili Diana Sabbi, Luciano Caldi, Franco Bacchetti, Franco Nannetti e degli altri che ci hanno lasciato in eredità una Sezione gloriosa e rispettata : faremo veramente tutto il possibile perchè continui a rimanere tale.
Quando il Premier del governo di destra più cialtrone e reazionario che l’ Italia abbia mai avuto nella sua storia repubblicana ha rassegnato le sue dimissioni, come tanti italiani esasperati ho provato soddisfazione : ho sperato che una stagione fosse finita e che assieme a Berlusconi potesse scomparire anche il “berlusconismo” . Ho sperato che per l’Italia dei deboli, dei poveri, degli umili, potesse finalmente sorgere un’ alba di speranza.
Invece ora mi trovo a vivere la “grande truffa del governo tecnico” del professor Monti: ovvero la diretta e cinica realizzazione delle imposizioni del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Centrale Europea al nostro Paese.
Vedo cancellare la sovranità nazionale dell’Italia, la Costituzione Repubblicana, ogni forma di reale espressione della volontà popolare, prima fra tutte la possibilità di votare in libere e democratiche elezioni o referendum : i diktat di Bruxelles e la famosa lettera Draghi-Trichet è assimilabile agli ululati dei “mercati” contro l’ipotesi del referedum greco, che hanno imposto la pronta marcia indietro dell’ ignavo e mediocre governo Papandreu.
Il nostro Presidente della Repubblica ha il merito di aver costruito la strada per l’inevitabile e improrogabile uscita di scena di Berlusconi, ma è criticabile dal punto di vista della legalità Costituzionale, che avrebbe dovuto difendere strenuamente : non ha saputo o voluto farlo.
La prova dell’illegalità Costituzionale è evidente : nessuno dei componenti del nuovo governo “tecnico”è ovviamente stato eletto dal Popolo, eppure insistono sulla necessità di attuare “misure impopolari” : che dunque saranno misure antipopolari. Ne è uscito un altro governo di casta, definito di “salvezza nazionale”, ovvero “tecnico”, che riesce anche ad avere la rassegnata fiducia di oltre l’80% degli italiani.
Ma è falsa la prima definizione (salvezza nazionale) : non salverà il paese ma obbedirà al diktat della finanza, colpendo come sempre le fasce più deboli della popolazione. Ed è falsa anche la seconda (tecnico) : è il più politico dei governi del secondo dopoguerra, perché sancisce l’assoggettamento del nostro paese a una “governance” dura, implacabile, straniera e palesemente ostile al nostro Paese. Molti si illudono che il professor Monti voglia fare davvero cose giuste ed eque, sostenibili dal Paese : ma lui non è al governo per questo.
Non lo è neppure per fare una decente legge elettorale con cui andare finalmente a votare democraticamente: lui è arrivato soltanto per fare eseguire gli ordini della Banca Centrale Europea e i 39 punti della lettera di Draghi-Trichet. E sembra parodiare la “rivoluzione culturale cinese”, quando dichiara l’esigenza di “educare il popolo” : già lo disse con chiaro riferimento alla Grecia e adesso proverà anche con noi.
Eppure non occorreva un governo di “tecnici” : bastava un governo di persone oneste e sagge, che protette da statura morale e da prestigio intellettuale, fossero in grado di respingere le prevedibili potenti pressioni che si sarebbero esercitate contro di loro e il nostro Paese e poi di varare una nuova legge elettorale, democratica, proporzionale e con le preferenze, per andare a elezioni in tempi rapidi. Questi uomini e queste donne in Italia ci sono, ma il Presidente Napolitano non è andato a cercarli : ha preferito consultare la stessa casta politica responsabile del disastro. Ora il governo di “salvezza nazionale” promette “riforme per la crescita”… ma tutti gli indicatori dicono che noi andremo in recessione, insieme all’intera Europa, unita solo in questo.
Il debito, che ora viene usato come una spada di Damocle sul capo degli italiani, non può e non deve essere “onorato” con manovre di bassa macelleria sociale, che ridurrebbero drasticamente non solo il tenore di vita di larghissime masse popolari, ma annullerebbero i diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione Italiana nata dalla Resistenza. Il debito è una truffa , perpetrata ai danni della popolazione inerme, che crea benefici soltanto per i soliti privilegiati : il debito devono pagarlo coloro che lo hanno prodotto. Compito del Presidente della Repubblica dovrebbe essere, tra gli altri, quello di sottrarre il Paese al ricatto dei potenti, siano essi interni o esterni al Paese : in nome della Costituzione. Se non lo farà lui, proverà a farlo la popolazione a cui è stato impedito di votare, ma che deve almeno potersi esprimere, in tempi brevi, con un referendum sul tema del debito : anche se alla Grecia è stato impedito, l’Italia è ancora in grado di farlo.
Non è sterile rivendicazione, ma democratica opposizione : ci atteniamo ai nostri diritti Costituzionali, perchè ad essi non intendiamo rinunciare. Abbiamo il dovere di difendere la Costituzione e questo ci dà il diritto di difendere il Paese e noi stessi contro ogni violazione delle sue norme. La sovranità che abbiamo delegato a questa Europa non è stata usata nell’interesse del Popolo, nel rispetto dei nostri principi Costituzionali : abbiamo dunque il diritto di chiederne la restituzione , almeno fino a che questa Europa cessi di essere feudo dei banchieri e cominci a corrispondere agli Ideali di chi, come Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Eugenio Colorni, hanno creduto davvero negli “Stati Uniti d’Europa”.
Per respingere l’ ”ordine di servizio” preparato a Bruxelles e vidimato dal Quirinale su pressione dei grandi centri finanziari occidentali, bisogna mobilitare la più vasta opposizione sociale e prepararsi a costruire una nuova opposizione politica, degna di questo nome.
P.S.
Come nelle lettere, voglio finire con un “post scrittum” , che arriva direttamente dall’altro secolo, precisamente da 47 anni fa : “I governi cosiddetti tecnici o amministrativi sono i peggiori governi politici che si possa immaginare. Il loro scopo è quello di fare il contrario di ciò che la sovranità popolare ha indicato : sono antipopolari e reazionari.“
Firmato : Palmiro Togliatti.
Proprio nel 150° anniversario dell'Unità Nazionale Italiana, come Associazione Nazionale Partigiani d'Italia, siamo chiamati a dare il nostro contributo per la difesa della Libertà, della Giustizia e della Costituzione nata dalla Resistenza. Siamo chiamati a fare la nostra parte per restituire speranza al Paese, per farlo uscire dall'abisso d'illegalità, ignavia, malessere e decadenza in cui ci hanno fatto precipitare gli inetti, gli incapaci e i corrotti che lo governano.
Lo spirito riformatore millantato dal governo delle destre si traduce nell'ennesimo grave attacco ai più deboli, ai più esposti, ai più fragili: le pianificazioni sui licenziamenti facili, sul lavoro sempre più precario e pericoloso, sulle pensioni irraggiungibili, colpiscono i diritti conquistati dai lavoratori in decine di anni di lotte e di sacrifici.
Il fulcro della manovra dell'attuale governo, formato da soggetti ormai screditati e decadenti, e da partiti impresentabili, non più in grado di gestire la situazione di crisi, è costruito soltanto su ricatti, tagli ed espedienti. E su menzogne.
In questo modo si crea angoscia e rabbia, si istiga alla contrapposizione e alla ribellione: chi siede al governo non vuole certo la pace, anzi sembra agognare lo scontro sociale. Per questo è estremamente necessario che chi ha responsabilità istituzionali faccia finire questa miserabile legislatura, prima che il disagio sociale aumenti e che a qualcuno venga in mente di fermare la disperazione con la forza e la repressione.
Ed è incredibile che parte dell'opposizione parlamentare consideri questa manovra soltanto iniqua, soltanto un cerotto per salvare il governo: questo è un vero e proprio massacro sociale, è sale sulle ferite dei lavoratori, dei giovani, delle donne, degli anziani disagiati, che la crisi non hanno certo prodotto e che invece stanno pagando tutta.
E nel 150° anniversario dell'Unità d'Italia, il ceto politico al governo della Nazione ha raggiunto il record di disapprovazione e di dissenso, con relativi disaffezione e distacco dalle regole democratiche del voto: questo è gravissimo e prelude a rischi antidemocratici e totalitari. Contro questi pericoli la parte sana del Paese deve reagire: i partiti, i sindacati, le associazioni, i movimenti che hanno come punto di riferimento Ideale la Costituzione Italiana, dovranno mettere da parte divisioni, contrasti ed egoismi per costruire un fronte democratico di rinnovamento e di ricostruzione economica, politica e morale.
Altiero Spinelli sosteneva che il virus che porta al totalitarismo non appartiene alle patologie che si chiamano incurabili, contro le quali l'organismo colpito non può fare nulla: è una malattia in cui muore l'organismo che rinuncia a difendersi, quello che accetta di morire.
Per questi motivi, l'A.n.p.i. di Pianoro sosterrà tutte le iniziative di mobilitazione unitaria che abbiano come obbiettivo le ragioni del lavoro, della crescita, della difesa dei diritti, ancora una volta negati e umiliati dalle scelte di un governo spregevole, reazionario e cialtrone.
A.n.p.i. , A.r.c.i. e C.g.i.i. di Genova hanno diffuso un comunicato nel quale respingono con forza il proposito di fare svolgere il raduno razzista e neonazista annunciato dal "partito nazionalista italiano" per il 22 e 23 settembre a Genova.
A.n.p.i. , A.r.c.i. e C.g.i.l. sottolineano come in questa estate rovente, fatta di infinite , manovre finanziarie che hanno il sapore di rappresaglie punitive nei confronti delle persone oneste, delle lavoratrici e dei lavoratori, dei giovani e dei pensionati, di tutti i contribuenti che pagano le tasse, nessuno sentiva la mancanza delle deliranti parole d'ordine pronunciate da neo nazisti come Gaetano Saya e i biechi individui del suo sedicente "partito nazionalista italiano", che facendosi fotografare in divise che richiamano quelle dei gerarchi nazisti, dichiarano di aver rifondato il Msi-Dn (senza nessuna denuncia da parte degli ex-missini...) adottando il simbolo di un sole nero al posto della svastica e il motto "Nobiscum Deus", tanto simile al "Gott mit uns" dei nazisti. Saya e i suoi squadristi ce l'hanno ovviamente con "gli omosessuali, gli ebrei, i comunisti e gli stranieri, peggio se "negri". In pieno agosto è pervenuta la dichiarazione del parlamentare Scilipoti, esperto nel rapido cambiamento di casacche, che si proclama onorato di aderire, senza pudore o vergogna, al movimento neonazista di G. Saya, già peraltro sostenitore di S. Berlusconi.
E' impossibile non ravvisare in questa situazione difficile che stiamo vivendo, sia a livello economico che politico e sociale, come vi sia un'atmosfera che perdura ormai da troppo tempo e che facilita l'operare di troppi loschi e pericolosi figuri sulla scena italiana. Ci sono parlamentari della destra che propongono di cancellare la disposizione Costituzionale che impedisce la rinascita del partito fascista, altri che cercano di cancellare la storia, equiparando la dittatura con la Libertà, i carnefici con le vittime, i Partigiani della Resistenza con i criminali fascisti complici dei nazisti. E' stato appena respinto in Parlamento, con grande fatica, un decreto legge che con l'assurdo alibi del risanamento economico, voleva cancellare le festività laiche del 25 aprile, 1° maggio e 2 giugno: in realtà si voleva e si vuole ancora cancellare la Memoria storica del popolo italiano e il suo senso di Identità.
A.n.p.i. , A.r.c.i. e C.g.i.l. chiedono che le istituzioni locali e nazionali esprimano esplicitamente l'indisponibilità ad ospitare manifestazioni e appuntamenti che hanno come obiettivo la diffusione dell'odio razziale e chiedono inoltre una netta presa di distanza da parte di coloro che rappresentano il Governo italiano e che vergognosamente subiscono il fascino di movimenti illegali come quelli di estrema destra, dichiaratamente neofascisti.
Genova è città democratica. Antifascista e simbolo della Resistenza: siamo certi saprà ancora una volta rispondere con civiltà, ma con indispensabile fermezza, a chi vuole seminare odio, intolleranza e violenza.
Sono passati trentuno anni dalla strage del 2 agosto 1980.
La bomba che esplose nella sala d’aspetto della Stazione di Bologna costò la vita a 85 persone, vittime inermi e innocenti di quell’ atroce crimine neofascista.
Da quel giorno abbiamo assistito a incredibili depistaggi e vergognose menzogne di Stato, volte a coprire e proteggere i mandanti della strage, così come è avvenuto per tutte le stragi che hanno insanguinato il Paese negli ultimi decenni del secolo scorso.
Ancora oggi non riusciamo ad avere nessuna verità e nessuna giustizia.
E il progetto è sempre lo stesso: non esiste miglior sistema per esercitare al meglio il controllo delle menti e dei cuori di una popolazione, che utilizzare il deterrente della paura e del terrore.
I governi che si sono susseguiti in questi trent’anni non hanno mai perseguito l’etica della verità e le tante bugie, le negligenze, le corruzioni, le violenze, ci consegnano oggi un Paese impaurito, sfiduciato e ipocrita, sull’orlo di una involuzione e una degenerazione civile molto pericolosa.
Ma non può certo essere la paura ad annichilire un Paese nato dalla Resistenza e dalla lotta antinazista e antifascista: è possibile e indispensabile opporsi a tutto questo, ricreando e difendendo spazi di libertà, di partecipazione e di solidarietà, in cui la Memoria non sia vissuta soltanto come cerimonia, ma venga intesa come pratica concreta di confronto e di lotta democratica, come antidoto al terrorismo, al neo fascismo e ai rischi autoritari connessi.
L’A.n.p.i. di Pianoro denuncia quindi, con forza, ogni manipolazione revisionista, si unisce al corteo che martedì 2 agosto raggiungerà la Stazione di Bologna e partecipa alle celebrazioni, al fianco dell’Associazione tra i familiari della strage e a tutti i sinceri democratici che non vogliono dimenticare l’orribile crimine neofascista, rilanciando la necessità e l’urgenza di una società diversa da quella attuale, libera dalla paura e dal terrore.
Sono Gianni.- Gianni T. – Presidente pro tempore – dico io – dell’ANPI di Pianoro.
Ieri mattina il mio compagno Atos Benaglia ha fatto un intervento a nome della nostra Sezione: ha detto in sostanza, che dobbiamo capire i pericoli che stiamo correndo e che li possiamo forse affrontare, denunciando il neofascismo emergente, utilizzando tutti i mezzi democratici costituzionali esprimendo egli un giudizio catastrofico su chi ci governa.
Io ho pensato di rivolgere brevemente la mia attenzione – e spero di avere la vostra – sulla necessità di fare “RESISTENZA”, non armata come facemmo e fecero i PARTIGIANI, ma una RESISTENZA forte, decisa, costante, certo non ambigua e nemmeno soltanto “vigile” ma attiva, anche attraverso la stampa (abbiamo fatto un giornale “La Bufera, eppure il vento soffia ancora”, uscito il 1°/2/2011 con il primo numero).
“RESISTENZA” non violenta – dicevo – a che cosa?
Resistenza all’attacco ai diritti dei lavoratori come stanno facendo la FIOM e gli altri movimenti spontanei che si sono formati; Resistenza all’attacco contro la scuola pubblica, al suo impoverimento a vantaggio della scuola privata: la riforma che porta il nome della sig.ra Gelmini contiene – è vero – un tentativo di ridurre – se verrà attuato – l’effetto del clientelismo e delle cosiddette “baronie” universitarie, ma impoverisce i concetti della vera cultura e nasconde tanta parte delle nostre memorie, fermandosi sostanzialmente al tempo dell’unità formale dell’Italia. E dopo?
Resistenza all’attacco contro la libera informazione, attraverso censure, specie in TV (guardando la TV e leggendo i giornali veramente indipendenti sembra di vivere in una nazione e fors’anche in un mondo diverso) e attraverso l’occupazione di sempre più ampi spazi con notiziari lontani dalla realtà; Resistenza all’attacco della dilagante e mistificatoria cultura fascista (Casa Pound vi dice qualcosa?), come quella della Lega Nord, il cui scopo ultimo ed evidente – è quello di dividere l’Italia, mentre si manifesta con l’odio contro gli immigrati ed i conseguenti soprusi contro gli stessi, naturalmente sfruttando il loro lavoro.
Non dimenticate si seguire la “Giornata dei Migranti”, il 1°/3/2011, con il loro sciopero, che dovrebbe significare per noi lotta contro il razzismo; Resistenza insieme alle donne che scendono oggi in piazza come ci affiancarono nella lotta di liberazione; ed al popolo “viola” di comune conoscenza; Resistenza al tentativo, ben riuscito per ora, fors’anche in mezzo a noi, di far apparire le guerre di aggressione in atto nel mondo, come interventi di pacificazione o, addirittura, di instaurazione della democrazia.
Noi che c’eravamo sappiamo che le guerre sono soltanto un mezzo per prevalere politicamente ed economicamente, vantaggio del più deteriore capitalismo (petrolio, oro, diamanti, ecc.).
Spero veramente che questo Congresso intenda chiaramente esprimere e comportarsi in quanto rappresentante – a mio parere – del più alto esempio di RESISTENZA, quella che ci ha restituito la libertà – che noi dobbiamo con determinazione conservare e difendere perché minacciata, impugnando la nostra Costituzione.
Dobbiamo quindi aiutare ad esprimersi ed ad affermarsi le RESISTENZE “nonviolente” che ho citato, per ribadire la decisa opposizione di questo Congresso e dei suoi organi all’insorgenza del fascismo, palese ed occulto. A mio parere, questo si attende da noi il nostro popolo, buona parte del quale – purtroppo – ha bisogno di chiarirsi le idee.
Un ricordo; perdonatemi: era il 1983 quando i Partigiani della Stella Rossa celebrarono a Vado insieme al popolo il 40° dalla fondazione, risvegliando in me gli ideali un po’ sopiti, di Resistenza e di libertà, e il 1989 quando finalmente fu stampato il libro “La Stella Rossa a Monte Sole” di Giampietro Lippi, porgo un saluto al Comitato di Redazione di quel libro, COMITATO del quale sono l’unico superstite.
Grazie per avermi ascoltato.
Care compagne, cari compagni,
mi sarebbe piaciuto, una volta tanto, cominciare il mio intervento con un po’ di serenità, ma purtroppo è ancora tempo di Resistere.
Resistere contro chi continua a voler cambiare la Storia, con ignobili menzogne e infami revisionismi.
Contro chi continua a picconare la Costituzione nata dalla Lotta di Liberazione, nel tentativo di distruggerla.
E’ anche il tempo di difendere.
Difendere la Memoria della Resistenza, i Valori e le conquiste di chi si sacrificò per la Libertà, per la Democrazia e per la Pace.
E poi è tempo di capire. Capire gli errori d’ingenuità compiuti nel pensare che tutto quello che era successo nel passato, durante oltre vent’anni di dittatura fascista, non sarebbe più potuto accadere. Capire che la Costituzione non era mai stata veramente onorata e applicata del tutto, che chi faceva apologia di fascismo non veniva colpito, che chi alimentava l’ondata revisionista non veniva osteggiato, che chi insultava la Resistenza non veniva punito.
Capire che la Democrazia era di nuovo in pericolo, che a Fiuggi si era bevuta poca acqua, che c’erano rimasti tanti fascisti, che non erano cambiati e cercavano ancora la vendetta. Oggi si comincia a capire, seppure con troppo ritardo. Oggi che hanno perso ogni ritegno e continuano a chiedere la riabilitazione e la parificazione, per legge, tra i criminali delle brigate nere e i Patrioti Partigiani, tra i carnefici e le loro vittime. Oggi dovrebbe essere chiaro per tutti : non si pongono più dei limiti. E i loro alleati di governo sono ugualmente pericolosi: assieme stanno scardinando la Costituzione, l’Unità della Patria e i Valori della Democrazia.
Abbiamo perso molto tempo, ma molto possiamo e dobbiamo recuperarne, a patto di ricostruire da subito la mobilitazione antifascista, a patto di combattere da subito le leggi liberticide delle destre e batterne i disegni reazionari e autoritari. Non possiamo rimanere inerti ad aspettare. Aspettare la fine di tutto ciò in cui hanno creduto i giovani che tanti anni fa scelsero di combattere : non scelsero di aspettare. Glielo dobbiamo, come ringraziamento per i loro sacrifici e per il loro coraggio. Ma lo dobbiamo anche ai nostri figli, a tutti i giovani che oggi non riescono a vedere un futuro sereno, di sicurezza e di Pace. La speranza in un mondo migliore è l’unico prezioso dono che possiamo dare ai giovani, lo stesso dono che fecero a noi i combattenti Partigiani. E dobbiamo sempre ricordarci di ricordare che alcuni di quei giovani Partigiani ci fecero un dono ancora più prezioso: la loro vita.
L’Italia vede un momento di crisi politica e sociale senza precedenti. E’ in corso una drammatica contrapposizione, creata strumentalmente dalle destre al governo e tendente a realizzare un vero e proprio mutamento di sistema, costruendo e concretizzando un regime totalitario: il momento è grave, ed è in relazione ad esso che l'A.n.p.i. nazionale ha lanciato un appello affinché si riprenda e si consolidi la mobilitazione civile, per la difesa della democrazia, per l'affermazione dei Valori della Costituzione Italiana (considerata la più completa e valida da tutti i Paesi democratici occidentali) e per la difesa della Memoria storica della lotta di Liberazione, che devono tornare ad essere la bussola per il presente e per il futuro del nostro Paese.
Da anni l’A.n.p.i. nazionale mette in guardia dalla presenza, anche elettorale, di partiti fascisti, proibiti dalla Costituzione; da anni denuncia aggressioni, pestaggi e violenze fasciste ai danni di giovani antifascisti, di studenti democratici, di stranieri, di omosessuali.E sempre da anni noi, dell’A.n.p.i. di Pianoro, lanciamo l’allarme di non sottovalutare il fenomeno neo fascista e di non tollerare la presenza, spudorata e impunita, di organizzazioni e partiti fascisti, liberi di spargere veleni e compiere violenze.
La Società sembra assente: è distratta, superficiale, svogliata. Non pare certo in grado di reagire alle dosi letali di cloroformio ed egoismo inoculate dalle destre, attraverso le televisioni di proprietà del Presidente del Consiglio, e di quelle pubbliche, controllate e asservite allo stesso.
Del resto la Società è confusa e frammentata, costituita da benestanti e garantiti da una parte e da precari e famiglie impoverite dall’altra. Da ragazzi cresciuti col denaro in tasca e il futuro garantito da una famiglia ricca e da giovani con la famiglia in difficoltà, magari disoccupati e col futuro angosciante. Queste sono proprio le questioni principali e urgenti che deve affrontare il nostro Paese: la rinnovata lotta tra ceti e classi e una grande questione generazionale.
La totale incapacità del governo ad affrontare la gravissima situazione, è sotto gli occhi di tutti quelli che la vogliono vedere: in Parlamento si baloccano con l’ennesima grande truffa delle riforme, quelle sulla giustizia e sulle intercettazioni, volute per sé dal Presidente del Consiglio e quelle del falso federalismo, volute dai beceri leghisti addomesticati da Roma. Intanto sempre più gente, col proprio stipendio o con la pensione, non riesce ad arrivare alla fine del mese.
Ci sono intere generazioni che non avranno futuro, a causa dell’ enorme debito pubblico e dell’ incrollabile sistema di corruzione diffusa, che ci sta indebitando fino alla miseria e che peserà come un macigno sullo sviluppo e sulla crescita economica dell’Italia.
La grande crisi capitalistica irrisolta, destinata a durare a lungo, spinge le classi dominanti verso soluzioni reazionarie, sia sul versante economico-sociale che su quello politico-istituzionale.Nella debolezza strutturale del capitalismo italiano, caratterizzato dalla distruzione del settore pubblico dell’economia, dalla esiguità della grande industria, dalla prevalenza della piccola impresa basata su bassi salari, super-sfruttamento, lavoro sempre più precario, le classi proprietarie e benestanti scelgono l’arroccamento a difesa dei propri privilegi.
L’attacco alla Costituzione intende smantellarne, insieme con gli elementi portanti della forma di Repubblica parlamentare, fondata su un sistema elettorale proporzionale puro, anche i capisaldi economico-sociali. L’aggressione alla Magistratura e all’autonomia dei diversi poteri dello Stato, la controriforma dell’Università, i tagli all’istruzione e alla formazione, la destrutturazione più in generale del mercato del lavoro, configurano un progetto di società antidemocratica ed egoista, basata sempre più sulla precarietà sociale e civile.
Le resistenze e le lotte sociali, che dalle fabbriche alle scuole, dalle periferie all’Università, si sviluppano in Italia sono in gran parte prive di una sponda politica, sempre più orfane di un vero Partito di sinistra di massa, in grado di elaborare e realizzare una strategia democratica e progressiva, quale unica reale alternativa alla crisi attuale del sistema. Ovviare a questo implica una radicale inversione di rotta nel nostro Paese, facendo della difesa e del rilancio integrale della Costituzione la base dell’ agire politico.
Mentre il Paese fallisce e affonda, le destre piduiste, neofasciste e leghiste, si dedicano essenzialmente a trasformare il nostro sistema politico da parlamentare ad autoritario, da conforme ai Valori e alle regole scritte nella Costituzione, a personale e padronale, non più soggetto a limiti previsti da Istituzioni di garanzia della Repubblica: il governo delle destre pensa prima di tutto ad accontentare i desideri del proprio Signore, costruendogli addosso tutte le leggi che pretende, senza vergognarsi di devastare il Paese, nell’economia, nella democrazia e nella giustizia.
Se uno qualsiasi tra i Premier e i Capi di Stato del mondo occidentale, avesse osato fare un decimo di ciò che ha combinato Berlusconi in questi 18 anni, un decimo delle 38 leggi fatte su misura per se stesso, le opinioni pubbliche di quegli Stati democratici lo avrebbero costretto a dimettersi: ma l’Italia non è né uno Stato normale, né democratico.
Questo può succedere in Italia perché la coscienza sociale e politica della maggioranza del Popolo Italiano è ormai assopita, condizionata, manipolata. Questo può succedere perché troppi dirigenti politici, pur democratici e antifascisti, per anni hanno invitato a non attaccare Berlusconi, perché lo consideravano controproducente: sembravano considerare che protestare fosse diventato inutile e imbarazzante. Per nostra grande fortuna, i Partigiani non provarono mai questo imbarazzo.
Negli ultimi mesi l’opposizione pare essersi risvegliata, sospinta anche dalle organizzazioni e dalle associazioni della Sociatà Civile e dai movimenti popolari e studenteschi : pare finalmente conscia che non si può e non si deve dialogare con Berlusconi, con la tessera numero 1816 della Pidue , non si può e non si deve dialogare con Cicchitto, tessera numero 2232, non si può e non si deve parlare con Dell’ Utri, condannato a 9 anni per "associazione mafiosa"e non si può neppure dialogare con chi porta ancora la croce celtica al collo o saluta romanamente : di cosa possiamo parlare con loro..?! Del silenzioso colpo di stato in atto..?! Della riuscita del piano Piduista e fascista di Gelli..?!
Quel piano prevedeva l’indebolimento e poi l’asservimento della Magistratura, la sconfitta dei sindacati, con un occhio di riguardo per la Cgli, la disfatta dei partiti di centro-sinistra, con un ovvio riguardo per il P.c.i., la militarizzazione di tutte le forze d’ordine, compresi corpi forestali e vigili del fuoco.
In sostanza un vero e proprio colpo di stato neofascista. Si iniziava minando le basi della nostra Repubblica secondo uno schema ben collaudato, che comprendeva tensioni sociali, repressioni, stragi, come poi regolarmente avvenuto : nessuno, fino ad ora, ha davvero disinnescato quelle cariche di dinamite eversiva.
Questi dobbiamo soltanto combatterli, con la costruzione di un nuovo grande Comitato di Liberazione Nazionale, che raccolga tutti i partiti e le organizzazioni che hanno davvero intenzione di difendere la Libertà e la Democrazia in pericolo. E possiamo, dobbiamo, ancora sperare nella reazione, infine veemente, di quel che resta del Popolo Italiano, della sua parte migliore. Possiamo sperare in una crescente ondata di ribellioni di scienziati e scrittori, di intellettuali e operai, di precari e cassintegrati, di giovani senza futuro che un futuro pretendono, che con la propria indignazione e passione democratica sappiano difendere la Costituzione nata dalla Resistenza, a conferma dell’esistenza di una “società civile” degna di tale aggettivo, che non si pieghi, che non si rassegni, che non si arrenda alla marcia totalitaria del regime orwelliano e neo fascista di Berlusconi e della Pidue.
Perché compagni, il fascismo non sta tornando: è già tornato..!! Si sta manifestando in tante maniere, ma soprattutto diventa incredibile fenomeno di moda giovanile : nasce dalla stupidità e dalla ignoranza della Storia . Nasce da un insano senso di ribellione verso una democrazia che si avverte come malata e dall’odio verso i “rossi”. Questo ha ottenuto Berlusconi e le sue destre, criminalizzando giorno dopo giorno comunisti, socialisti, antifascisti, sindacalisti.
A questo i partiti democratici si sono opposti in maniera insufficiente e con la solita sottovalutazione, sia quando sono stati al governo, sia oggi dall’ opposizione. Queste vere bande criminali sono armate, organizzate in una decina di sigle politiche eversive e vere e proprie forze politiche: forza nuova, fronte nazionale, fiamma tricolore, nuovo msi, casa pound… e ci mettiamo anche “la destra ” di Storace.
Da tempo Berlusconi li ha associati tutti al suo “casino della libertà”: le destre istituzionali coprono quelle eversive, che si insinuano così nel Parlamento. Dobbiamo rimediare subito e abbiamo poco tempo: anche gli stadi sono diventati serbatoi di manovalanza fascista e gli ultras mostrano sempre più spesso svastiche, fasci littori, duci e frasi aberranti. Nessuno glielo proibisce né prima, né durante, né dopo: il governo inetto e miserabile ha tagliato anche i fondi per i servizi d’ordine pubblico.
Da sinistra si odono soltanto voci antiche e lontane… mentre invece la situazione è gravissima e troppo simile a quella del 20-21, quando le squadre fasciste iniziarono a bastonare e ad uccidere, a distruggere le sezioni e le case del popolo, con la protezione del Re, del governo e delle forze dell’ordine.
E ci vogliamo ricordare che intere regioni del sud sono violentate e devastate dalla mafia, dalla camorra e dalla n’drangheta..? Fenomeni che si stanno allargando anche al nord e creano da sempre incommensurabili danni economici, politici e democratici a tutto il Paese. Ma la cosa più grave ancora, che pochi sottolineano e molti come sempre sottovalutano, è l’emergenza di avere così migliaia di uomini armati, abituati ad uccidere ai comandi di un boss, di una cosca, di una organizzazione criminale.
Questo atteggiamento si assimila benissimo a quello di chi serve un duce, una parte politica, una organizzazione eversiva e questo governo è intriso di uomini di riferimento delle mafie, uomini che assicurano favori, interessi e impunità, in cambio di voti, servizi e crimini. Il connubio bande armate-bande fasciste deve fare venire i brividi e risvegliare tutti dal torpore che ci ha colpito: nulla di ciò che è stato conquistato con la lotta Partigiana, è oggi garantito e tutto può invece andare perduto. Bisogna ricominciare a lottare oggi, subito, per evitare di doverci soltanto difendere domani.
L’A.n.p.i. può e deve reagire, ma lo può fare soltanto se ingrossa e rinfresca le proprie fila e se difende la sua autonomia. In questa ottica, va inserita anche l’esigenza di aprire un confronto con le realtà giovanili antifasciste organizzate, sempre più lasciate sole a fronteggiare fisicamente i fascisti nelle piazze, lasciate sole a difendersi dalle loro violenze e dai loro agguati : non possono essere considerate soltanto un problema, non sono dei pazzi pericolosi, ma soltanto dei giovani decisi a non subire la prepotenza delle bande neo fasciste.
Sarebbe un grave errore se l’ A.n.p.i. non si facesse carico di cercare un dialogo anche con questi antifascisti. Pensiamo che nella fase attuale, sia necessario fare crescere ancora l’ Associazione, per ridarle una influenza di massa e avere un’ A.n.p.i. che sappia organizzare i suoi iscritti come presenza sicura ed efficace nella società, in mezzo ai movimenti popolari, al fianco dei sindacati che lottano, dentro ai comitati di lotta che stanno nascendo: questa sono le nuove Resistenze che oggi dobbiamo affrontare.
C’è bisogna di un’ A.n.p.i. che ribadisca la sua presenza nelle Istituzioni, ma in stretto legame con le istanze e le lotte popolari: non è certo cosa facile, ma è assolutamente necessaria. Noi ci vogliamo credere, convinti dell’esistenza di altre migliaia di compagni e compagne pronti a crederci assieme a noi. E quindi lavoreremo perché l’A.n.p.i. si arricchisca sempre di più del contributo delle giovani generazioni, che non hanno vissuto le tragedie del passato ma soltanto le recenti sconfitte e le relative amarezze: dobbiamo assolutamente sostenerle, stare al loro fianco, perché ad esse appartiene il futuro.
Voglio concludere il mio intervento con le parole sentite da un anziano compagno Partigiano:
«Mi rivolgo a voi, giovani: ricordatevi che dimenticare significa perdere l’eredità di una lotta che non è ancora conclusa.
Ricordatevi che a combattere questo nuovo fascismo, non ci saranno più i vostri nonni o i padri dei vostri nonni: questa volta toccherà a voi.»
Che viva l’A.n.p.i.
Che viva la Resistenza.