Stiamo vivendo un momento politico ed economico in cui la democrazia costituzionale, nata dalla Resistenza, è continuamente minacciata nei suoi fondamenti: violazioni palesi di leggi esistenti, approvazioni di leggi in aperto contrasto con la Carta Costituzionale, spesso “ad unam personam”, svilimento delle attività parlamentari (Camera e Senato), attacchi sistematici all’esercizio autonomo del potere giudiziario della Magistratura, nonché gravi violazioni di leggi che riguardano i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, con modifiche peggiorative e limitative dei diritti dei medesimi, di cui l’attacco forsennato allo Statuto dei Lavoratori è parte di una strategia mirante a cancellare i diritti costituzionali e i contratti nella società e nei luoghi di lavoro e a trasformare il lavoratore nel soggetto precario e debole di un sistema economico basato sulla corsa sfrenata al profitto.
Non vengono adottati provvedimenti atti ad eliminare i disagi economici conseguenti alla perdita di lavoro, che colpisce duramente anche sul nostro territorio, o il depauperamento delle pensioni, creando così nuove povertà e l’apertura ulteriore della forbice differenziale tra la ricchezza ostentata e l’indigenza manifesta.
Su questo quadro si inserisce anche la pesante manovra di tagli che grava sugli enti locali, che si vedono costretti loro malgrado a mettere le mani nelle tasche dei cittadini, dimezzando i servizi, penalizzando in questo modo sempre di più le fasce più deboli della popolazione.
Quotidianamente assistiamo a evidenti violazioni dell’art. 3 della Costituzione laddove si dice che “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge”. Ne siamo quasi assuefatti e non sappiamo più indignarci. In questo principio di eguaglianza disatteso c’è il principio di legalità che è la base per l’esercizio di tutti i diritti. Non vengono date a tutti le stesse opportunità, nulla si fa per rimuovere i fattori di disparità sociale, culturale ed economica tra gli appartenenti tutti, a prescindere da origine etnica, religione, opinione politica.. alla collettività.
Ci preme fare anche una riflessione sulla trasformazione delle Forze Armate da esercito di leva ad esercito professionale con la conseguente interpretazione dell’art 11 della Costituzione dove si fa riferimento al fatto che l’Italia “consente (…) alle limitazioni della sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni”: anziché fare riferimento alle Nazioni Unite, organismo sovranazionale che raggruppa gli Stati, ci si riferisce alla NATO e quindi alla politica militare nordamericana (Guerra nei Balcani, Afghanistan…), disattendendo in questo modo la Carta Costituzionale.
L’ANPI rappresenta oggi la voce di chi si riconosce nei valori fondanti della Costituzione, atto finale della lotta partigiana.
I nostri obiettivi, oggi più che mai, devono quindi essere:
1. la difesa e l’attuazione della Costituzione con riferimento:
* al lavoro quale diritto sancito dalla Carta Costituzionale e dai relativi contratti che da essa discendono; alla sicurezza sul lavoro, alla tutela dei diritti acquisti dai lavoratori;
* ai diritti inalienabili della persona senza distinzione di sesso, razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali, con particolare attenzione al mondo femminile, ricordandone anche il valore determinante della partecipazione nella lotta partigiana, troppo poco riconosciuta e trasmessa alla memoria storica;
* alla laicità dello Stato rispetto alle scelte individuali (testamento biologico) e in campo scolastico “Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato” (Art. 33 Costituzione)
2. L’avvicinamento dei giovani alla Storia, in particolare alla storia del Novecento e alla conoscenza di quel lungo periodo del regime totalitario che ha cancellato ogni libertà e che ha portato alla Lotta di Liberazione nazionale.
Intendiamo continuare l’intervento nelle scuole attraverso testimonianze, approfondimenti e analisi critiche della Storia nazionale e locale, senza però fermarci ad un approccio accademico alla storia, che spesso finisce per non stimolare l’interesse dei ragazzi, e avviare una riflessione sulla Comunicazione, elemento centrale oggi di ogni proposta politica, adeguandoci ai tempi e fornendo strumenti di conoscenza (web, internet, blog, digitalizzazioni…) facilmente fruibili dai giovani.
3. Il contatto e la collaborazione con altre sezioni ANPI, attraverso una rete di collegamento e coordinamento, per un confronto e per la condivisione di uno sguardo politico comune sulla società di oggi che abbia come prerogativa la diffusione di un pensiero antifascista come “spazio e luogo” di aggregazione di idee e azioni volte a caratterizzare il nostro impegno civile e di “Resistenza” oggi.
Un’associazione come l’ANPI, per ciò che rappresenta, e per il significato della sua esistenza non può dirsi soddisfatta di aver raggiunto i 100.000 iscritti perché ne servono ancora, per sostenere l’urto dell’onda revisionista e neofascista.
Pena l’estinzione!!!
Ma per fare questo deve anche dotarsi di un progetto comunicazionale aggiornato nelle forme e nei contenuti che di seguito chiamiamo:
La COMUNICAZIONE è il processo di scambio di informazioni e di influenzamento reciproco che avviene in un determinato contesto. COMUNICARE = METTERE IN COMUNE Come enunciato in questa piccola spiegazione del termine COMUNICAZIONE, il contesto della comunicazione come un'associazione come la nostra è di mettere in comune le informazioni.
Il contesto della comunicazione in un’associazione come la nostra è di mettere in comune le informazioni. Nel nostro caso le informazioni sono la storia di quella parte di società italiana che a un certo punto della storia nazionale ha fatto una determinata scelta. Scelta di volta in volta interpretata come scelta politica, di campo o altro.
Scelta che ha portato dall’8 settembre 1943 al 25 aprile 1945 (data convenzionale per la Liberazione) a ribellarsi sia militarmente, sia sottoforma di disobbiedenza civile ad un regime nato nel 1922.
L’associazione nata il 5 aprile 1945, nel suo statuto si ripromette di mantenere vivo il ricordo dei partigiani ( donne e uomini) e del loro sacrificio nella lotta di Liberazione nelle nuove generazioni, con vari mezzi e manifestazioni.
Ma oggi a 65 anni dalla fine della guerra, l’A.N.P.I. cosa deve comunicare? Il contesto storico è stato affidato ai vari Istituti Storici dove sono stati depositati i documenti, per aiutare lo studio degli storici e diventare un capitale di memoria.
Il contesto politico, nello statuto, è molto marginale: il valore delle idee che portarono alla Lotta di Liberazione sono tutt’oggi fondamentali per lo stato italiano. Idee che dovrebbero essere anche il fondamento delle ideologie dei partiti “democratici” che rappresentano i cittadini nel parlamento.
Dopo 65 anni purtroppo si deve riscontrare che le nuove generazioni sono del tutto ignoranti sulla nostra storia nazionale, i programmi scolastici della nostra storia sono sempre stati evasivi per quanto riguarda il periodo del 900, per scelte poliche, per la mancanza di impegno da parte dei docenti, per la carenza di programmazione delle istituzioni.
Oggi c’è la necessità di recuperare, di riempire il vuoto di questi anni. Ma come farlo?
Spesso per il periodo del 25 aprile nelle scuole si fanno incontri con partigiani e studenti, con i docenti (motivati) si creano percorsi didattici di approfondimento di quel periodo, l’ANPI cerca di coinvolgere sempre di più le istituzioni scolastiche.
Occasioni dove il passato si confronta con il presente, ma queste occasioni a causa del passare del tempo e della scomparsa dei nostri generosi compagni anziani sono destinate a scomparire.
Come coinvolgere le giovani generazioni, come interessarle ma soprattutto come fare capire cosa sia stato il fascismo e il nazismo negli anni dal 1922 al 1945?
L’approccio accademico, dove i giovani sono passivi ascoltatori è ancora un mezzo di comunicazione valido oggigiorno?
I nuovi mezzi di comunicazione, comparsi in questi ultimi anni, possono essere presi come validi sostituti? Ma soprattutto esiste la capacità di saperli utilizzare?
In questi anni c’è stato un proliferare di siti web, blog, pagine informatiche su cui viene pubblicato di tutto, da pagine di storia, a pagine di commenti politici e purtroppo anche pagine di enfatizzazione del passato regime.
S’è cercato di adeguare la nostra sezione ai tempi fornendo una sua struttura “virtuale” che è il sito internet, dove sono state pubblicate centinaia di pagine dedicate alla storia locale e nazionale della Resistenza, in cui si cerca di dare informazione a livello nazionale pubblicando notizie che non hanno una loro vetrina nell’informazione del paese, ma che tuttavia rapprensentano quanto avviene nella vita sociale della nazione.
Una piccola struttura che a fine del 2010 dovrebbe raggiungere le 500.000 pagine lette per un totale di quasi 300.000 contatti, un risultato sicuramente rilevante per una piccola sezione di provincia come la nostra. Ma sicuramente sottoutilizzata per quello che potrebbe essere il canale di comunicazione politico della sezione.
Sempre quest’anno è stata avviata la nuova iniziativa destinata ai giovani, il concorso musicale Alfredo Impullitti Note per la Memoria, dove ha visto alla sua prima edizione la partecipazione di 321 giovani.
Questa iniziativa fatta in collaborazione con l' Associazione Alfredo Impullitti, è stato un importante evento nel quale i giovani sono stati i protagonisti e non semplici comparse per le celebrazioni del 65° Anniversario della Liberazione.
L’evento musicale è stato un’ottimo veicolo per farci conoscere, nel solo mese di aprile il sito ha avuto 4.998 contatti per 10.779 pagine lette e chi si è avvicinato all’ANPIPIANORO per avere informazioni sul concorso ha letto le pagine pubblicate.
In questo caso si è condiviso, si è comunicato con persone che probabilmente non si sarebbero mai contattate direttamente per parlare di Resistenza, fascismo, di lotta di Liberazione e non sono state poche le parole di stima e di incoraggiamento ricevute per l’impegno profuso sia per la realizzazione del concorso sia per quanto viene scritto on line.
In occasione di questo evento, si è realizzato anche un canale o sezione all’interno di un noto socialnetwork, dove è stata posta la storia del concorso con i suoi dati, le foto, i nomi dei vincitori. In questa nuova esperienza i visitatori hanno una media di 20 anni.
Questo conferma quanto andiamo affermando, spesso inascoltati, da anni e cioè che se si dà la possibilità ai giovani di mettersi in gioco, di essere parte attiva di un progetto, di potersi esprimere liberamente questi rispondono con la partecipazione.
Proponiamo quindi che se l’ANPI si vuole davvero rinnovare, se vuole riuscire a portare all’interno della sua organizzazione le giovani generazioni, deve farle esprimere senza preconcetti e limitazioni, dando loro la possibilità di realizzare progetti e/o di coinvolgerli nelle proprie iniziative.
Il documento presentato dalla segreteria esprime bellissimi concetti a difesa della Costituzione, fa una dettagliata analisi della situazione odierna, ma è fuori dal contesto reale o cominicativo. Probabilmente scadalizzarò i presenti, ma ritengo più obietto e giusto non parlare di difesa o attuazione della Costituzione, perche questa carta che dettava i fondamenti della nuova Italia nata dalla Resistenza non esiste più.
La Costituzione è stata di fatto cancellata nel corso degli anni da leggi varate da tutti i governi che si sono succeduti. Ritengo che il momento della distruzione della nostra Costituzione si possa far risalire dagli anni 80 con un’accelerazione di fatto dal 2000.
Esiste ancora la struttura, che sono i primi 11 articoli, ma per il resto ormai è stata ampiamente modificata.
Nel documento della Segreteria si fa riferimento ai principali articoli di tutela dei lavoratori, di uguaglianza dei cittadini, di scuola pubblica. Ma le leggi che sono nate in questi anni hanno distrutto tutte le garanzie che la Carta Costituzionale garantiva ai cittadini italiani.
Questa operazione è stata semplicissima, grazie ai mezzi di comunicazione di chi gestisce il potere (giornali, televisioni) e che nessun governo di centrosinistra ha mai pensato di regolarizzare diventandone complice.
Il metodo di questo modo di informare si rifà ad un maestro della materia, Goebbels riuscì trasformare la Germania da una nazione socialdemocratica ad una nazione nazista grazie alla propaganda. Il suo motto era: una bugia ripetuta una, dieci, cento volte diventà realtà. Riuscì nel suo intento penetrando nelle case grazie alla radio. Oggi la radio è stata sostituita dalla televisione.
Facciamo esempi pratici, visto che dovrei parlare di comunicazione, per capire come sottilmente si riesce a raccontare bugie e falsità. Partiamo da una semplice operazione d’immagine su una legge che ha distrutto il mondo del lavoro.
Mi riferisco alla legge 30 Maroni, che fu rinominata Biagi a causa dell’assasinio del giuslavorista da parte delle Brigate Rosse a Bologna nel marzo del 2003.
Un’operazione indegna che ha potuto coprire una legge che modificava notevolmente lo Statuto dei Lavoratori e che ora a distanza di tempo possiamo notare gli effetti devastanti che ha sui giovani che devono entrare nel mondo del lavoro.
Una mossa psicologica e strategica perché rinominare tale legge con il nome di una persona uccisa dalle BR portava chi la contestava ad essere assimilato ad un sostenitore delle BR.
Si parla tanto di scuola pubblica, ci si indigna dei finanziamenti alle scuole paritarie (o come si usava dire una volta private), quest’anno la finanziaria ha dato a queste scuole 130 milioni di euro. Finanziamenti, e qui dobbiamo riconoscerlo, che Tremonti aveva tagliato ma a seguito di numerose interpellanze parlamentari fatte anche dall’opposizione sono stati restituiti.
Questi finanziamenti a dispetto di quanto dice la Costituzione non sono illegali. Rispettano una legge, la n. 62 del 10 marzo del 2000. Legge approvata sotto il governo D’Alema.
Vogliamo continuare sulla scuola? Nel 2001 viene varata nonostante le fortissime contestazioni di piazza, le raccolte di firme (qui a Pianoro siamo riusciti a raccoglierne 1500), la prima riforma della scuola che prese il nome Riforma Moratti. Durante l’iter dell’approvazione, il percorso prevedeva anche il voto sulla costituzionalità della Legge. Questa passò grazie all’assenza di ben 48 deputati dell’opposizione.
Non mi vorrei dilungare e rubare troppo tempo alla discussione, ma vorrei sottolineare la gravità di quanto sta succedendo a causa della propaganda governativa. Se non l’avete ancora visto vi consiglio Draquila il film denuncia di Sabina Guzzanti (e anche in questo caso si potrebbe aprire un’ennesima parentesi su come una nazione si possa considerare democratica quando caccia attori, giornalisti e altro dalla televisione pubblica o li mette in condizioni di non lavorare).
Draquila parla del terremoto aquilano, della mancata ricostruzione, di come la propaganda di regime stia facendo passare che gli aiuti alla gente non siano dello Stato, attenzione parlo proprio dello Stato finanziato dalle nostre tasse, ma di Silvio Berlusconi che personalmente stia finanziando la ricostruzione, gli aiuti ai terremotati ect ect.
Un ultimo e recentissimo esempio? Giovedì il sottosegretario alle finanze è stato a Bologna per consegnare alla Commissaria Anna Maria Cancellieri i finanziamenti per la messa in sicurezza delle scuole del territorio. Finanziamenti che spettavano alle nostre scuole e che finalmente sono stati elargiti. La consegna di questi fondi è avvenuta con una manifestazione pubblica in Comune, peccato che per enfatizare la cosa sia stato consegnato alla Cancellieri un maxiassegno con la faccia di Berlusconi sopra.
Per concludere, mi domando, noi siamo in grado di saper controbattere questa propaganda? Perché anche noi abbiamo i nostri mezzi un sito web, un blog, una sezione di fecebook dedicata al concorso musicale, siamo su twitter.
Siamo in grado di produrre dei documenti? Perché se noi abbiamo un bellissimo contenitore ma non sappiamo riempirlo a cosa serve?
Ultimamente ho un tormentone che ripeto come un mantra: se non siamo in grado di arginare questa deriva e non mi riferisco solo all’Anpi ma a tutte le forze politiche di opposizione di cosa stiamo parlando?
Non ho molto da dire, perché il documento che avete ricevuto contiene anche le mie opinioni. Qualche concetto però si può ripetere o, magari, ampliare.
Il documento lo vedo pure come una invocazione a prendere coscienza della situazione politica, economica, militare, sociale, in presenza del “fascismo” strisciante, che alcuni chiamano “autoritarismo” come Sartori o “trasformismo fascista” come Bocca.
Quest’ultimo si è verificato e si verifica oggi: basti pensare a Mussolini, a Fini, ad Alemanno, a Bossi e purtroppo a parecchi ex esponenti della “sinistra” dei quali per decenza non faccio i nomi: ma sono tanti.
Ne deriva il pessimismo e la sfiducia tra i cittadini che credono nella democrazia, ma non nella capacità di praticarla costantemente nel nostro Paese. Purtroppo la mia impressone è che l’Italia mazziniana non sia stata proprio “fatta” e gl’Italiani “pure”.
E l’A.N.P.I., cosa può fare l’A.N.P.I.? A mio parere, prima di tutto, difendere e salvaguardare la Costituzione repubblicana:
art.1: il Lavoro; art.3: uguaglianza dei cittadini;
art.11: ripudio delle guerre;
art.33: scuola pubblica e insegnamento storico dei valori e dei fatti derivati dalla lotta per la libertà.
L’attività costruttiva ed innovativa dell’A.N.P.I., a mio parere dovrebbe svilupparsi attraverso due : percorsi: COMUNICAZIONE e ORGANIZZAZIONE.
La prima, “Comunicazione”, con il “sito”, gli interventi favoriti nelle scuole, contatti e collaborazione con le istituzioni, enti, associazioni e persone che condividono i nostri valori.
La seconda, “Organizzazione”, con manifestazioni “non istituzionali” per avvicinare i giovani attraverso le culture, come la realizzazione del “concorso musicale” – di cui Paolo certamente vi parlerà in quanto organizzatore ed animatore -; visite vissute ai luoghi storici come Monte Sole, Sabbiuno, al di fuori delle rievocazioni; convegni organizzati per l’affermazione della verità sui tanti – anche dolorosi – episodi della guerra di liberazione; sempre per i giovani delle scuole, a esempio un concorso letterario su uno o più tali episodi dai giovani stessi raccontati, in base ad uno spunto offerto dall’AN.P.I.: cito la manifestazione svoltasi a Castelmaggiore nei giorni 24, 25 e 26 settembre, alla quale ho partecipato nell’ambito dell’argomento “Cibo e Resistenza – la fame dei partigiani”, rispondendo alle domande degli studenti del Liceo Keynes.
In base all’art.2/h del Titolo I – Disp. Varie del Titolo V – art. 30 dello Statuto del 2006 – dovrebbe essere avanzata una proposta di costituzione O.N.L.U.S. – Ente Morale – con le relative possibilità di finanziamento e le conseguenti norme contabili che regolano l’attività di tali Enti.
Di tale proposta, penso, si occuperanno eventualmente i nuovi Organi amministrativi e contabili della Sezione, ma mi permetto in merito richiamare l’attenzione del Rappresentante Provinciale qui presente.
Paolo ha riferito in una riunione della Sezione che la frequentazione del “sito” è rappresentata da persone dell’età media di 20 anni. L’interesse c’è e dobbiamo di più risvegliarlo!
Purtroppo la nostra sola voce e quello che le nostre forze ci permettono di fare, hanno limiti insuperabili: occorre collaborazione, altrimenti le nostre idee rimangono tali e racchiuse nel nostro ambito. Sottolineo le dichiarazioni allarmanti del Sindaco, ed ancor più la richiesta di collaborazione che dobbiamo accettare e perseguire.
Anche la speranza, mi sembra, che sia sempre più debole e così pure non sia sufficiente la volontà di reagire per abbattere il muro dell’indifferenza e per contrastare i tentativi e le azioni che vorrebbero riportare indietro la storia, falsandola e favorendo sempre più il rifiorire del fascismo.
Difendiamo la Costituzione repubblicana ed i valori della Resistenza, indicando ai giovani senza retorica quanto ho letto su una lapide sul Colle del Lys, in Val di Susa:
“Se Voi volete andare in pellegrinaggio nei luoghi dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i Partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un Italiano per riscattare la libertà e dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione!”
Piero Calamandrei
Senza retorica bensì con convinzione! Grazie per l’attenzione!
Noi donne e uomini liberi che si riconoscono nei valori della Costituzione della Repubblica Italiana nata dalla Resistenza alla barbarie Nazifascista affermiamo che la questione dei cittadini eritrei portati manu militari nel sud della Libia a e sottoposti a maltrattamenti e a torture di ogni tipo parla alle nostre coscienze, ci interroga da vicino ed esige risposte appropriate da parte dello Stato Italiano.
Buona parte di loro fanno parte di coloro che nei mesi scorsi sono stati intercettati nel canale di Sicilia e rimandati indietro dalla nostra marina militare. Sono le vittime dei cosiddetti respingimenti, in perfetta violazione del diritto internazionale,della dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e dell’art. 10 della Costituzione della Repubblica Italiana che recita “lo straniero al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalle legge.”, sempreché sul territorio gli sia permesso di arrivare.
Oggi, anche grazie ai nostri pertanto illegali respingimenti, tra l’altro documentati, quei giovani rischiano di essere rimandati in patria, dove la brutale dittatura di Isaias Afewerki prevede il servizio militare di durata illimitata e una pena severissima per chi abbandona senza permesso il territorio nazionale. Chiedono di essere reinsediati in un paese terzo che riconosca il loro stato di richiedenti asilo, uno status che in Libia, che non ha firmato la Convenzione di Ginevra, semplicemente non esiste.
Ai 205 Eritrei è stato proposto un accordo-farsa: liberazione in cambio di identificazione e lavori socialmente utili in Libia. Ma l’identificazione rende questi giovani, e le loro madri, mogli, sorelle rimaste in patria, ricattabili a vita. Lo stesso accordo di integrazione proposto lega a tempo indeterminato gli eritrei alla comune di lavoro alla quale verrebbero assegnati ed impedisce loro qualsiasi futuro riconoscimento dello stato di rifugiato perché una volta qualificati come “migranti economici”, e dopo avere chiesto “protezione”, attraverso la richiesta dei documenti identificativi alla loro rappresentanza diplomatica in Libia, potrebbe ritenersi venuta meno la ragione per riconoscere loro, anche da parte dell’UNHCR, lo status di protezione internazionale.
Siamo dunque al cospetto di una riedizione nazista in versione Libica del famigerato “ARBEIT MACHT FREI”? Che vorrebbe riconoscere quindi agli eritrei la libertà di lavorare come schiavi in uno dei campi di lavoro socialmente utile, affidati alla rigida organizzazione dei tanti gerarchi libici e che la Libia esibisce con orgoglio per dimostrare il carattere socialista del suo regime?
I ragazzi eritrei resistono e non hanno accettato questo accordo perché non sono immigrati irregolari in attesa di regolarizzazione, ma richiedenti asilo che vogliono veder riconosciuto il proprio stato di rifugiati.
Vorremmo che i nostri parlamentari ed i partiti, che in passato hanno approvato gli accordi con la Libia, in base ai quali erano previsti, oltre alla cessione di mezzi navali e terrestri, un sistema di comando interforze unificato a guida libica, riflettessero sulle conseguenze del loro voto di ratifica. Soprattutto per la legittimazione che quel voto ha rappresentato per le politiche più violente di Gheddafi nei confronti dei migranti, in gran parte potenziali richiedenti asilo, persone che se fossero giunte in Italia, come gli eritrei, avrebbero certamente avuto diritto ad una protezione internazionale.
Vorremmo anche, oltre al blocco - già avvenuto - dei negoziati tra l’Unione Europea e la Libia in materia di immigrazione, che la Corte Europea dei diritti dell’uomo si pronunci al più presto sul ricorso presentato contro l’Italia dopo i respingimenti collettivi in mare effettuati da nostre unità militari (nave Bovienzo) il 6 e 7 maggio dello scorso anno, quando i militari italiani abbandonavano i naufraghi, donne e minori compresi, in Libia, sulla banchina del porto di Tripoli. Da quella decisione della Corte di Strasburgo e dalla sua portata potrebbe dipendere il destino di molte vite.
E vorremmo conoscere anche gli sviluppi del processo in corso a Siracusa contro alti responsabili della Guardia di Finanza e del Ministero dell’interno, per i respingimenti collettivi effettuati qualche mese dopo verso la Libia.
In modo diverso, sono tutti fatti che si legano alla terribile sorte dei profughi eritrei rinchiusi oggi in Libia nel carcere di Braq.
Per adesioni scrivere a segreteria@anpipianoro.it
I lavoratori della FIAT di Pomigliano d’Arco sono stati costreti a votare pro o contro la conservazione del posto di lavoro. Avete letto bene. Il mantenimento dell’impiego era subordinato all’accettazione, da parte loro, di palesi violazioni o addirittura di uno stravolgimento dello Statuto dei Diritti dei Lavoratori, che è LEGGE dello Stato, nonché delle norme che regolano il contratto nazionale di lavoro dei Metalmeccanici.
Purtroppo tutti i sindacati, favorevoli e contrari, di fronte a tale situazione, non contavano più nulla. Circa un terzo dei votanti, dimostrando un coraggio ed una coerenza tali da rasentare l’incoscienza, ha risposto NO, sollevando l’ira dell’azienda, che ora minaccia di non rispettare il manrenimento della prorpia proposra di trasferire dalla Polonia a Pomigliano d’Arco la produzione della “Panda” o, comunque, l’impegno a mantenere “aperto” lo stabilimento.
Codesto comportamento minaccioso, intollerante dei pareri opposti al loro è simile a quello ben noto a molti nostri padri e nonni ANTIFASCISTI, che furono perseguitati, esiliati ed anche uccisi per aver difeso la democrazia ed il rispetto delle leggi, e il diritto di manifestare. Lo hanno chiamato “referendum”, io lo chiamo “ricatto” della peggiore specie, perché sarà seguito da altri ricatti nella FIAT e, soprattutto, nel nostro tormentato Paese.
Gianni Tellaroli
Continuo a considerare le celebrazioni del 25 Aprile un evento straordinario… : in Italia, Paese dalla Memoria Storica labile e incerta, dopo 65 anni dalla Liberazione, riuscire ancora a onorare i Partigiani che hanno combattuto e che hanno sacrificato fin’ anche la vita per liberarci, è cosa francamente eccezionale.
Certo c’è da rammaricarsi, perchè a fronte dell’interesse e della grande passione di pochi, c’è la superficialità di tanti, di quelli che danno tutto per scontato, anche la Democrazia e la Libertà.
Quest'anno il 25 Aprile vede un momento di crisi politica e sociale senza precedenti. E’ in corso una drammatica contrapposizione, creata strumentalmente dalle destre al governo e tendente a realizzare un vero e proprio mutamento di sistema, costruendo e concretizzando un regime totalitario: il momento è grave, ed è in relazione ad esso che l'A.n.p.i. nazionale ha lanciato un appello affinché questo 25 aprile, sessantacinquesimo della Liberazione d'Italia dalla dittatura fascista e dall’occupazione nazista, divenga un grande momento di mobilitazione civile, per la difesa della democrazia, per l'affermazione dei Valori della Costituzione Italiana (considerata la più completa e valida da tutti i Paesi democratici occidentali) e per la difesa della Memoria storica della lotta di Liberazione, che devono tornare ad essere la bussola per il presente e per il futuro del nostro Paese.
Da anni l’A.n.p.i. nazionale mette in guardia dalla presenza, anche elettorale, di partiti fascisti, proibiti dalla Costituzione; da anni denuncia aggressioni, pestaggi e violenze fasciste ai danni di giovani antifascisti, di studenti democratici, di stranieri, di omosessuali.
E sempre da anni noi, dell’A.n.p.i. di Pianoro, lanciamo l’allarme di non sottovalutare il fenomeno neo fascista e di non tollerare la presenza, spudorata e impunita, di almeno cinque tra organizzazioni e partiti fascisti, liberi di spargere veleni e compiere violenze.
La Società sembra assente: è distratta, superficiale, svogliata.
Non pare certo in grado di reagire alle dosi letali di cloroformio ed egoismo inoculate dalle destre, attraverso le televisioni di proprietà del Presidente del Consiglio, e di quelle pubbliche, controllate e asservite allo stesso.
Del resto la Società è confusa e frammentata, costituita da benestanti e garantiti … e da precari e famiglie impoverite.
Da ragazzi cresciuti col denaro in tasca, con il futuro garantito dalla famiglia ricca … e da giovani con la famiglia in difficoltà, magari disoccupati e col futuro cupo. Queste sono proprio le questioni principali e urgenti che deve affrontare il nostro Paese: la rinnovata lotta tra ceti e classi e una grande questione generazionale.
La totale incapacità del governo ad affrontare la gravissima situazione, è sotto gli occhi di tutti quelli che la vogliono vedere: in Parlamento si baloccano con l’ennesima grande truffa delle riforme elettorali, mentre sempre più gente, col proprio stipendio o con la pensione, non riesce ad arrivare alla fine del mese.
Ci sono intere generazioni che non avranno futuro, a causa dell’enorme debito pubblico e dell’incrollabile sistema di corruzione diffusa, che ci sta indebitando fino alla miseria e che peserà come un macigno sullo sviluppo e sulla crescita economica dell’Italia.
Mentre il Paese fallisce e affonda, le destre piduiste, neofasciste e legaiole, si dedicano essenzialmente a trasformare il nostro sistema politico da parlamentare ad autoritario, da conforme ai Valori e alle regole scritte nella Costituzione, a personale e padronale, non più soggetto a limiti previsti da Istituzioni di garanzia della Repubblica: il governo delle destre pensa prima di tutto ad accontentare i desideri del proprio Signore, costruendogli addosso tutte le leggi che pretende, senza vergognarsi di devastare il Paese, nell’economia, nella democrazia e nella giustizia.
Se uno qualsiasi tra i Premier e i Capi di Stato del mondo occidentale, avesse osato fare un decimo di ciò che ha combinato Berlusconi in questi 15 anni, un decimo delle 38 leggi fatte su misura per se stesso, le opinioni pubbliche di quegli Stati democratici lo avrebbero costretto a dimettersi: ma l’Italia non è né uno Stato normale, né democratico.
Questo può succedere in Italia perché la coscienza sociale e politica della maggioranza del Popolo Italiano è ormai assopita, condizionata, manipolata.
Può succedere quando anche l’opposizione sembra aver perso l’arte di dire “no”.
Può succedere perché troppi parlamentari paiono pensare che dire “no” sia antico, sgradevole e disfattista.
Troppi dirigenti politici, pur democratici e antifascisti, da 15 anni invitano a non attaccare Berlusconi, perché lo considerano controproducente: sembrano considerare che protestare sia diventato inutile e imbarazzante.
Per nostra grande fortuna, i Partigiani non provarono mai questo imbarazzo.
Invece se vuoi opporti davvero, devi saper dire dei “no”.
No alla brutalità nella politica, no alla follia delle ingiustizie economiche che ci circondano, no all’invasione della burocrazia nella nostra vita.
No all’idea che si possano accettare come normali le guerre, la fame, la schiavitù.
C’è un bisogno enorme di tornare a sentire : “No, non ci sto”.
E c’è lo stesso bisogno di pronunciarlo, quel “No, non ci sto”.
E noi non ci stiamo..!!
Non ci stiamo a dialogare con Berlusconi, con la tessera numero 1816 della Pidue , non ci stiano a dialogare con Cicchitto, tessera numero 2232, non ci stiamo a parlare con Dell’ Utri, condannato a 9 anni per "associazione mafiosa"e non ci stiamo neppure a dialogare con chi porta ancora la croce celtica al collo o saluta romanamente : di cosa possiamo parlare con loro..?! Del silenzioso colpo di stato in atto..?! Della riuscita del piano Piduista e fascista di Gelli..?!
Questi dobbiamo soltanto combatterli, con la costruzione di un nuovo grande Comitato di Liberazione Nazionale, che raccolga tutti i partiti e le organizzazioni che hanno davvero intenzione di difendere la Libertà e la Democrazia in pericolo.
Ma possiamo, dobbiamo, ancora sperare nella reazione, infine veemente, di quel che resta del Popolo Italiano, della sua parte migliore.
Possiamo sperare in una crescente ondata di ribellioni di scienziati e scrittori, di intellettuali e operai, di precari e cassintegrati, di giovani senza futuro che un futuro pretendono, che con la propria indignazione e passione democratica sappiano difendere la Costituzione nata dalla Resistenza, a conferma dell’esistenza di una “società civile” degna di tale aggettivo, che non si pieghi, che non si rassegni, che non si arrenda alla marcia totalitaria del regime orwelliano e neo fascista di Berlusconi e della Pidue.
Voglio concludere il mio intervento con le parole sentite da un vecchio Partigiano:
«Mi rivolgo a voi, giovani : ricordatevi che dimenticare significa perdere l’eredità di una lotta che non è ancora conclusa .
Ricordatevi che a combattere questo nuovo fascismo, non ci saranno più i vostri nonni o i padri dei vostri nonni: questa volta toccherà a voi.»
Viva il 25 Aprile. Viva la Resistenza.
Siamo pieni di gioia e di riconoscenza per i nostri martiri, anche in questo 25 aprile. Abbiamo messo fiori alle tombe di pietra e ai monumentie e chiudendo gli occhi per un attimo ripensiamo , ancora una volta, a loro: agli uccisi, ai massacrati, alla loro morte nel buio, inginocchiati sui corpi dei compagni.
Di molti conosciamo la storia, una storia di torture e di coraggio, una storia fatta divolontà e di fermezza per una “Italia più bella e più giusta”, come hanno scritto alcuni prima del massacro, magari sulla parete di una cella nella prigione di San Giovanni in Monte o ad Ingegneria tristemente famoso luogo di tortura, qui a Bologna.
Saremo in tanti, come al solito e, come al solito,parleremo e parleremo ancora. Non si può non farlo e ci racconteremo, un’altra volta,dei giorni di libertà e della gioia per la fine di un incubo, che si respirava nelle città liberate.
La gioia, il respirare a fondo l’aria di primavera,il gridare, il correre, il ballare con il primo sconosciuto o la prima sconosciuta che arrivavano a portata di mano, furono finalmente certezze.
Per le strade, comunque, c’erano ancora le macerie e, in molte case, si piangeva e si rideva tutti insieme per mille motivi diversi. Mancava qualcuno e qualcun altro non tornava o era scomparso nel nulla della guerra, delle deportazioni, delle fucilazioni, delle impiccagioni e delle torture. Ma la libertà ormai era di tutti e per tutti. Bello il 25 aprile! Caro 25 aprile della libertà, dopo tante lotte e tanta sofferenza.
Ce lo ripeteremo, ancora una volta, in mezzo ai calanchi di Sabbiuno, alla Stazione di S.Ruffillo o a Montesole e cercheremo, in qualche modo, di dar voce a quelli che non videro nulla se non l’antro della morte. Sì, ne parleremo a voce bassa bassa, in una specie di sussurro, come per non offendere chi non ebbe tempo per quelle ore belle e quei giorni di gioia. Loro non videro, non poterono: gli aguzzini erano ancora padroni delle loro vite che troncarono senza pietà, spazzando via un sogno covato per anni.
Parleremo e parleremo di nuovo e ancora, tra quelle tombe. Lo sappiamo tutti: sono migliaia e migliaia quelli che hanno dato la vita per restituirci il piacere di camminare, di correre, di parlare, di lavorare o di scrivere, di suonare e cantare in piena e assoluta libertà. Certo, ci sarà molta tristezza tra noi compagni e amici.
Ma per la nostra Italia, per il nostro caro Paese, per tutta la nostra gente, per i bambini e per i vecchi, per chi studia, zappa la terra (ormai quasi tutti immigrati) o passa decine di ore davanti al computer da precario e per pochi euro. Per chi lavora nelle fabbriche e negli ospedali, per chi viaggia, aiuta, soccorre, vive con la pensione in ogni angolo di questa nostra Penisola. Le difficoltà sono tante. E si ripresentano giorno dopo giorno.
A che siamo arrivati? Dove stiamo andando?
Quei fratelli e compagni, morti per darci il nostro 25 aprile, ci lasciarono le ragioni del loro sacrificio: libertà, democrazia, onestà, serenità, dolcezza per un bel futuro. Doveva essere un grande futuro in confronto all’infame e durissimo passato. Forse anche loro sognarono? Sperarono nell’impossibile? Chissà!
Ma questa non è certo la loro Italia. Suscita dolore e amarezza scrivere queste riflessioni proprio per il 25 aprile, la festa di tutti noi italiani, una grande, grandissima festa. Ma basta leggere i giornali e guardare la televisione per scoprire un Paese terribile, nel quale sono venuti a galla i peggiori, gli egoisti, i truffatori, i ladri, i prepotenti, i bugiardi e gli speculatori più immondi.
A Sud, crollano interi paesi, le montagne si sbriciolano la gente continua a guardare nel buio con gli occhi sbarrati, sperando che smetta di piovere. . E le piazze di tutte le città piccole e grandi, sono piene di cortei di persone che lottano e si battono per mantenere il posto di lavoro.
Gli operai salgono sui tetti delle fabbriche e sulle gru e protestano spesso inascoltati. Occupano le autostrade, gli aeroporti e le cliniche. Protestano i vigili del fuoco, i poliziotti e i piloti d’aereo. Persino i bambini piccoli devono portare la carta igienica a scuola perché non ci sono soldi e non si può fare diversamente. Sono in lotta e danno battaglia anche i ricercatori, quelli che studiano il clima e i loro colleghi medici.
E a Nord già un buon numero di piccoli imprenditori ha scelto il suicidio per la vergogna di non poter pagare gli stipendi ai loro operai e ai loro impiegati unendosi alla triste compagine dei morti ammazzati sul lavoro. Le banche sono state salvate. E loro? E intanto si scopre che a La Maddalena, dove si preparavano impianti e alberghi per il “G8”, hanno rubato tutti palate di soldi. Ed è stato incriminato persino il capo della Protezione civile che ripete a tutti di essere innocente. Ma i suoi amici, la notte del terremoto de L’Aquila, ridevano della tragedia, pensando a quanti soldi avrebbero fatto con la ricostruzione.
Ma non basta: hanno riciclato denaro sporco per miliardi di euro, con un giro di false società, correndo tra motoscafi, auto di lusso ed escort e c’è anche il senatore eletto all’estero con i voti mafiosi ad aver incassato un mucchio di soldi.
Intanto l’Italia affonda, crolla, si sbriciola, chiude le fabbriche e chiude anche le trasmissioni televisive politiche, proprio nel momento delle elezioni.
Invece la gente che tiene in piedi il Paese, nonostante tutto, continua a faticare, arrangiarsi,correre da un posto all’altro mentre i cortigiani di corte si danno un gran daffare per compiacere fino alla nausea il padrone, il capo, il proprietario di tutto, continuando a guardare dall’alto in basso chi osa dire qualcosa.
Sicuramente penseranno, ogni tanto, anche alla Costituzione che sentono e vedono come una gabbia che disturba, un inciampo,un ostacolo.
Forza cari compagni e amici, giovani e ragazzi dell’antifascismo che siete con noi. Coraggio. C’è bisogno di tutti voi. Ce lo siamo detti oggi davanti ai nostri martiri a Pianoro e in ogni angolo d’Italia, nei paesetti che stanno crollando a Sud, nelle città e tra le macerie de L’Aquila.
Ce lo diremo il prossimo 1° maggio a Portella della Ginestra, in Sicilia, che ha ancor oggi il volto e il sangue di una generazione disperata, privata di diritti, lavoro e democrazia.
Che ha il profilo inquietante di un emblematico buco nero della giustizia, della responsabilità collettiva, istituzionale. Politica. La prima strage avvenuta nell’era repubblicana.
Tra i monti di Portella si intrecciano storie diverse: da un lato ambienti deviati dello Stato che si coniugano agli interessi degli agrari, della mafia e del banditismo in un unico progetto reazionario e criminale. Dall’altro i lavoratori della terra, in festa per il 1° maggio 1947 con il cuore pieno di ansia di progresso e la voglia di cambiare il loro mondo. Il fuoco assassino spense la vita di 12 di loro e tentò di cancellarne le speranze.
Portella della Ginestra ha passato, e reclama futuro.
Il 1° maggio 2010, 63 anni dopo, per la prima volta nella tradizione delle iniziative commemorative, la lotta alla mafia s’incontrerà con l’antifascismo e la Resistenza: nel corteo e sul palco degli interventi accanto alla CGIL, ci sarà l’ANPI, Associazione Nazionale Partigiani d’Italia. Il segno, il simbolo di un impegno comune: la memoria diffusa del sacrificio più alto, la libertà, il lavoro, la dignità. E il loro domani.
E ce lo siamo detti in questa settimana stupenda qui a Pianoro, in questi spazi comuni a tutti i cittadini, che ha avuto come protagonisti i volti e l'anima puliti di quasi 400 tra ragazze e ragazzi fino a 17 anni che hanno partecipato a 1° concorso nazionale di musica Alfredo Impullitti: note per la memoria, organizzato dall'ANPI di Pianoro e dall’Associazione di Musica intitolata a questo musicista, per il 65° anniversario della liberazione.
Siamo convinti che occorra ricominciare dai giovani, da queste ragazze e ragazzi, dalla loro passione, dalla tenacia dimostrata ed esibita con l'orgoglio di chi vuol fare bene. Abbiamo pensato di onorare così la memoria della Resistenza e della Guerra di Liberazione dalla barbarie del nazifascismo e quella delle partigiane e partigiani caduti, affidando a questi giovani la parola e loro si sono fatti avanti e con l'impegno profuso se li aiuteremo e non li lasceremo soli, sapranno costruire un futuro,un futuro che avrà un cuore antico.
Voglio ringraziare infine il Sindaco e l'Ammninistrazione Comunale, l'Arcipelago,e tutte le persone che con generosità e abnegazione hanno reso possibile questa straordinaria esperienza.
Grazie dunque dal profondo del cuore e buon 25 aprile radioso di speranza a tutti voi, alle vostre famiglie e a tutti questi giovani stupendi.
(documento del 7 Marzo 2010)
Sabato 6 Marzo 2010, con tristezza e rabbia, è stata issata sul Quirinale una enorme bandiera bianca: è il simbolo della resa della Democrazia alle prepotenze del governo piduista e neofascista di Berlusconi. Giorgio Napolitano, il Presidente della Repubblica Italiana , eletto garante della Democrazia e della Costituzione, ha firmato un decreto legge dichiarato palesemente anticostituzionale da centinaia di giuristi e costituzionalisti.
Non troviamo parole adatte ad esprimere l'amarezza per l'ennesimo cedimento che mina la credibilità dell' Istituzione più alta di quella Repubblica nata il 18 giugno 1946, dalla Resistenza e dalla lotta di Liberazione dal nazismo e dalla dittatura fascista. Ebbene oggi quella Repubblica sta vacillando: sotto i devastanti colpi inferti alla Costituzione e alla Democrazia con le leggi "ad personam", servite a salvare Berlusconi dalle giuste condanne; con l'incontenibile corruzione politica e imprenditoriale, a cui non si riesce a creare argine e anzi si vuole vietare le intercettazioni, unica arma in mano alla Giustizia per combattere la malavita e il crimine; con la cancellazione dei diritti civili, sociali e sindacali, così da lasciare i deboli in balìa dei prepotenti; con l'occupazione e il controllo di tutti i mezzi di comunicazione, così da cancellare ogni notizia di verità e fiaccare ogni reazione e resistenza.
Davanti a questo ennesimo cedimento, troppi politici di centro sinistra ripetono una incosciente cantilena: non bisogna attaccare il Presidente Giorgio Napolitano, perché non poteva fare altrimenti e la responsabilità è soltanto delle destre al governo. Certamente le destre liberticide hanno effettuato una pressione forte, quasi violenta, sul capo dello Stato, ma questo non può essere un alibi per una firma che a questo punto si deve chiamare estorta: e può un capo di Stato che firma sotto ricatto decreti legge anticostituzionali, essere garanzia di Democrazia ..? Pur con mestizia, pensiamo proprio di no.
Se un arbitro cambia le regole durante il corso di una partita, magari davanti alle minacce dei giocatori di una squadra, la partita è inutile. Se le leggi a cui tutti dovrebbero attenersi, vengono riscritte a uso del più forte, non è più una Democrazia: è una dittatura.
Davanti a questa ennesima prova di forza delle destre eversive, gli iscritti all' A.n.p.i., severi e tenaci difensori della Democrazia, non possono certo restare in silenzio. Proponiamo che il Direttivo provinciale Bolognese dell' A.n.p.i. si faccia promotore di una grande assemblea pubblica, aperta alla partecipazione dei partiti, delle associazioni e dei movimenti democratici. Detta assemblea dovrà costituire un punto iniziale di coordinamento per impellenti e ineluttabili iniziative di reazione e resistenza democratica nel nostro territorio.
Proporremo questa risposta Democratica e Resistente anche al Comitato Nazionale, perché le inoltri a tutti i Direttivi, contando sulla grande capacità d'indignazione e di reazione.
Carissimi compagne e compagni dell’ANPI, vi porto via pochi minuti è infatti mia intenzione concentrarmi su alcune proposte operative senza tuttavia rinunciare ad esprimere il mio assenso di fondo sulla sostanza degli interventi che mi hanno preceduto, in particolare quello del compagno Chierici, col quale concordo profondamente.
In sostanza egli dice che dobbiamo tornare alle origini della nostra organizzazione, al suo significato profondamente morale, al suo agire antifascista, al suo indomito impegno per l’attuazione della Costituzione. Ha ragione, perché dopo 65 anni che cos’è rimasto dell’Italia sognata dai partigiani e se dopo tutto questo tempo la nostra nazione è ridotta a questo livello di degrado morale, politico e culturale, ebbene le colpe sono da ripartire su più fronti anche su coloro che ci dovevano essere naturalmente amici, perché le nostre classi dirigenti, rileggiamoci Gramsci, al massimo della loro lungimiranza hanno inventato il fascismo e quindi non possiamo stupircene più di tanto.
Lo stupore mi assale nel vedere invece l’attuale compagine di opposizione gravemente sottodimensionata all’agire che sarebbe necessario per fronteggiare questa deriva autoritaria, e la vicenda di Bologna è la conferma che qualcosa di più profondo è successo, ma qui non è la sede per analisi, che pur vanno fatte, di questo tipo.
Osservo tuttavia che il problema della comunicazione è strategico per diffondere invece le nostre idee di diversità e la nostra storia. Come ANPI di Pianoro da 5 anni a questa parte abbiamo scelto come asse strategico una comunicazione basata sul Web: Internet. Per diffondere idee e cultura antifascista non museale ma fattivamente ancorata alla realtà delle persone che vivono questo presente, per comunicare alle giovani generazioni il senso di quel sacrificio che fece fare a più generazioni una scelta di campo e di vita che ancora dura e che attraverso quell’esperienza si edificò una nuova società.
Abbiamo avuto in questi anni oltre 250.000 contatti di persone, sia dall’Italia che dall’Estero e questo significa che sono state visitate centinaia di migliaia di pagine e questo è stato possibile perché i contenuti del sito hanno intercettato una domanda di storia e conoscenza che nella società c’è, ma non ha voce e rappresentanza.
Quando abbiamo portato la Vinka nelle nostre scuole e ha parlato ai bambini delle elementari, non volava una mosca, e questo a significare che cose vere e non la propaganda vanno perseguite nel linguaggio di approccio ai giovani che non sanno e con questa scuola così riformata continueranno a non sapere. D’altronde, lo ricordava prima la compagna di Sasso, questa riforma apre la strada alla privatizzazione della scuola pubblica e alla sua distruzione come disegno politico lucido di questo governo eversivo.
Per questo, noi ANPI di Pianoro, nel periodo 20/25 Aprile abbiamo pensato ad un Concorso Musicale Nazionale organizzato a Pianoro con l’ Associazione Musicale Alfredo Impullitti (che è stato un grande compositore contemporaneo poco conosciuto) dal titolo “ Note per la Memoria “ aperto ai bambini dai 7 anni fino alla soglia della maggiore età, proprio per comunicare ai giovanissimi e agli adolescenti i valori della Resistenza attualizzandoli sulla dimensione degli interessi che loro esprimono anche in questo contesto di oscurantismo culturale che colpisce una scuola sotto scacco mortale.
Il livello di adesione alla nostra iniziativa che ha avuto anche il sostegno economico, e qui ringrazio William Michelini, dell’ANPI Provinciale e del Comitato Provinciale della Resistenza è stato elevato ed è andato oltre le nostre iniziali aspettative. oltre 150 partecipanti, ed è un numero non ancora concluso, da diverse regioni italiane testimonia che quando ci si spende con iniziative dai forti contenuti culturale si attua un circolo virtuoso fatto di attenzioni, rispetto e considerazione per una storia di cui andar fieri.
Scusatemi cari compagne e compagni, ma cosa pretendiamo che rimanga ai giovani quando possiamo loro parlare della storia nobile dell’antifascismo fatto di moralità e abnegazione, che appena escono di scuola sono a contatto con gli atteggiamenti degli adulti tutti protesi ad affermare nei fatti il contrario di quei valori che noi e per poco tempo gli abbiamo insegnato?
E’ proprio per questo che dobbiamo mettere all’ordine del giorno dei nostri congressi il tema dirimente di una strategia della comunicazione, proprio perché quando l’ANPI parla, al contrario dei partiti, viene ascoltata.
Vi ringrazio a nome di tutti gli iscritti dell’ANPI di Pianoro