Care Cittadine , cari cittadini, compagne e compagni ci troviamo anche oggi, come ogni 25 aprile dopo 68 anni dalla fine della guerra, a ricordare e a non dimenticare quella che fu la Resistenza. Perché in Italia, paese dalla memoria storica labile e incerta, riuscire ad onorare ancora i Partigiani che hanno combattuto e che hanno sacrificato tutto per liberarci dal fascismo e dal nazismo è cosa francamente eccezionale.
Il compito di un’Associazione come l’ANPI è sicuramente quello di “ricordare “ , ma non può e non deve essere solo il passaggio della memoria, deve essere soprattutto, vista la situazione di profonda crisi politica e sociale nella quale viviamo che ha rimesso in discussione il fondamento delle conquiste sociali della Liberazione, la capacità di opporci ricordando che il motore della Resistenza è stato l’Indignazione.
No ad un potere usato con brutalità e per scopi personali, no alla follia delle ingiustizie economiche, no all’idea che si possa accettare come normale ciò che avviene attorno a noi.
E è per questo che noi, che abbiamo ereditato dai nostri padri la memoria e la forza per continuare a resistere, ci appelliamo alle giovani generazioni perché mantengano in vita e tramandino l’eredità della Resistenza e i suoi ideali sempre attuali di democrazia e libertà. E diciamo loro: ora tocca a Voi.
Grazie al sacrificio dei Partigiani il nazismo e il fascismo sono stati sconfitti.
Ma questa minaccia non è del tutto scomparsa, e la nostra rabbia contro l’ingiustizia deve rimanere intatta. E citando Stephane Hessel e il suo trattato : “L’Appello dei Resistenti alle giovani generazioni”, scritto nel 2004, noi invitiamo a celebrare l’attualità della Resistenza per proporre alle nuove generazioni di compiere tre gesti umanitari, e solo per questo profondamente politici, perché la fiamma della Resistenza non si spenga mai.
- Ci appelliamo innanzitutto agli educatori, ai movimenti sociali, alle collettività pubbliche, ai cittadini , agli sfruttati, agli umiliati, affinché celebrino insieme a noi l’anniversario del 25 aprile esercitando il proprio controllo sui gruppi di potere economico, difendendo il diritto alla cultura e all’educazione per tutti, la stampa libera, le leggi sociali.
- Ci appelliamo quindi ai movimenti, ai partiti, alle associazioni, alle istituzioni e ai sindacati eredi della Resistenza affinché superino le poste in gioco settoriali e lavorino innanzitutto sulle cause politiche delle ingiustizie e dei conflitti sociali, e non soltanto sulle loro conseguenze, per costruire insieme un nuovo “Programma della Resistenza” per il nostro tempo , consapevoli che il fascismo continua a nutrirsi di razzismo , di intolleranza e di guerra, che a loro volta si nutrono delle ingiustizie sociali. Con la consapevolezza di vivere in un paese dove si partecipa tra eguali per realizzare l’uguaglianza dei diritti.
- Ci appelliamo infine ai giovani, ai genitori, agli anziani, agli educatori, alle autorità pubbliche perché vi sia una vera e propria insurrezione pacifica contro coloro i quali propongono ai nostri giovani come unico orizzonte il consumismo di massa , il disprezzo dei più deboli e della cultura, l’amnesia generalizzata e la competizione a oltranza di tutti contro tutti. Noi non ci stiamo! Perché noi combattiamo l’indifferenza!
A tutti coloro che faranno il nuovo secolo , diciamo con affetto: Creare è resistere. Resistere è creare. Così scriveva Stephane Hessel nel 2004 giovane di quasi 90 anni. Partigiano della Francia Libera- che nel 1946 entra a far parte della Commissione incaricata di elaborare la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo.
W IL 25 APRILE W LA RESISTENZA!!!
Silvia Ferraro
Presidente dell’ANPI di Pianoro
Rastignano 25 Aprile 2013
Lascio ai più autorevoli relatori il compito di approfondire i temi del libro di Valerio Varesi che qui stasera presentiamo, ……..
Per quanto mi riguarda Vi rubo solo un minuto per indicare le ragioni per cui l’ANPI e i molti amici con cui lavoriamo, ha ritenuto di organizzare questa serata per dare inizio ad un lavoro che sarà certamente lungo e complesso ma che tutti noi riteniamo necessario.
Studiare il nostro passato, l’atto di nascita civile di molti di noi è a mio parere l’unico modo per affrontare consapevolmente il futuro con qualche speranza di migliorarlo.
E oramai non sono molte le sedi in cui per ciascuno di noi sia possibile farlo.
Innanzitutto dobbiamo riconsiderare i nostri giudizi, individuare gli eventuali pregiudizi, e i tempi e i luoghi comuni del nostro ragionare collettivo, anche quando provengono da un passato glorioso, ma che forse va ripensato dopo 20 anni di subcultura berlusconiana.
Questa prima iniziativa, come ho detto, vorrebbe essere l’inizio di questo lavoro,che sarà a tratti faticoso.
Specie quando dovremmo affrontare le incrostazioni anche inconsapevoli nate dal bombardamento “culturale” che abbiamo subito, ma anche da valutazioni che da tempo non sottoponiamo più ad un riesame critico.
Forse è proprio lì che scopriremo le tossine che hanno portato all’attuale crisi politica, economica e sociale ( qualcuno ha detto : non temo Berlusconi in sé ma il Berlusconi che è in me).
Il libro di Valerio Varesi è, tra le altre cose, un utile riassunto e anche un memorandum dei momenti salienti per i quali siamo passati. Da una realtà di sangue e di sudore e di grandi ideali che comunque ci proviene dalla lotta partigiana fino all’attuale impero dell’euro.
E’ un mondo strano e difficile e del tutto capovolto, in cui i superstiti di Lampedusa vengono inquisiti prima ancora che aiutati e si fanno i funerali di stato ai morti per lavarsi la coscienza.
Evidentemente qualcuno si è attardato troppo sulla montagna e altri hanno avuto il tempo di costruire un idolo d’oro, diventando sacerdoti del dio denaro.
E ora hanno il potere.
Chi ne sente la necessità lavori per ribaltare questa gerarchia dei valori, rimettendo al primo posto le persone, i loro bisogni, la solidarietà, i diritti, in una parola la Costituzione ( spero che molti domani andranno a Roma a manifestare).
Più o meno la gerarchia dei valori dei nostri padri quando erano in montagna.
E questo vale per tutti noi, dai cooperatori, agli amministratori ai politici.
Non è più tempo di piccoli aggiustamenti, oramai occorre ricostruire.
Occorre difendere la nostra Costituzione che non è conservatorismo.
Le cose buone è giusto difenderle..
Bisogna ritornare a ragionare sulle fonti della nostra democrazia, anche perché quando viene a mancare la consapevolezza dei fini, quando il potere e le sue leggi non si identificano con la vita dei cittadini in generale, muore la politica e con essa la democrazia.
Vorrei che tutti ci ricordassimo le parole del suocero di Oscar Montuschi, il protagonista del libro :… “Ho dato tutto me stesso per questo, di più non potevo fare. Spero che non vi dimenticherete di una generazione che ha solo patito e se ne andrà senza aver goduto niente ma sapendo che tante vite non sono state spese invano. Questa è la nostra felicità.”
Varesi ci parla del percorso umano e politico di un “eretico”.
A parte l’amore della sottoscritta per questa categoria dello spirito, mi sembra comunque utile seguire passo passo il pensiero di Oscar e valutarlo insieme.
Silvia Ferraro