Voglio augurare un buon 25 Aprile a tutte le antifasciste e a tutti gli antifascisti presenti in questa piazza virtuale, in questa specie di “casa del popolo” del Web.
Festeggiamo assieme la festa della Liberazione e onoriamo la Resistenza. Domani ognuno di noi sarà in un paese, in una città, a celebrare il 25 Aprile, a ringraziare i Partigiani, a onorare i Caduti, a deporre le corone alle loro lapidi, ai loro sacrari, ai loro monumenti. Bisogna ricordarsi di ricordare.
E allora siamo ancora qui, 72 anni dopo la Liberazione, per ricordare chi ha sacrificato tutto ciò che aveva, fino all’estremo sacrificio della vita, per donare a tutti noi Libertà, Giustizia, Pace, Democrazia. Ricordarsi di ricordare, sempre. Perché senza Memoria non c’è futuro: è grande il rischio che, in nome di un’assurda e pelosa pacificazione, i carnefici di ieri riescano oggi a passare per vittime.
Si è dato per scontato che qualunque rinascita fascista sarebbe stata stroncata, ma non è così e ora dobbiamo reagire, finché esistono gli strumenti democratici per contrastare questi fenomeni e basta cercarli nella nostra Costituzione, frutto della Lotta di Liberazione, dei sacrifici dei Partigiani e di tutti i Resistenti, che oggi avrebbero tutto il diritto di vederla applicata davvero e per intero, ponendo così fine agli attentati alla Storia e alla Memoria antifascista del nostro Paese.
Ricordarsi di ricordare, sempre, che ribellarsi, combattere, fare il Partigiano, non fu certo una scelta facile: ci voleva tanto coraggio e tanta rabbia per ribellarsi alla feroce dittatura fascista e alla criminale occupazione nazista.
E quel coraggio lo ebbero in tanti: chi combatteva, chi nascondeva i combattenti, chi dava loro da mangiare, chi li dissetava, chi stampava i giornali clandestini, chi li diffondeva.
Ricordarsi di ricordare che chi ha combattuto ieri e chi difende la loro Memoria oggi, viene colpito dal fango dei revisionisti e dalle menzogne delle destre: è come uccidere di nuovo chi è già morto per dare vita e futuro a chi non l’aveva.
E allora, come nessuno deve più attentare alla Libertà, conquistata con grandi sacrifici dai Partigiani, nessuno deve più insultare e infangare la grande lotta di Popolo che è stata la Resistenza.
Noi certo noi non lo permetteremo e non ci arrenderemo mai.
Ora e sempre Resistenza.
Atos Benaglia
Segretario ANPI Pianoro
“All’ippodromo ci sono le corse domani “
Questo era il messaggio che sarebbe stato trasmesso dalla BBC come segnale della contemporaneità dell’attacco diretto da parte alleata e delle formazioni partigiane per liberare Bologna il 21 aprile del 1945. Quando gli alleati arrivarono nelle prime ore del mattino a Bologna le formazioni partigiane avevano già preso possesso della prefettura, della questura , del comune del carcere e controllavano già tutti i punti nevralgici della città. Per gli occupanti e i loro servi fascisti non c’era più storia….
E noi come sempre siamo qui a commemorare la data del 25 Aprile e ciò che rappresenta, perché, come non ci stancheremo mai di ripetere , la memoria della Resistenza riguarda l’atto di nascita dei nostri valori fondanti, la Costituzione, la Libertà , le Regole del nostro vivere civile.
Noi lo facciamo, come tutti gli anni, nei luoghi dove è nata la nostra Costituzione , e qui a Rastignano in piazza Gastone Piccinini per ricordare uno dei tanti eroi che, grazie alle loro gesta, hanno permesso di scrivere quella Carta . E lo facciamo, come sempre, assieme alla cognata di Gastone Piccinini, Maria Letizia Pascoli.
Lo facciamo anche perché calpestiamo la sua stessa terra, respiriamo la sua stessa aria, amiamo le stesse colline. Infine perché siamo questa terra e il suo vivere civile, pur con tutti i nostri errori e i nostri difetti.
Gastone Piccinini, medaglia d’oro al valore militare , nato a Trieste il 22 aprile del 1915 e deceduto a Bologna nel 1994, 2° capo telegrafista della Marina, dirigente sportivo e dell’ANPI.
Piccinini all’inizio della guerra di liberazione fu catturato dai tedeschi , ma riuscì ad evadere portando in salvo l’apparecchio radiotrasmittente e riprendendo così il suo posto nella brigata come radiotelegrafista addetto ai servizi degli aviolanci. Ma, mentre nella sua casa di Milano trasmetteva messaggi, venne accerchiato e per sfuggire alla cattura dopo aver distrutto l’apparecchio, per non cadere vivo nelle mani del nemico si gettò dal quinto piano abbracciato al suo unico compagno, Sergio Tavernari, al grido di” Viva l’Italia.”
Fu raccolto ancora vivo dai tedeschi orrendamente sfracellato con la spina dorsale fratturata, ma si rifiutò sempre di parlare, restando prigioniero. Fu liberato dai compagni subito dopo la liberazione, ma la sua spina dorsale era definitivamente lesionata. Continuò la sua Resistenza nella sezione locale dell’ANPI, di cui fu presidente onorario , nell’Associazione Mutilati ed Invalidi di guerra e dei Marinai in congedo. Ma soprattutto si occupò di sport, il canottaggio, che aveva praticato da ragazzo, e nonostante fosse in carrozzina divenne allenatore di una piccola associazione sportiva di Castiglione dei Pepoli, la Canottieri Brasimone, che aveva fatto crescere e fatto diventare il più importante centro remiero della provincia di Bologna.
Perché in Italia, paese dalla memoria storica labile e incerta, dopo 72 anni dalla Liberazione, riuscire ancora ad onorare i partigiani che hanno combattuto e che hanno sacrificato tutto per liberarci dal nazismo e dal fascismo è cosa ancora francamente eccezionale.
Ora più che mai dobbiamo avere in corpo quello spirito antifascista che spinse i nostri padri a lottare tutti insieme uguali, ma diversi, a combattere per la giustizia , la libertà , i diritti e la pace . Ora più che mai che i venti di guerra sono tornati a soffiare insinuandosi tra le nostre certezze. Noi , che abbiamo raccolto il testimone dai nostri padri, dobbiamo impedirlo, perché noi non dimentichiamo chi ha resistito all’oppressione e al fascismo pagando con la vita e combattendo per la vita di tutti.
La crisi politica e sociale ha messo in ginocchio intere generazioni, e ad essa ora si aggiunge la paura di ciò che sta accadendo nel mondo. Stiamo vivendo una situazione di estremo pericolo che rischia di fare divenire la paura il sentimento fondamentale e diffuso fra tutti e che assomiglia in modo inquietante a quella degli anni che videro la nascita e lo sviluppo del fascismo in Italia.
Non mi stancherò mai di ripetere che la libertà non è un fatto acquisito una volta per tutte, come non lo è la democrazia. Non possiamo rimanere indifferenti , perchè indignarsi di fronte alle macerie in cui siamo piombati ci permette di riscoprire la nostra appartenenza comune, la nostra cittadinanza politica, la consapevolezza di volere vivere in un paese dove si partecipa tra eguali per realizzare l’uguaglianza dei diritti . Perché quando viene a mancare la consapevolezza dei fini , quando il potere e le sue leggi non si identificano con la vita dei cittadini, muore la politica e con essa la democrazia.
La nostra Costituzione è nata per dare voce ai diritti che essa sancisce : uguaglianza, pari opportunità, ripudio della guerra, una scuola per tutti , una sanità per tutti, ma soprattutto le regole democratiche condivise. Questo ci hanno lasciato i nostri padri Costituenti.
Non dobbiamo avere paura di perdere il nostro futuro, lo dobbiamo gridare alle giovani generazioni perché raccolgano loro il testimone , dobbiamo reagire e Resistere, come fecero i nostri padri, e ciò non è solo possibile ma utile e necessario.
E voglio ricordare a noi donne che siamo qui , che 71 anni fa, grazie alla lotta delle nostre madri e dei nostri padri, ci siamo “conquistate” il diritto al voto. Era il marzo del 46, e alle amministrative le donne risposero in massa con un’affluenza che superò l’89%.
Questo perché molte furono le donne che si unirono alla lotta partigiana, non solo la lotta armata combattuta tra i boschi e le montagne ma anche quella fatta di gesti meno eclatanti, sommessi , nascosti dietro la loro condizione femminile, che ha permesso che tale lotta potesse essere diffusa e capillare. Ricordo una per tutte la nostra Diana Sabbi , combattente partigiana di Pianoro, medaglia d’argento al valor militare, grande presidente dell’Anpi di Pianoro, prima donna eletta nell’amministrazione comunale di Pianoro
Lunga e faticosa è stata e sarà la lotta della donna per la sua autodeterminazione, nonostante , per esempio, che solo nella provincia di Bologna , siano morte ben 128 partigiane per la nostra libertà , nonostante le battaglie delle nostre madri e anche della mia generazione , vedi il divorzio , la legge sull’aborto , il diritto di famiglia ecc. Ma non è finita, come dimostra il numero folle di femminicidi e di violenza sulle donne. Non abbiamo ancora finito di lottare per i nostri diritti e delle nostre figlie..
Un partigiano , nome di battaglia l’Italiano , ha scritto : si deve vivere per qualcosa , non come anime spente” Così hanno fatto i nostri padri, perché senza la passione e l’amore non si può combattere. Dobbiamo offrire il ricordo dei nostri eroi, delle nostre donne e uomini della Resistenza a noi stessi e ai nostri giovani. Insieme a loro non avremo paura.
Viva la Resistenza Viva il 25 Aprile
Silvia Ferraro
Presidente sezione Anpi Pianoro
Siamo qui a commemorare la data del 25 aprile, e ciò che rappresenta. E’ il ripetersi di un incontro che ci aiuta a ricordare un momento fondamentale della nostra Storia, perché come non ci stancheremo mai di ripetere , la memoria della Resistenza riguarda l’atto di nascita dei nostri valori fondanti, la Costituzione , la Libertà, le Regole del nostro vivere civile.
E lo facciamo , come tutti gli anni, nei luoghi dove è nata la nostra Costituzione, a Livergnano, a Pianoro Vecchio, a Pian di Macina, al Querceto, al Botteghino, a Rastignano, a Poggio Scanno, qui a Pianoro in Piazza dei Martiri e al Monumento ai caduti, perché, come diceva Calamandrei : “ dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità .. lì è nata la Nostra Costituzione.” E la guerra qui a Pianoro si è fermata per 7 mesi.
Lo facciamo anche perché calpestiamo la loro stessa terra, respiriamo la loro stessa aria, amiamo le stesse colline, infine perché siamo questa terra e il suo vivere civile, pur con tutti i nostri errori e i nostri difetti.
Perché in Italia, paese dalla memoria storica labile e incerta, dopo 72 anni dalla Liberazione, riuscire ancora ad onorare i Partigiani che hanno combattuto e che hanno scarificato tutto per liberarci dal nazismo e dal fascismo, può diventare francamente eccezionale.
E’ importante ricordare perché sono sempre meno coloro che possono raccontare e sempre di più coloro che danno per scontato il diritto ad essere liberi, come se fosse qualcosa acquisita per sempre e a cui non occorre pensare, mentre invece la libertà è sempre una conquista quotidiana e faticosa, perché significa rifiutare ogni forma di oppressione, di fascismo, di discriminazione e di violenza. Chi perde la memoria del passato è destinato a riviverlo.
Ci siamo dati questo compito. Quello di raccontare ai giovani che incontriamo nella nostra vita di figlie, di madri, di nonne, ciò che ci è stato insegnato dai nostri padri, senza retorica ma con amore. Pensando che i nostri figli, i nostri nipoti, non sono solo il pubblico di queste storie, ma devono diventarne gli autori, riviverle con noi e farle vivere nel loro futuro.
E’ compito nostro ricordarlo a noi stessi e a coloro che l’hanno dimenticato, riportando la memoria dei fatti che hanno visto la nascita del Fascismo e di coloro che al Fascismo si opposero pagando anche con la vita.
Anche oggi viviamo una crisi politica e sociale evidente.
Una situazione che tende a mettere i vecchi contro i giovani e questi ultimi in uno stato di enorme difficoltà per mancanza di lavoro e per il rischio di perdere la speranza nel proprio futuro. A tutto ciò si aggiungono i fatti non certo rasserenanti che il mondo ci racconta ogni giorno.
E’ una situazione di estremo pericolo che rischia di far divenire la paura il sentimento fondamentale e diffuso fra tutti e che assomiglia in modo inquietante a quella degli anni che videro la nascita e lo sviluppo del Fascismo in Italia.
I nostri sforzi devono essere rivolti ad impedirlo, ad iniettare, per quanto è possibile, nella Società, la speranza che reagire, resistere sia non solo possibile ma utile e necessario.
Mai come oggi il divario tra ricchi e poveri è stato tanto significativo, le diseguaglianze tanto evidenti.
Oggi la denuncia , l’allarme, deve estendersi al rischio di perdere ciò per cui i nostri padri hanno combattuto: una scuola per tutti, una sanità per tutti, il diritto al lavoro, diritti e doveri uguali, e soprattutto le regole democratiche e la libertà.
La Nostra Costituzione è nata per dare voce ai diritti e alle regole che essa sancisce. Questo ci hanno lasciato i nostri padri costituenti
E non dobbiamo dimenticare coloro che in questo momento stanno combattendo contro il cancro della mafia che sta diffondendosi sempre di più nel corpo della società civile.
Davanti a tutto questo il mondo politico arranca, sembra incapace di una reazione all’altezza del compito che dovrebbe svolgere.
Per opporci davvero a tutto questo dobbiamo ricordare che il motore della Resistenza è stata l’Indignazione, il sapere dire dei no.
Non basta commemorare, occorre raccontare la storia dei nostri padri ai giovani, con uno sguardo aperto su ciò che ci circonda. No all’idea che si possa sempre accettare passivamente ciò che avviene attorno a noi.
E voglio ricordare a noi donne, che 71 anni fa, grazie alla lotta delle nostre madri e dei nostri padri, ci siamo “conquistate” il diritto al voto. Era il marzo del 46, e alle amministrative le donne risposero in massa con un’affluenza che superò l’89%. A quella conquista ne seguirono molte altre.
Questo perché molte furono le donne che si unirono alla lotta partigiana, non solo quella armata combattuta tra i boschi e le montagne ma anche quella fatta di gesti meno eclatanti, sommessi , nascosti dietro la nostra condizione femminile. Ma anche questo ha permesso che tale lotta potesse essere diffusa e capillare.
Senza quelle donne sarebbe stato veramente difficile vincere e riportare l’Italia alla democrazia e alla libertà. Ricordo una per tutte la nostra Diana Sabbi , combattente partigiana di Pianoro, medaglia d’argento al valor militare, grande presidente dell’Anpi di Pianoro, prima donna eletta nell’amministrazione comunale di Pianoro.
Lunga e faticosa è stata e sarà la lotta della donna per la sua autodeterminazione, nonostante , per esempio, che solo nella provincia di Bologna , siano morte ben 128 partigiane per la nostra libertà , nonostante le battaglie delle nostre madri e quelle della mia generazione , vedi il divorzio , la legge sull’aborto , il diritto di famiglia ecc. Ma non è finita, come dimostra il numero folle di femminicidi e di violenza sulle donne. Non abbiamo ancora finito di lottare per i nostri diritti e delle nostre figlie..
E voglio ricordare che le scelte delle donne e degli uomini della Resistenza non sono state scelte obbligate ma scelte fatte con amore, alcune taciute per troppo tempo. Ora come auspicava Ada Gobetti, partigiana, anche la resistenza taciuta , quella delle donne, è diventata una resistenza sempre più raccontata.
Ripeterò , come altre volte , quello che ha scritto un Partigiano, nome di battaglia l’Italiano : “si deve vivere per qualcosa, non come anime spente.”
Così hanno fatto i nostri padri e le nostre madri, perché senza la passione e l’amore non si può combattere.
E anche quello nostro di oggi vuole essere più che una commemorazione , un atto d’amore.
W il 25 aprile W la Resistenza
Silvia Ferraro
Presidente Anpi Pianoro
Cari concittadini, oggi ci troviamo qui riuniti a festeggiare un evento importantissimo della storia del nostro Paese: la Liberazione della Patria dal nazifascismo.
Ed è proprio sul concetto di Patria che voglio spendere il mio breve intervento.
Ci sono parole che, nella penombra dell’epoca in cui viviamo, hanno perso la loro bellezza perché ci siamo dimenticati del loro significato.
Siamo distratti dal bombardamento mediatico di stupidaggini e di opinioni conformate ad un isterismo collettivo, che ha come solo ed unico scopo la retrocessione del Popolo a semplice massa atomizzata di individui inermi, ma ben istruiti ad usare vocaboli solo “politicamente corretti” o, meglio ancora, “politicamente concessi”.
Per troppo tempo abbiamo lasciato l’uso quasi esclusivo del vocabolo PATRIA ad esponenti di quella realtà storico-politica di cui oggi festeggiamo la sconfitta.
Diciamo la verità, per un apparentemente inspiegabile motivo, proviamo un certo imbarazzo quando viene pronunciata in pubblico. La domanda che vi pongo è: perché siamo arrivati a questo punto?
Eppure la parola Patria è presente varie volte nella nostra Costituzione, che sappiamo tutti essere il risultato della vittoria della Resistenza nel nostro Paese. Uno per tutti, l’art. 52 ci ricorda che “la difesa della Patria è sacro dovere del cittadino”.
A dir la verità ci imbarazza anche sventolare il tricolore in una manifestazione pubblica che non sia legata ad un evento calcistico.
Eppure l’art. 12 ci rammenta che”La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni.”
Ecco quindi che deve essere fatta una banale, ma ahimè non scontata riflessione: Il concetto di Patria non l’hanno inventato i fascisti. Piuttosto lo hanno travisato e piegato alla loro propaganda, come hanno travisato e piegato alla loro propaganda parte del messaggio risorgimentale che fortunatamente abbiamo ritrovato integro e depurato dalle deviazioni fasciste nella nostra Carta Costituzionale.
Il Compianto Calamandrei infatti ci ricorda che: "in questa Costituzione, …, c’è dentro tutta la nostra storia, tutto il nostro passato. Tutti i nostri dolori, le nostre sciagure, le nostre glorie son tutti sfociati in questi articoli. E a sapere intendere, dietro questi articoli ci si sentono delle voci lontane. Quando io leggo nell’art. 2, ”l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”, o quando leggo, nell’art. 11, “l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli”, la patria italiana in mezzo alle altre patrie, dico: ma questo è Mazzini; o quando io leggo, nell’art. 8, “tutte le confessioni religiose sono ugualmente libere davanti alla legge”, ma questo è Cavour; quando io leggo, nell’art. 5, “la Repubblica una e indivisibile riconosce e promuove le autonomie locali”, ma questo è Cattaneo; o quando, nell’art. 52, io leggo, a proposito delle forze armate,”l’ordinamento delle forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica” esercito di popolo, ma questo è Garibaldi; e quando leggo, all’art. 27, “non è ammessa la pena di morte”, ma questo,…, è Beccaria. Grandi voci lontane, grandi nomi lontani. Ma ci sono anche umili nomi, voci recenti. Quanto sangue e quanto dolore per arrivare a questa costituzione! Dietro a ogni articolo di questa costituzione, o giovani, voi dovete vedere giovani come voi, caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati, morti di fame nei campi di concentramento, morti in Russia, morti in Africa, morti per le strade di Milano, per le strade di Firenze, che hanno dato la vita perché la libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa carta. Quindi, quando vi ho detto che questa è una carta morta, no, non è una carta morta, questo è un testamento, un testamento di centomila morti. Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero perché lì è nata la nostra costituzione.”
C’è quindi un filo diretto che lega il Risorgimento alla Resistenza e questo filo si chiama Patria. La nostra Patria, quella di cui parla la nostra Costituzione che il Popolo Italiano ha deciso di difendere lo scorso 4 dicembre.
Il “nostro sacro dovere” è difenderla, anche e soprattutto oggi,
1. da chi vuole cancellarla per far spazio ad un mercato senza frontiere incarnato dalla globalizzazione,
2. da chi vuole dividerla al nord, e da chi vuole dividerla al sud
3. da chi vuole snaturarne, come è già successo 90 anni fa, il suo significato.
4. E da chi oggi la occupa come “alleato”
Lo spirito dei partigiani che oggi festeggiamo, mi auguro che non ci abbandoni mai e che ci conduca a vincere nella nostra lunga lotta di liberazione.
Viva la Repubblica Italiana, viva il popolo Italiano, viva la Costituzione del 1948. (Andrea Franceschelli del FSI di Pescara).
La giornata della Memoria volge al termine e credo che con la proiezione di questo film possiamo dire di averla degnamente ricordate e onorata.
Ma non è certo un luogo comune ripetere, per l’ennesima volta, che se vogliamo cercare di evitare, per il futuro, di rivivere nuovi incubi simili, l’esercizio della Memoria dovrebbe diventare prassi ordinaria e non straordinaria.
L’insegnamento della storia ai ragazzi delle scuole, dovrebbe prevedere nei programmi adeguati approfondimenti sulle tragedie del secolo scorso, con un ovvio riguardo verso queste tragiche pagine.
Ma un consistente ripasso andrebbe fatto anche a certi adulti, quelli che in famiglia evitano di parlare di questa giornata, considerandola materia scomoda e spiacevole da affrontare coi figli o addirittura noiosa.
La Storia non si ripete mai uguale, ma spesso si assomiglia e ciò che si muove da tempo in Europa non può certo rasserenarci : le crescenti tensioni sociali, la grave crisi di sistema, l’emergenza immigrazione, stanno alimentando movimenti sociali e partiti dai connotati razzisti e dai comportamenti neofascisti.
Ma d’altronde da un’ Europa Unita costruita sull’egoismo, sul cinismo e sul potere del capitale finanziario, sull’ interesse di pochi e sul sacrificio di tanti, non possiamo certo pretendere nulla di diverso.
Chi costringe la parte più debole delle popolazioni europee a subire la cancellazione di diritti conquistati e di assistenze sociali, a vantaggio della parte già economicamente più forte, sceglie deliberatamente di far lievitare ulteriormente le differenze e le disuguaglianze, alimentando così risentimenti e odio : una simile Unione Europea non può certo ergersi a esempio e baluardo dei Valori della Memoria che noi onoriamo e che cerchiamo di tenere vivi e saldi.
Purtroppo accadde anche dopo la prima guerra mondiale: in seguito alla sconfitta militare, il popolo tedesco fu vessato e umiliato dai vincitori e le sofferenze patite si trasformarono ben presto in odio, prontamente canalizzato e utilizzato dal partito nazista, con le tragiche conseguenze anche stasera ricordate.
O l’Europa Unita è dei Popoli, che si rispettano e che si aiutano, o semplicemente non esiste e si riduce a mera espressione geografica.
Tocca ancora una volta anche a noi, respingere la crescente ondata reazionaria e neofascista, continuando a difendere i Valori della democrazia e della libertà e vigilando sui destini del nostro Paese e dell’Europa.